Salve amici voglio rendervi partecipi del mio ultimo lavoro (ancora in corso d'opera). Qualche tempo addietro ho deciso di cimentarmi a scrivere il mio primo romanzo autobiografico. L'ho voluto ambientare in uno scenario fantascientifico, perché mi sembra molto più realistico delle storielle che la scienza ufficiale ci propina di continuo. La storia è quella di un giovane che a seguito di una serie di circostanze sarà istruito e guidato da un gruppo di creature non terrestri a divenire il custode di segreti millenari.
Quello che segue è la prima stesura del primo capitolo.
CAPITOLO PRIMO
Lungi da l’anima
nostra il dolore, veste cinerea.
È un misero schiavo colui
che del dolore fa la sua veste.
Gabriele D’Annunzio,
Canto dell’ospite, dal Canto novo.
A
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lfredo, quella mattina era uscito da casa più
arrabbiato del solito, perché ancora una volta aveva litigato con il padre che,
da quando aveva perso la moglie, ingurgitava litri d’alcol a ogni ora del
giorno e della notte. Era l’ennesima lite che Alfredo affrontava quotidianamente
con il padre nel vano tentativo di allontanarlo da quell’ossessione, che lo
perseguitava ormai da diversi anni, ma era con le fobie allucinatorie di Sebastiano
che Alfredo doveva confrontarsi ogni giorno. Era l’angosciante situazione che
si era venuta a creare con la morte di Regina, mamma di Alfredo, per la quale Sebastiano,
suo padre, non riusciva più a darsi pace, affogando il proprio dolore
nell’alcol.
Tutto ebbe inizio a
Tumilia diversi anni fa in quel piccolo paesino arroccato su una collina
vulcanica, che secondo gli storici, risaliva addirittura al periodo del tardo
pleistocene e, da quando poi, un decennio addietro, durante alcuni scavi nella
parte antica del paese, per la ristrutturazione di una vecchia abitazione,
alcuni operai riportarono alla luce dei resti fossili, il piccolo centro
divenne l’ombelico del mondo. Archeologi, antropologi, geologi, studiosi,
fotografi, cameraman televisivi, giornalisti sia nazionali sia stranieri
accorsero a frotte, per filmare, fotografare, sviluppare ipotesi scientifiche,
parascientifiche e persino assurde. Comunque sia da quel giorno il piccolo
centro di Tumilia fu innalzato agli albori delle cronache e annoverato come uno
dei siti archeologici di epoca preistorica più importanti del pianeta. La scoperta
scosse notevolmente la quiete e le abitudini della piccola comunità. Occorsero
settimane per riportare il paese alla normalità, anche se di tanto in tanto dei
gruppi di studiosi e ricercatori agitavano un po’ le acque con domande, a volte
persino fastidiose. Ciò non di meno la scoperta aveva rinvigorito l’economia
del paese, o almeno di quelle piccole trattorie secolari, dove il più delle
volte erano i luoghi di svago serali della maggior parte degli abitanti del
borgo. L’unico amareggiato e scontento di questa nuova scoperta scientifica fu
il proprietario della casa, che dal momento della scoperta si vide, per ovvie
ragioni, espropriare quel piccolo lotto di terra sul quale aveva riposto le
speranze future di tutta la sua famiglia.
Ovviamente l’amministrazione
comunale si attivò per conferirgli un altro lotto di terreno un po’ più grande
ma, decisamente, in una zona disagevole e parecchio distante dall’unica piazza
principale del paese. Al contadino non rimase altro da fare che accettare a una
condizione: che il comune si facesse carico anche delle spese per la
costruzione della nuova abitazione. L’importanza della scoperta fu così
eclatante, tanto che agli storici fu richiesto di riscrivere alcune pagine
sull’evoluzione preistorica della zona, che accettarono di realizzare la nuova
abitazione a spese dei contribuenti comunali.
La storia di Tumilia,
raccontata negli antichi scritti, narra che quel territorio era stato sempre
abitato dall’uomo, fin dalla sua comparsa sulla terra, milioni di anni fa. Posto
su un promontorio collinare, la cui sommità formava un piccolo altopiano
pianeggiante di forma semicircolare che si affacciava su una lussureggiante
valle, manifestava la sua troneggiante fierezza. Dalla sua vetta poi, si
riusciva a scorgere persino la lontana costa bagnata da un mare spumoso, le cui
onde infrangendosi sulle frastagliate rocce, volteggiando cantavano il loro
inno alla vita.
Su quest’ampia radura
collinare, che dominava l’estesa pianura sottostante, una grande roccia
basaltica, emergeva dal ventre della Grande Madre che, con i suoi picchi
acuminati, padroneggiava l’intero versante orientale della valle. Quella sua
forma agugliata era una vera opera d’arte, scolpita dall’estro di Madre natura
e posta in quel luogo come simbolo di bellezza, possanza e dominio. I molti
viaggiatori che per quella valle fiorita e carica di profumi sono passati, la
cui umana memoria ricordi, i loro sguardi non distoglievano da quel
promontorio. Ammagliati da così tanta maestosità ed eleganza e in cuor loro
pensavano che a scolpire quel luogo fosse stata la possente mano di Dio. Da
quella cattedrale di muta roccia, magicamente, fuoriusciva un copioso rivolo d’acqua,
che fu fonte di vita da quando l’uomo comparve in quell’eden di rigogliosa
natura. La più pura e limpida acqua che, l’uomo, abbia mai visto o bevuto e in
molti, ancora oggi, credono che quell’acqua abbia dei poteri curativi e persino
miracolosi. Gli anziani osavano dire e forse era anche vero, che quel luogo, da
sempre, era un posto con poteri straordinari e, per le stranezze della natura a
rafforzare quest’idea, nei cuori dei suoi abitanti, c’era la convinzione secondo
la quale la longevità della cittadinanza era dovuta a quell’acqua miracolosa.
Forse qualcosa di
miracoloso c’era veramente in quel pianoro, la cui idea scaturisce da una
riflessione sugli aspetti fisici, geologici ed elettromagnetici presenti in
quest’area. Infatti, se poniamo in connessione tutti questi fattori
scientifici, come la stretta vicinanza alla caldera vulcanica dimora degli dèi
pagani e le forze energetiche, che attraversando tutto il pianeta, orizzontalmente
e trasversalmente, notiamo che intersecano centinaia se non addirittura
migliaia di volte tra loro, creando dei punti nodali di grande forza e
lucentezza. Se poi le facciamo interagire con gli aspetti fenomenici della
Natura insieme con quelli metafisici, il risultato e ciò che da questo luogo
scaturisce. É un flusso d’energia che si pone in relazione con il tutto, con le
energie fluttuanti dell’universo, con ogni particella creatrice della materia,
perché in esso vive e muore la vita in tutte le sue forme, in una spirale
eterna.
Gli uomini superavano i
cent’anni di età senza sentirne il peso, mentre le donne si mantengono belle
fino a tarda età. Visto da lontano il piccolo borgo offre un panorama
mozzafiato, di sera poi, le luci fioche delle abitazioni sembrano piccole
stelle che s’innalzano al cielo.
La famiglia di Alfredo ha
sempre vissuto in questo luogo dal fascino misterioso e arcano. Si narra che il
suo casato discende dai padri fondatori del piccolo borgo e che da una
generazione all’altra, hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita del
paese. La famiglia di Alfredo e fin dove giunge la memoria degli antichi
annali, era considerata la pietra miliare, la guida della comunità e cosi via,
dimostrando sempre un’umiltà e un senso di fratellanza nei confronti della
comunità, che al sol raccontarlo non ci si crede.
Il nonno di Alfredo,
raccontano gli anziani del borgo, durante la seconda guerra mondiale, impedì,
con un banalissimo stratagemma, che quel gruppo di tedeschi giunti in paese
durante l’occupazione nazista, sterminassero la popolazione locale. Invero,
quando in paese si diffuse la notizia che una piccola forza d’attacco nazista
stava avanzando per occupare la borgata di Tumilia, il nonno di Alfredo
predisposte un piano azzardato, che avrebbe salvato sia gli abitanti del paese,
sia le loro abitazioni e, soprattutto i loro averi. Infatti, quando il
contingente nazista fu in prossimità del paese, l’ufficiale in comando
predispose i suoi uomini per fronteggiare l’eventuale resistenza degli abitanti
di quel piccolo e sperduto borgo di campagna, ma quando videro che l’intera
popolazione gli andò incontro, sventolando bandiere e urlando slogan germanici
furono disorientati. Ben presto si ritrovarono a socializzare gli uni con gli
altri. Gli dissero che quella comunità era di origini nordiche e, per tal
motivo si consideravano degli esuli in una terra straniera. L’intero
battaglione nazista restò attonito di fronte alla storia che gli anziani del
borgo raccontarono. Furono così bravi che non occorse molto tempo per
convincere quella forza d’occupazione.I pochi che hanno avuto
la fortuna di ascoltare o di essere stati così fortunati da poter leggere la
storia del loro casato, ne sono rimasti affascinati; sembrava che la famiglia
di Alfredo si fosse materializzata da un libro di favole. Ma la realtà era ben
diversa, perché nei loro cuori e nelle loro menti custodiscono uno dei segreti
più reconditi della storia umana. Non avevano capacità sovraumane o chi sa
cos’altro, ma erano capaci di trovare sempre una soluzione per salvare o
scampare a ogni evento che nel corso della storia del piccolo borgo, aveva
messo in serio pericolo la sopravvivenza dei suoi abitanti, come se una forza
invisibile guidasse il loro intelletto.
Ci fu un giorno che uno
degli ufficiali, durante un banchetto offerto dagli anziani del borgo e dopo
aver bevuto qualche bicchiere di troppo, di quel saporito nettare, che soltanto
le vigne della zona riuscivano a produrre, affermò: “Questo luogo è strano, a
volte, ho la sensazione di essere avviluppato e racchiuso in una bolla
incantata … se qualcuno me lo descrivesse, penserei che mi stesse raccontando
una di quelle fiabe dove maghi e fate hanno il compito di proteggerne i
luoghi!”.
Forse, quell’ufficiale
nazista non era poi, tanto lontano da una verità arcana, magari non erano maghi
e fate a proteggere il borgo e i suoi abitanti, ma altre forze ben più poderose
e occulte.
Quei soldati tedeschi rimasero a lungo nel
paesello e, per tutto il tempo della loro permanenza furono trattati come
fratelli e non fu gli dato nessun motivo per dubitare di questo loro
comportamento, anche se a ogni loro passo o capannello c’era sempre qualcuno
del paese che spiava le loro mosse.
Le informazioni
viaggiavano più veloci del vento, mentre il nonno di Alfredo con il resto degli
anziani disponeva, di volta in volta, il da farsi, questo fino a quando le
sorti della guerra non volsero in favore degli alleati. Tuttavia, quando al
comandante della guarnigione nazista gli fu ordinato di abbandonare la zona e
retrocedere nelle retrovie, gli abitanti continuarono la loro commedia e come
alcuni anni prima gli andarono incontro ricevendoli festosamente, ora li
accompagnavano fin all’uscita del paese, salutandoli per l’ultima volta.
Soltanto, quando furono ben lontani i tumilesi, si lasciarono andare in festose
grida di gioia e per tre lunghi giorni festeggiarono la loro salvezza.
Un altro eroico episodio scritto
negli annali del paese, vide protagonista il trisavolo di Alfredo, il quale
fece credere a un ufficiale di Napoleone che l’acqua avesse delle proprietà miracolose
e chi ne avesse bevuto, avrebbe ricevuto grandi doni e più acqua avrebbe bevuto
più doni avrebbe ricevuto. Si narra che Napoleone ordinò di far riempire
migliaia di barili con l’acqua di quella fonte e, per gratitudine, lasciò
persino un forziere pieno d’oro che gli abitanti del borgo, in seguito utilizzarono
per rafforzare e consolidare il borgo, quando le truppe francesi lasciarono la
zona.
Infine un altro antenato
di Alfredo, insieme con altri quattro suoi valorosi amici appartenenti al suo
stesso clan, nei primi anni del secondo millennio, fu costretto a ingaggiare
una furente battaglia contro un enorme drago, che in quel luogo aveva deciso di
costruirsi il suo nido. E dopo aver preso il suo cuore e la sua anima,
seppellirono ciò che restava di quella creatura infera sotto l’antico e unico
ingresso della pianura. Fu seppellito in quel luogo, racconta la leggenda,
affinché la sua anima immortale, ormai domata, proteggesse il villaggio dalle
forze del male. E sembra che da quel giorno a oggi, il piccolo centro di
Tumilia, sia riuscito a mantenere integro il suo corso evolutivo, anche se
qualche scossone nella sua lunga storia ha fatto vacillare l’integrità morale
ed economica del paese.
Ovviamente non sono
mancate le difficoltà, ma tutte si sono risolte come se avessero avuto uno
sviluppo inatteso quasi magico, dovuto forse, all’onnipresenza dell’anima di
quella creatura leggendaria........
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