mercoledì 16 dicembre 2020

KA TAN LA TERRA DEGLI ANTICHI DEI/ANUNNAKI: ALLA RICERCA DELLA VERA ESSENZA UMANA

KA TAN LA TERRA DEGLI ANTICHI DEI/ANUNNAKI: ALLA RICERCA DELLA VERA ESSENZA UMANA:       ALLA RICERCA DELLA VERA #ESSENZA UMANA  Questa è una prima bozza dell'introduzione al mio nuovo filone d'indagine che in...

ALLA RICERCA DELLA VERA ESSENZA ANIMICA

    ALLA RICERCA

 DELLA VERA #ESSENZA ANIMICA

Questa è una prima bozza dell'introduzione al mio nuovo filone d'indagine che intendo portare avanti. A tutti i miei amici e non, vi rivolgo un invito particolare: chi volesse aiutarmi con consigli e informazioni utili, mi contatti in privato su Fb. Grazie di CUORE!

Nel corso della vita di ogni uomo ci sono delle fasi che ci inducono a scelte esistenziali ben definite come: la ricerca della vera essenza animica. Esse emergono quando si raggiunge un certo grado di consapevolezza. Ma non sono tutte rose e fiori, perché s’innesca un complicatissimo meccanismo dovuto alla totale mancanza d'informazioni, creando una valanga di stati interiori nei quali primeggiano particolari condizioni di disagio che, a causa delle quali, si ha la sensazione che tutto ciò che ci circonda inizia a restringersi, come se la realtà, che stiamo vivendo, si trasmuta materializzandosi, per poi, dare il via a un processo di restrizione dei propri confini dell'esistenza evolutiva dell'essere. Una costrizione mentale interiore che soli pochi esseri umani (maschi e femmine) riescono ad avvertire, perché è talmente fastidiosa che nel resto dell'umanità, quando ciò accade, inconsapevolmente le loro menti attivino quel processo di auto-conservazione innato in ogni essere vivente.

 

La de-evoluzione dell'essenza umana

Nell’uomo è del tutto spontaneo. Il tutto avviene inconsapevolmente e a livello neurale, in particolar modo nell’area dove risiede la componente animica. Che sia una condizione dovuta alla sua primordiale status di appartenenza al regno animale? Forse! Tuttavia è ben conosciuta nell’ambito medico con il nome di: spirito di conservazione. Ed è grazie a questa matrice genetica, che nel corso della storia umana ha permesso a quest’animale/uomo di superare molte sfide, per giungere a questo moderno stadio evolutivo, in cui ci troviamo oggi, ma che non ci appartiene. 

La riprogrammazione genetica


Molte di queste sfide l’uomo le ha superate, ma tante altre no. Le cause sono da ricercare nelle influenze esterne, le quali hanno preso il sopravvento, creando una nuova e falsa realtà. Siamo stati modellati su schemi e paradigmi del tutto errati, non certo per l’incapacità umana, ma per le restrizioni mentali che furono innestate nel corso della riprogrammazione del suo genoma. Per l’animale/uomo furono effetti devastanti. Il processo riformulò i campi delle frequenze energetiche, che iniziarono a interferire con le armoniche universali con le quali, un tempo, l'animale/uomo era in stretta correlazione.

Il legame tra cielo e terra dell’animale/uomo

Il suo ingresso nel nuovo panorama evolutivo cosmico, non è stato del tutto trionfale, anzi, è da quel momento che l’intelletto dell’animale/uomo, privo della sua parte animica, spezzava il legame cielo/Terra che lo aveva, fino a quel momento, reso parte integrante dell’unicità dell’essere. L'uomo, sin dalle sue origini, cioè prima che esso divenisse “Sapiens”, riusciva a vedere e ad ascoltare, in perfetta sintonia con le leggi che governano i flussi energetici dell’universo, oggi non ricorda nemmeno ciò che ha mangiato il giorno prima se non lo legge sulla sua agenda elettronica. La scienza ufficiale parla di una continua evoluzione biologica e di uno sviluppo industriale che ha migliorato la condizione umana.

Ma è realmente così?

Alla luce di come l'uomo moderno interagisce nel panorama societario, possiamo affermare senza timore di smentita che, esso si stia trasformando in un automa, totalmente condizionato e assoggettato a un "potere" nefasto e distruttivo. 




L'uomo e le creature di altri mondi

Nel corso della storia umana, dunque, l'uomo ha raggiunto, traguardi inimmaginabili, ma, con il trascorrere del tempo, egli perdeva la stretta connessione di cielo/terra che lo aveva reso parte integrante del disegno divino. Le cause sono da addebitare a forze esterne, a creature giunte da altri mondi, che hanno interferito sul normale processo evolutivo dell’animale/uomo. Il nuovo status ha ribaltato la realtà umana, trasformando l’animale/uomo da creatura sovrana e libera, in esseri totalmente assoggettati al volere di queste creature non terrestri. E sono questi ultimi che hanno deliberatamente cancellato, distrutto e occultato, il passato dell’uomo, riprogrammando la sua mente, affinché la sfera della sua conoscenza restasse dentro i ristretti confini della mediocrità intellettuale.





Il risveglio della parte animica dell’uomo

Così oggi, ci ritroviamo a guardare scene artefatte di una realtà che non dovrebbe esistere, i cui protagonisti sono l'ego, l'arroganza e la totale repulsione a quelle nuove forme di pensiero, che stanno permettendo a molti di noi di superare quel confine che ci fu imposto, risvegliando la nostra vera essenza animica. Un confine delimitato da un ipotetico muro, creato da queste creature non terrestri nel corso della storia umana, che innestarono nell’animale/uomo un complesso meccanismo basato su restrizioni e imposizioni, da coloro i quali detenevano parte di quella conoscenza che gli antichi dèi/alieni condivisero soltanto con alcuni umani. Eppure sono in pochi fino ad oggi, gli umani che hanno osato spingersi oltre quel muro, di là del quale hanno scorto non panorami idilliaci, ma la vera natura umana nella sua manifestazione e interazione con tutto ciò che alimenta e muove ogni singola fase evolutiva, generando quella consapevolezza cosmica a cui tutti noi apparteniamo.




Una nuova indagine

 Ed è da questa riflessione che da qualche giorno ho iniziato a pormi delle domande che esulano dal quel panorama restrittivo in cui mi ero addentrato circa venticinque anni fa. Tuttavia, alla luce delle nuove ricerche e studi da me condotti sull'origine umana, ho supposto, erroneamente, che fosse dovuta a una singola razza, ma per quanto appreso, oggi, ritengo che il primato di “creatori” potrebbe essere accreditato a più razze non terrestri. Creatori o meno resta un’evidente realtà: sulla Terra vive una razza, il moderno uomo sapiens, la cui latente energia vitale è contesa tra decine e decine di razze non terrestri. Eppure essa resta l’animale più misterioso presente su questo pianeta.

Ma qual è la vera essenza dell'uomo?



La risposta a questa domanda non la si trova tra le pagine dei libri ne nei concetti metafisici o scientifici. Ed è questo che mi ha spinto a prendere un’importante decisione, che non vuol essere un'imposizione mentale, ma una conditio sine qua non, una tappa obbligata nel percorso evolutivo, che ogni uomo dovrebbe fare. Tuttavia è una scelta che non tutti sono disposti ad accettare, perché essa stravolge la propria monotona esistenza nel contesto societario evolutivo terrestre, ma allo stesso tempo in essa si innestano processi i cui effetti inciderebbero pesantemente sulla parte animica dell’essere, una sorta di ribaltamento delle proprie credenze sociali, politiche e religiose, e persino intellettive, in cui si è creduto fino ad oggi.  Per ovvie ragioni non tutto viene cancellato in questa fase di riordinamento mentale. Gran parte delle conoscenze acquisite diverrebbero i motori, i principi da cui partire per avventurarsi in un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, per apprendere le prime basi sulla vera natura umana, l'importanza che ogni uomo ricopre nell'evoluzione cosmica, con l’intento di risvegliare la sua parte animica. 

Angelo Virgillito



Copyright © dicembre 2020

sabato 15 agosto 2020

#NEPHILIM: i #giganti dell'antichità

Uno stralcio di un passo del prossimo libro ( prossimo alla pubblicazione) del terzo volume, che fa seguito al "Il tempio perduto degli #Anunnaki", dal titolo "IL CORRIDOIO AEREO DEGLI ANUNNAKI". Di seguito il testo ....

[...] Chi erano in realtà i giganti?
Nelle mitologie di molte culture vengono narrati episodi di creature dall'aspetto umano d’incredibile statura e forza; con un termine originariamente proprio della mitologia greca, essi sono genericamente detti giganti. In molte tradizioni indoeuropee, i giganti sono creature associate all'origine stessa del cosmo, e rappresentano il caos primordiale cui gli dèi si oppongono (questo tema per esempio ricorre sia nella mitologia greca sia in quella norrena o germanica, o scandinava).

Una riproduzione della tomba dei giganti sul mont'e s'Abe, nel territorio di Olbia, in Sardegna


In genere, i giganti sono rappresentati come esseri di grande forza, assai longevi, e spesso anche depositari di una grande conoscenza, e tuttavia immorali e distruttivi. Nel folclore, questa immagine generale si è parzialmente trasformata; i giganti di fiabe come Jack e la pianta di fagioli sono stupidi, violenti e divorano gli esseri umani (specialmente i bambini); le loro caratteristiche sono quasi del tutto sovrapposte a quelle degli orchi. Esistono infine anche caratterizzazioni atipiche, come quella di Oscar Wilde, in cui i giganti appaiono intelligenti e amichevoli. I traduttori degli antichi testi però, molto spesso associano il termine gigante a una particolare razza, gli esegeti biblici, ad esempio, li associano ai Nephilim. Ma chi erano i #Nephilim?

L'appellativo Nephilim, secondo l’ipotesi universalmente accettata, è presente sopratutto nell'Antico Testamento (Torah), in diversi libri non canonici del Giudaismo e in antichi scritti cristiani. Esso si riferisce a un popolo creato dall'incrocio tra i "figli di Dio" (o probabilmente "degli dei": bnei ha-elohim) e le "figlie degli uomini" (Vedi Genesi 6:1-8), o a giganti che abitavano la terra di Canaan (Numeri 13:33). Un termine simile, ma con un suono diverso, viene utilizzato nel Libro di Ezechiele (32:27) e si riferisce ai guerrieri filistei morti. Alcuni esegeti, trovano sgradevole o blasfema l'idea della copulazione tra angeli e umani, pertanto hanno suggerito interpretazioni più figurative del concetto di Nefilim, proponendo l'idea che fossero una progenie di posseduti dai demoni.

Un’altra delle risposte possibili viene fornita da Alan F. Alford,14 uno studioso della storia dell’umanità, quando argomenta la loro storia. Alford afferma che detta specie era una particolare razza umana con caratteristiche distintive evidenti; infatti, erano sproporzionati nell’altezza e avevano una forza sovrumana. Un’altra nota distintiva deriva dalla loro longevità e dall’impossibilità a riprodursi. L’argomentazione esaustiva di A. Alford però, non ci dice chi erano i giganti che vivevano in Sicilia e da dove venivano. Sono molti i testi antichi che li citano, in più occasioni.

La stessa Bibbia fa riferimento ad alcuni episodi, dove emergono personaggi atipici, come nel racconto del gigante Golia, descritto come un gigante filisteo ucciso, con una fionda, da un giovane di nome Davide. Un altro riferimento biblico si trova nel racconto del gigante biblico Og, che fu re di una regione chiamata Basan. In questo caso Og è descritto come un ammorrita, mentre altri testi lo descrivono come: “L’ultimo dei #Refaim rimasto”, facente parte, secondo il sacro testo, di un gruppo di giganti discendenti da Rafa (vedi Samuele II, 21, 16 e Cronache I, 20).
Alla luce del vasto panorama delle speculazioni moderne sulle storie dei rapimenti alieni, dunque, alcuni, tra commentatori e ricercatori, hanno ipotizzato che tali considerazioni sono una descrizione arcaica di una forma d'inseminazione artificiale e di manipolazione genetica da parte di alcune razze particolari di alieni, teoria che io condivido. Vi sono stati alcuni tentativi di riconciliare la mitologia con la scienza teorizzando che alla radice della mitologia vi siano elementi di verità sotto forma di “leggenda” molto distorta. In questo contesto i Nephilim (L'appellativo Nephilim (in ebraico נפלים), presente nell'Antico Testamento (#Torah), in diversi libri non canonici del Giudaismo e in antichi scritti cristiani, si riferisce a un popolo che sarebbe stato presente sulla terra al tempo dell'incrocio tra i "figli del vero Dio" e le "figlie degli uomini". Con l'espressione "figli del vero Dio" s'intende una parte di quegli angeli che si sono ribellati insieme a Lucifero. Avere rapporti con le "figlie degli uomini" era contro la loro natura e i rapporti con le donne umane sarebbero stati guidati solo dalla loro perversione, come narra il racconto biblico. Il termine è utilizzato anche riguardo ai giganti che abitavano la terra di Canaan (Numeri 13:33), e trova indirettamente riscontro in Ezechiele 32:27, che li riferisce ai guerrieri filistei morti) sono stati associati anche alla popolazione di Atlantide, che alcuni sostengono essere in contatto o addirittura discendenti degli extraterrestri. La teoria prevalente che stabilisce un legame tra la scienza e la Bibbia è quella secondo la quale i Nephilim possono corrispondere a dei neandertaliani sopravvissuti, se paragonati nella loro struttura antropologica, in altri casi a delle creature ibride, che nel panorama antropologico si collocherebbero tra l’Homo Sapiens e l’uomo di Neanderthal.

Questa teoria assomiglia a quella che associa la leggenda dei draghi alle ossa di dinosauro [nella Bibbia forse indicati con il nome ebraico Tannin (si legge: Il drago è una creatura mitico-leggendaria dai tratti solitamente serpentini o comunque affini ai rettili, presente nei testi religiosi ebraici. In ebraico, infatti, il drago è identificato con due parole: nachash e tannin. Entrambe possono significare "serpente" e in quest’accezione sembrano equivalenti. Compaiono, infatti, in due brani molto simili: Esodo 4:3 (nachash) ed Esodo 7:9-12 (tannin). Il serpente (nachash) viene poi accomunato con un mostro marino nel libro di Giobbe (26:13), in cui è identificato con Raab, e in Isaia 27:1, ove viene chiamato nachash bariyach (serpente guizzante o fuggitivo) e identificato col Leviatano. In Esodo e Deuteronomio anche tannin sembra indicare un semplice serpente. Tuttavia in Genesi 1,21 tanninim indica grandi animali marini. Molti traduttori, però, vi hanno ravvisato l'eco della mitologia mesopotamica e ugaritica e hanno tradotto con mostri marini o dragoni; accezione utilizzata in altri passi in cui l'interpretazione mitologica sembrava naturale per esaltare la potenza divina.].

Nella foto: un riproduzione di lettere ebraiche a forma di drago, raffigurate sul libro ebraico di preghiere del XIV secolo (Manoscritto Orientale 2733).



Molti studiosi, tuttavia, pensano che l'uomo moderno abbia condiviso gli stessi territori dei neandertaliani per molti millenni, e che la regione del Vicino Oriente sia stata l'ultimo habitat per uno sparuto numero di tribù superstiti di Homo sapiens neandertalensis o di Homo neandertalensis. É concepibile, dunque, che sia rimasta una memoria popolare di queste tozze e forti creature, tramutata in leggenda che si evolse in seguito in popolari racconti mitologici, adattati alle esigenze sociali dalle varie civiltà. Ad esempio, in Sardegna, creature ancestrali, tozze e pelose sono raffigurate dalle maschere dei “Mamuthones” (I Mamuthones e gli Issohadores sono maschere tipiche del carnevale di Mamoiada in Sardegna. Le due figure si distinguono per i vestiti e per il modo di muoversi all'interno della processione: i #Mamuthones procedono affaticati e in silenzio mentre gli Issohadores vestono in modo colorato e danno movimento alla processione. Il nome Mamuthone è un enigma. I pareri sono diversi ed esistono varie ipotesi: c’è chi lo collega semplicemente al nome stesso del paese, in origine una fontana, chi ad altri riferimenti toponomastici, chi risale ad altre civiltà e antichi riti, altri ancora richiamano i nomi degli spaventapasseri, degli idoli bacchici ed esseri spaventevoli della leggenda popolare comuni in tutta la Sardegna. Molto interessanti alcune ipotesi, una delle quali è il termine Miceneo con cui i Sardi-Micenei chiamavano i Fenici, cioè melaneimones, che vuol dire "facce nere" da cui si ricavano le parole maimoni e mamuthones che indicano "demonio" e "maschera nera".). Gli ultimi studi e scavi archeologici, condotti in Sardegna, stanno facendo riscrivere la storia di questa splendida isola, dopo il ritrovamento di numerose parti anatomiche di creature umanoidi dalla statura gigantesca.

Ciò non di meno ricercatori del calibro di Zecharia Sitchin ed Eric Von Daniken, i quali nei loro libri hanno documentato i risultati delle loro ricerche, sostenendo l’ipotesi secondo la quale i Nephilim sono o sarebbero i nostri antenati e che la nostra discendenza è il risultato di una manipolazione genetica perpetrata da una razza aliena (per i Sumeri furono gli Anunna(ki), per altre credenze le ipotesi si moltiplicano a dismisura). Nei voluminosi libri di Sitchin l’impiego dell'etimologia semitica per le traduzioni delle tavolette d’argilla, incise con caratteri cuneiformi, risalenti tra il IV millennio e il I millennio AC, ha permesso all’assiriologo azzero di identificare gli antichi dèi mesopotamici con gli angeli caduti (i “figli degli Elohim” della Genesi) della Bibbia. Osservando che tutti gli angeli furono creati prima della Terra, lui accerta che non possono essere della Terra … e di conseguenza, potrebbero essere tutti considerati, semanticamente, come dei puri “extraterrestri”.

Un altro scrittore e giornalista britannico David Vaughan Icke, nato a Leicester, 29 aprile 1962 -; infatti, ha pubblicato numerosi libri inerenti la teoria della cospirazione globale. Icke tiene spesso anche diverse tournée in tutto il mondo in cui illustra le sue teorie ma anche gli aspetti più giornalistici di esse, discutendo dell'attuale situazione mondiale e dei suoi retroscena. Le sue tematiche vanno dal disastro degli attacchi dell’11 settembre 2001 alla guerra d’Iraq del 2003, dal conflitto israelo-palestinese alla crisi economico-petrolifera del XX secolo.), ed è considerato uno dei massimi esponenti delle teorie cospirazionistiche, nei suoi libri presenta una teoria simile, secondo la quale degli esseri inter-dimensionali dalla natura rettiliana, utilizzando l’ingegneria genetica, ha dato luogo a una progenie terrestre, con specifici tratti fisici: alta statura, pelle chiara, e suscettibilità a qualsiasi forma di suggestione ipnotica (che a suo parere, avviene quando i “demoni” posseggono la loro progenie e pretendono fedeltà), e afferma che questa linea di sangue è sotto il loro controllo da oltre 6000 anni, cioè contestualmente alla nascita della prima civiltà. Va detto, per completezza, che le teorie di Icke sono considerate da alcune comunità di ufologi troppo estremiste e catastrofistiche, tanto da ritenerle totalmente disinformative.

Infine, secondo lo studioso cattolico polacco Jozef Milik il quale nel 1976 ha ipotizzato che il Libro dei Giganti, il cui testo apocrifo fu rinvenuto tra i manoscritti non biblici di Qumran (1Q23–4; 2Q26; 4Q203; 530–33; 6Q8), facesse inizialmente parte del Libro o del Pentateuco di #Enoch, come seconda sezione. Secondo lo studioso polacco, il testo era originariamente inserito tra il Libro dei Vigilanti e gli altri tre libri del Pentateuco di Enoch, ovvero il Libro dell'Astronomia, il Libro dei Sogni e la Lettera di Enoch. Il testo sarebbe stato poi espunto nei primi secoli del Cristianesimo da un anonimo curatore, sostituito dal Libro delle Parabole. Il motivo dell'espunzione è, secondo il Milik, da ricercarsi nel contenuto del testo, che presenta gli angeli caduti come penitenti, il che contrasta nettamente con la dottrina del Libro dei Vigilanti, secondo la quale per loro non c'è alcuna possibilità di salvezza. Il testo sarebbe quindi stato sostituito con il Libro delle parabole, uno scritto sempre facente parte del corpus relativo al patriarca biblico, ma con un'impostazione messianica, dunque più adatta alla teologia cristiana o essenica, di interesse dell'anonimo curatore. A sostegno di questa ipotesi, lo studioso polacco evidenzia che il Libro delle Parabole è scritto con uno stile diverso e più tardo rispetto agli altri quattro testi, e inoltre, a differenza degli altri libri contenuti nel Pentateuco di Enoch, di esso non c'è traccia nei manoscritti di Qumran, dove invece sono stati rinvenuti frammenti sia del Libro dei Vigilanti sia del Libro dei Giganti, che ne è la continuazione cronologica, anche se non teologica. Per quanto accattivante l'ipotesi avanzata da Milik non trova a oggi un consenso unanime tra gli studiosi.
[...]


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© Copyright  Angelo Virgillito


martedì 2 giugno 2020

I "PONTI" DELLA #CONOSCENZA #UMANA


I PONTI DELLA CONOSCENZA UMANA

"Uno dei tratti tipici di ogni epoca è il modo in cui si cerca di integrare le esperienze e le conoscenze dell'umanità. Questo vuol dire presupporre un'azione di sinergie che operano oltre i normali limiti della cognizione umana riconosciuta. Tale azione si rispecchia nella storia di ciò che Toynbee e altri hanno definito 'civiltà' ... Ogni civiltà possiede un nucleo di creatività orientato su una serie di valori. Questo significa che i valori rappresentano ponti tra il noto e l'ignoto."
Questa è una delle tante annotazioni espresse da Anthony Blake, un filosofo e storico inglese, nel descrivere la complessa cultura e cosmogonia delle primitive popolazioni andine. Ma c'è da chiedersi qual è il fine, lo scopo che induce centinaia se non migliaia di studiosi, ricercatori e semplici appassionati, a indagare nelle vetuste pagine del passato storico dell'umanità, tralasciando gran parte di quelle tradizioni culturali e religiose, i cui riferimenti spesso sono intercalati nei concetti cosmologici di ogni singola e antica civiltà? 
Tuttavia se ben analizziamo alcuni di questi studi, ci si rende subito conto che essi raccontano la loro particolare visione antropologica. La totale assenza interpretativa del panorama cosmologico formulato dai dettami societari e religiosi, i cui culti riguardante ogni civiltà ci induce a pensare che la conoscenza umana fu un dono di queste creature provenienti da altri mondi. Ogni civiltà racconta a suo modo la presenza di creature divine in carne e ossa, che a bordo dei loro vascelli divini giunsero dal cielo sulla terra, per insegnare all'uomo primitivo i primi rudimenti della conoscenza. 
Ma allora a che serve, ma soprattutto a chi serve tutta la fatica che i moderni ricercatori e studiosi che operano al di la di quel confine imposto dall'ortodossia classica, se poi il novantanove per cento della popolazione mondiale si burla di loro?
Queste persone si dannano l'anima per riportare alla luce, con assoluta obbiettività, parte di quelle verità che la storia stessa ha celato, danneggiando se stessa e precludendo e alterando il racconto sulla genesi umana. 
Forse tutti questi ricercatori, studiosi e semplici appassionati, sparsi per il mondo, che indagano su questi particolari fenomeni inspiegabili o che spulciando nelle pieghe della storia, stanno tentando di riparare quei "ponti" che un tempo univa l'evoluzione sociale di ogni civiltà con queste creature che appaiono nei cieli della terra sin dagli albori della presenza umana, lo fanno per appagare il loro ego, o per conquistarsi il loro personale posto nella storia? 
Io non credo. Dal mio personale punto di vista, credo e ne sono pienamente convinto, che il nostro lavoro, le nostre ricerche, oltre ad essere un desiderio innato per la conoscenza, sono o possono essere la via, grazie alla quale ci permetterà di spostare il nostro punto d'unione, consentendo alla nostra mente di focalizzare e comprendere gran parte del passato storico dell’umanità, da una diversa prospettiva. Prospettiva che ci permette di unire quei "ponti", che un tempo furono distrutti e cancellati da coloro i quali detenevano il potere religioso e legislativo, nel corso della storia postdiluviana della civiltà umana, creando di fatto quella sinergia e interconnessione che avviluppano l'intero scibile umano. Ma le difficoltà sono insormontabili, perché anche in questo caso c'è tra i moderni pensatori, ricercatori e studiosi una sorta di autolesionismo, dove l'uno vorrebbe prevalere sull'altro, così si finisce, senza rendercene conto, a fare il gioco di chi vuole l'annientamento del 90% della popolazione mondiale.  
"... i valori rappresentano ponti tra il noto e l'ignoto." afferma Blake, e volendo dare credito alla sua affermazione in che modo e misura, la civiltà umana potrà evolversi se nel corso di questi ultimi dodicimila anni ha distrutto ogni "ponte", ogni traccia, ogni valore intrinseco dello sviluppo antropologico umano? 
E' anche vero che lo sviluppo societario e industriale sta spingendo inconsapevolmente l'umanità a una nuova forma di consapevolezza, facendola uscire da quella forma di fossilizzazione che lei stessa aveva creato. A piccoli passi l'uomo si sta rendendo conto che se vuole evolversi deve uscire da quegli schemi e paradigmi che le religioni, con i loro dogmi e la scienza con i loro stretti corridoi, al di fuori dei quali ogni cosa viene elusa e miticizzata. Tuttavia millenni di sottomissioni e schiavitù sociale, non possono essere cancellate nell'arco di una generazione, ma il tempo stringe, perché l'umanità si è avvicinata troppo sull'orlo del baratro. Ogni attimo è diventato prezioso, ogni istante è fondamentale perché ormai siamo agli ultimi atti finali di questa lunga e triste commedia, dove ogni protagonista, ogni essere umano. alla fine dovrà dare conto del suo comportamento. I più "eccelsi", cioè coloro i quali hanno messo in atto la distruzione dell'umanità, sono convinti che una volta morti, nulla li potrà nuocere, o che vivranno in eterno. Nulla di più sbagliato, perché saranno costretti a rivivere le loro vite future in questa dimensione finché non avranno imparato la lezione. Ma sono uomini malvagi la cui sete di potere, prevarica lo stesso pensiero umano. Per loro non ci sarà evoluzione.   
  Ma anche se saranno in pochi, perché spinti dal desiderio di conoscere quell'altra verità, che sta emergendo nelle coscienze umane, l’uomo o alcuni di essi, ha iniziato a comprendere che oltre l'aspetto materialistico c'è ben altro nel panorama evolutivo umano. Hanno iniziato a riflettere, analizzando le diverse congetture, mentre chi come me non si stancherà mai di divulgare delle plausibili verità, e le sue affinità con il proprio IO interiore dal quale scaturisce il concetto universale della trascendenza dello spirito, di quell'energia indefinibile insita in ogni essere vivente. Noi continueremo a parlarne, perché ogni pensiero nasce oltre le parole, oltre la stessa ragione, esso è la manifestazione esteriore di ciò che siamo diventati e qual è la meta che ci siamo prefissati.
Copyright 2021 - Angelo Virgillito

domenica 22 marzo 2020

La fiamma della Speranza

Il tempo della resa dei conti alla fine è giunto, ma forse c'è ancora una debole e remota speranza per coloro i quali ciechi e sordi ai numerosi appelli, che da più parti sono stati diffusi negli anni passati, continuano imperterriti ad alimentare quel famelico arconte figlio della distruzione, dell'annientamento della razza umana.
Dopo le dichiarazioni del go.verme fantoccio italico, ciò che resta al popolo italiano è una tremolante fiammella della speranza, ma non durerà a lungo. Alla fine si spegnerà, e nel buio delle nostre incertezze vedremo ardere il fuoco dell'inferno che consumerà quel po' di dignità che ancora ci resta. Il nostro Paese sarà depredato e l'Italia del tricolore, di Mameli, di quei patrioti che hanno dato la vita per questa terra, e per tutti coloro che sono stati immolati per giustizia, non esisterà più.



Siamo stati confinati nelle nostre case, come delinquenti, hanno messo in campo l'esercito, hanno inculcato una paura tale da renderci incapaci di intendere e volere, hanno letteralmente fermato l'economia, adducendo false promesse, ma come lo sanno loro lo sappiamo anche noi il nostro Bel Paese, il Paese delle arti, dei monumenti storici, delle spiagge dorate, non si potrà più risollevare, non ci resta che un'unica opportunità: riflettere e se sarà necessario agire.




Il malefico arconte ha svelato il suo piano, ora spetta a noi, figli di quell'energia cosmica a impedire che il suo diabolico piano non si compia.
Ma mi rendo conto che queste mie parole saranno fraintese, mal interpretate, ma datemi un'occasione, cercate nel vostro animo la verità, cercate in voi i veri voi stessi e com'eravamo un tempo. Solo il risveglio del nostro Sè potrà indicarci la strada che possa garantire un futuro certo per i nostri figli.



domenica 9 febbraio 2020

Il significato nascosto dell'idioma #Batarnù


Quando la ricerca ti porta a indagare in campi specifici, come quello della #glottologia, dove prevale egocentrismo di tutti quegli studiosi che brancolando nel mondo della #filologia esprimono la loro personale traduzione del significato di questo o quell'etimo antico, e non sempre le loro traduzioni sono affidabili, di conseguenza trovare la giusta interpretazione e come voler andare sulla luna ... a piedi.
Ma ironia a parte, a volte capita che le energie universali riescono a creare quella #sincronici che ci permette di intuire e diradare quella nebbia, che ci impedisce di procedere nella giusta direzione, sul significato di quel particolare termine. Ed è ciò che è successo quando stavo cercando l'etimologia dell'antico nome con cui era conosciuto il borgo di Batarnù (oggi #Paternò, in provincia di Catania, Sicilia), nome tra l'altro di derivazione araba e risalente al VII secolo, e appartenente alle lingue semitiche.
Sull’’etimologia del nome Batarnù, infatti, siamo riusciti a risalire alla versione accadica la cui sincope araba “bayt”, è interconnessa a Bat Anu Bat che significa appunto casa, essendo l'accadico e l'arabo delle lingue semitiche, le analogie semantiche sono molto somiglianti. Da un punto di vista simbolico, l’idioma Batarnù, le cui sillabe, come stiamo sostenendo, sono riconducibili alla radice sumerica, di conseguenza chiarisce, da un punto di vista cosmogonico, l’importanza del sito quale “via” da seguire per una rinascita spirituale. Infatti, suddividendo l’idioma Batarnù in sillabe, troviamo che: 



Di conseguenza la sua interpretazione ha o potrebbe avere il seguente significato: La via dell’incarnazione dello spirito verso la luce (Sole). Ma andiamo avanti. Si potrebbe applicare lo stesso metodo al moderno nome della cittadina paternese e vediamo come: 



Quindi, se per PA s’intende Padre, per TER s’intende la Terra e ON equivale a Dio il suo significato può essere letto come: “Questo è il luogo che riflette la luce di Dio”.
Ciò non di meno alcuni studiosi locali potrebbero obbiettare che in epoca pre-ellenica il nome del borgo aveva tutt’altra natura etimologica che si rifà all’assioma HIBLA, supponendo che l’antico borgo avesse delle desinenze femminili profondamente legate alla dea Madre o a Madre Terra, ma anche in questo caso il simbolismo legato all’interpretazione del nome fa un chiaro riferimento al Creatore dei Mondi, come si evince dalla grafica sottostante 


giovedì 6 febbraio 2020

KA TAN LA TERRA DEGLI ANTICHI DEI/ANUNNAKI: I ponti della #conoscenza #umana

KA TAN LA TERRA DEGLI ANTICHI DEI/ANUNNAKI: I ponti della #conoscenza #umana: "Uno dei tratti tipici di ogni epoca è il modo in cui si cerca di integrare le esperienze e le conoscenze dell'umanità. Questo vu...

I ponti della #conoscenza #umana


"Uno dei tratti tipici di ogni epoca è il modo in cui si cerca di integrare le esperienze e le conoscenze dell'umanità. Questo vuol dire presupporre un'azione di sinergie che operano oltre i normali limiti della cognizione umana riconosciuta. Tale azione si rispecchia nella storia di ciò che Toynbee e altri hanno definito 'civiltà' ... Ogni civiltà possiede un nucleo di creatività orientato su una serie di valori. Questo significa che i valori rappresentano ponti tra il noto e l'ignoto."



Questa è una delle tante annotazioni espresse da Anthony Blake, un filosofo e storico inglese, nel descrivere la complessa cultura e cosmogonia delle primitive popolazioni andine. Ma c'è da chiedersi qual è il fine, lo scopo che induce centinaia se non migliaia di studiosi, ricercatori e semplici appassionati, a indagare nelle vetuste pagine del passato storico dell'umanità, tralasciando gran parte di quelle tradizioni culturali e religiose, i cui riferimenti spesso sono intercalati nei concetti cosmologici di ogni singola e antica civiltà? 
Tuttavia se ben analizziamo alcuni di questi studi, ci si rende subito conto che essi raccontano la loro particolare visione antropologica. La totale assenza interpretativa del panorama cosmologico formulato dai dettami societari e religiosi, i cui culti riguardante ogni civiltà ci induce a pensare che la conoscenza umana fu un dono di queste creature provenienti da altri mondi. Ogni civiltà racconta a suo modo la presenza di creature divine in carne e ossa, che a bordo dei loro vascelli divini giunsero dal cielo sulla terra, per insegnare all'uomo primitivo i primi rudimenti della conoscenza. 
Ma allora a che serve, ma soprattutto a chi serve tutta la fatica che i moderni ricercatori e studiosi che operano al di la di quel confine imposto dall'ortodossia classica, se poi il novantanove per cento della popolazione mondiale si burla di loro?

Queste persone si dannano l'anima per riportare alla luce, con assoluta obbiettività, parte di quelle verità che la storia stessa ha celato, danneggiando se stessa e precludendo e alterando il racconto sulla genesi umana. 




Forse tutti questi ricercatori, studiosi e semplici appassionati, sparsi per il mondo, che indagano su questi particolari fenomeni inspiegabili o che spulciando nelle pieghe della storia, stanno tentando di riparare quei "ponti" che un tempo univa l'evoluzione sociale di ogni civiltà con queste creature che appaiono nei cieli della terra sin dagli albori della presenza umana, lo fanno per appagare il loro ego, o per conquistarsi il loro personale posto nella storia? 
Io non credo. Dal mio personale punto di vista, credo e ne sono pienamente convinto, che il nostro lavoro, le nostre ricerche, oltre ad essere un desiderio innato per la conoscenza, sono o possono essere la via, grazie alla quale ci permetterà di spostare il nostro punto d'unione, consentendo alla nostra mente di focalizzare e comprendere gran parte del passato storico dell’umanità, da una diversa prospettiva. Prospettiva che ci permette di unire quei "ponti", che un tempo furono distrutti e cancellati da coloro i quali detenevano il potere religioso e legislativo, nel corso della storia postdiluviana della civiltà umana, creando di fatto quella sinergia e interconnessione che avviluppa l'intero scibile umano. Ma le difficoltà sono insormontabili, perché anche in questo caso c'è tra i moderni pensatori, ricercatori e studiosi una sorta di autolesionismo, dove l'uno vorrebbe prevalere sull'altro, così si finisce, senza rendercene conto, a fare il gioco di chi vuole l'annientamento del 90% della popolazione mondiale.  
"... i valori rappresentano ponti tra il noto e l'ignoto." afferma Blake, e volendo dare credito alla sua affermazione in che modo e misura, la civiltà umana potrà evolversi se nel corso di questi ultimi dodicimila anni ha distrutto ogni "ponte", ogni traccia, ogni valore intrinseco dello sviluppo antropologico umano? 
E' anche vero che lo sviluppo societario e industriale sta spingendo l'umanità a una nuova forma di consapevolezza, facendola uscire da quella forma di fossilizzazione che lei stessa aveva creato. A piccoli passi l'uomo si sta rendendo conto che se vuole evolversi deve uscire da quegli schemi e paradigmi che le religioni con i loro dogmi e la scienza con i loro stretti corridoi al di fuori dei quali ogni cosa viene elusa e miticizzata. Tuttavia millenni di sottomissioni e schiavitù sociale, non possono essere cancellate nell'arco di una generazione, ma il tempo stringe, perché l'umanità si è avvicinata troppo sull'orlo del baratro. Ogni attimo è diventato prezioso, ogni istante è fondamentale perché ormai siamo agli ultimi atti finali di questa lunga e triste commedia, dove ogni protagonista, ogni essere umano. alla fine dovrà dare conto del suo comportamento. I più "eccelsi", cioè coloro i quali hanno messo in atto la distruzione dell'umanità, sono convinti che una volta morti, nulla li potrà nuocere, o che vivranno in eterno. Nulla di più sbagliato, perché saranno costretti a rivivere le loro vite future in questa dimensione finché non avranno imparato la lezione. Ma sono uomini malvagi la cui sete di potere, prevarica lo stesso pensiero umano. Per loro non ci sarà evoluzione.    
  


  Ma anche se saranno in pochi, perché spinti dal desiderio di conoscere quell'altra verità, che sta emergendo nelle coscienze umane, l’uomo o alcuni di essi, ha iniziato a comprendere che oltre l'aspetto materialistico c'è ben altro nel panorama evolutivo umano. Hanno iniziato a riflettere, analizzando le diverse congetture, mentre chi come me non si stancherà mai di divulgare delle plausibili verità, e le sue affinità con il proprio IO interiore dal quale scaturisce il concetto universale della trascendenza dello spirito, di quell'energia indefinibile insita in ogni essere vivente. Noi continueremo a parlarne, perché ogni pensiero nasce oltre le parole, oltre la stessa ragione, esso è la manifestazione esteriore di ciò che siamo diventati e qual è la meta che ci siamo prefissati.

Copyright 2020 Angelo Virgillito

sabato 25 gennaio 2020

#Dèi o #alieni?


#Dèi o #alieni?
 A volte è conveniente accettare certe verità emerse dagli studi condotti su particolari teorie alternative, a rigor di logica, dovrebbero far protendere l’ago della bilancia in favore di queste nuove congetture, eppure c’è ancora una parte di studiosi, accademici e ricercatori, che nonostante le evidenze, si ostinano a mantenere le proprie posizioni. Eppure se il nostro ragionamento è nel giusto, l’unica ipotesi plausibile, in merito all’improvvisa evoluzione dell’Erectus in Sapiens (vedi “Il seme della vita #genesi #divina o #aliena?”, edito dalla Xpublishing,  Roma, il libro lo trovate nei migliori siti online e nelle librerie dedicate ), è quella secondo la quale gli ominidi che vagabondavano tra le terre emerse del pianeta, il  cui linguaggio era più un grugnito scimmiesco che un lessico parlato, quando videro che dal cielo scesero delle strane creature, a bordo di vascelli volanti, l’unico pensiero che i nostri progenitori furono in grado di elaborare, dopo i primi momenti di smarrimento e paura, è stato intercalato nella sfera del sovrannaturale.


Gli insegnamenti che ne derivarono furono altresì, interpretati come doni divini. L’uomo però, era ancora a uno stadio troppo primitivo perché possa comprendere la natura e gli effetti che tali incontri avrebbero prodotto nel corso della sua evoluzione, di conseguenza, una tale situazione, probabilmente, spinse questi viaggiatori dello spazio ad alterare il delicato equilibrio evolutivo della Terra, intervenendo sulla genetica di queste scimmie evolute. Perché?
Perché servivano degli schiavi, o perché volevano testare un loro progetto di genetica? Oppure volevano semplicemente creare una nuova razza?
L’unico dato certo è quello secondo il quale tra i tanti insegnamenti, all’uomo, fu istruito come odiare e uccidere il proprio simile con un unico obiettivo: la bramosia delle ricchezze e del potere dell’uomo sull’uomo. Non è né accettabile tanto meno logica l’idea che un Dio, nella sua accezione divina, ami un figlio e odia l’altro, eppure nell’uomo è stato innestato il seme della discordia, dell’odio e dell’intolleranza, le cui posizioni, sin dagli inizi della storia conosciuta post-diluviana, sono sfociate in guerre e genocidi di massa, solo per emulare un dio che non è, certo, quel Dio creatore, l’Architetto universale da cui tutto è scaturito.
L’uomo però, non è abituato a pensare o a sentirsi parte integrante dell’universo, perché sin dalle sue origini gli è stato insegnato ad amare un “dio” terreno. Una delle domande più frequenti che mi vengono fatte durante le mie conferenze è: ma Lei crede in Dio?
A volte, per appagare l'ego del mio interlocutore gli rispondo di sì, ma se dovessi pormi io stesso tale domanda dinanzi ad uno specchio, il discorso si complica maledettamente, perché ciò che mi è stato insegnato si sta dimostrando d’essere un metodo condizionatore che nulla a che vedere con l'essenza spirituale insita in ognuno di noi. Il discorso è molto controverso e dibattuto in tutte le sedi siano esse accademiche, esegetiche e teologiche.
Le analisi e i concetti d’interpretazione lasciano sgomenti persino i ricercatori più lungimiranti, mentre i nuovi modelli d'indagine stanno scardinando, quanto è stato volutamente nascosto. Le nostre deboli e fallaci menti si disorientano in tale panorama, diventando facili prede di quelle nozioni che, anziché aiutarci a diradare la nebbia che offusca la nostra giusta visione spirituale, ne accentua l'oblio. Se su tale premessa s’indirizza una lettura distaccata e la più possibile obiettiva, ci si rende conto che il vasto panorama religioso del pianeta, per quanto lontane nello spazio e nel tempo, concettualmente è una formula ripetitiva di ciò che è già accaduto.
Nei paesi orientali, ad esempio, è stato dimostrato che le storie di dèi incarnati sono identiche a quella più tardiva su Gesù Cristo, non solo, ma i fatti e i retroscena, sono presenti nella totalità delle principali religioni pagane dell'antichità; alcune di queste storie narrano di incarnazioni divine che nel leggerle si ha la sensazione di rileggere la storia del Salvatore cristiano, persino i dettagli, in alcuni casi, sono sfacciatamente identici, come nel caso, giusto per fare un esempio, della leggenda dell'Immacolata Concezione che concepisce un figlio divino, la cui narrazione la troviamo già descritta nei racconti delle prime civiltà apparse sul pianeta.
Riflettendo su queste logiche mi ritrovo con più di venti pretendenti che aspirano o che affermerebbero essere stati investiti della grazia di Dio, quindi di essere divini. Secondo la storiografia religiosa o le leggende sacre queste figure, che siano messia, salvatori o figli di Dio, sarebbero scese dal cielo avendo sembianze umane, o si sarebbero incarnate in un corpo, mostrando in egual tempo prove incontestabili della loro origine divina compiendo miracoli, prodigi, dimostrando, di conseguenza, di possedere virtù eccezionali.
A questo punto ci domandiamo a quale Gesù dobbiamo credere: l'Indostano Krishna, l'Indiano Buddha, il Salivahana delle isole Bermuda, gli egizi Zulis, o Zulhe, o anche Osiride e Horus, lo scandinavo Odino, il caldeo Crite, il persiano Zoroastro, i fenici Baal e Taut, il tibetano Indra, l'afgano Bali, il nepalese Jao, il Bilingonese Wittoba, il siriano Thammuz, il frigio Arys, il tracio Xamolxis, Zoar dei Bonzi, l'assiro Adad, i siamesi Deva Tat e Sammonocadam, il tebano Alcide, Mikado dei Sintoos, il giapponese Beddru, Hesus o Eros e Bremrillah dei Druidi, il gallico Thor, figlio di Odino, il greco Cadmo, Hil e Feta dei Mandaiti, i messicani Quetzalcóatl e Gentaut, il re universale delle Sibille, Ischy dell'isola di Formosa, il maestro divino di Platone, il santo di Xaca, i cinesi Fohi e Tien, Adone, figlio della vergine greca Lo, i romani Issione e Quirino, Prometeo del Caucaso e non certo per ultimo l'arabo Maometto, poiché ogni cultura ne aveva uno che aspirava o aveva posto le basi per la salvezza del mondo, per poi ascendere al cielo?



Pertanto, pur accettando le versioni fornite dagli storici, nel nostro caso, i dubbi e le incongruenze filologiche sugli idiomi siciliani sono palesemente evidenti, come vedremo più avanti. E non sono gli unici indizi. Un’altra traccia chiara ed evidente la troviamo nel vessillo della città di Paternò, nella provincia di Catania, la cui leggenda vuole che il Gran Conte Ruggero,1 dopo l’apparizione e il salvataggio di un infante sotto le mura del castello normanno compiuto da due mitici serpenti alati, ordinò, all’araldo di corte, di ridisegnare il vessillo della città, facendo apporre due serpenti alati aggrappati ai lati del torrione.
Un tale simbolismo, nella nuova visione della realtà della genesi umana, è un chiaro riferimento ad antiche divinità sumere, nel nostro caso a uno dei figli del dio E.A./En.Ki,3 Ningishizidda, il quale molto spesso è raffigurato con il caduceo, un bastone intorno al quale si intrecciano due serpenti, che a sua volta è la rappresentazione stilizzata del Dna umano. 
E poi, ancora, il nome che le popolazioni isolane diedero ai monti a nord-ovest dell’Etna, cioè i monti Nebrodi, anche in questo caso la traslitterazione del nome è riconducibile alla radice sumerica legata al titolo-epiteto del dio Nabu “Il portavoce”, ”Colui che parla”, figlio che Marduk ebbe dalla moglie terrestre Sarpanit. Per i Sumeri egli era En.sag/En.shag, cioè “Signore Supremo”, in seguito venne modificato in Nabu, per il ruolo che svolse per suo padre, nel tentativo di fare proseliti tra gli umani. In un testo sumero si afferma che Enki, nonno di Ensag, raggiunse un accordo con Ninharsag (custode della quarta regione, neutrale, il Sinai), per nominare En.shag “Signore di Tilmun” ("terra dei missili”), la regione del Sinai in cui era ubicato il Porto spaziale (“Le Cronache Terrestri rivelate”, Z. Sitchin, ed. Piemme, 2012, Mi, pag. 93). 
Per quanto riguarda l’etimo del nome “Nebrodi” i numerosi dizionari etimologici non forniscono nessuna definizione, l’unico termine che si accosti a tale idioma è nebride [nè-bri-de] s.f. (pl. -di). Tuttavia su antiche raffigurazioni, di natura mitologica, tale idioma è riferito a un particolare accessorio realizzato con pelle di cerbiatto, capra, daino o pantera, che alcune divinità del pantheon ellenico tra cui Bacco e il suo seguito, portavano a tracolla o cinto alla vita. A questo punto facendo le dovute connessioni, affiancate dal contesto esoterico e quello filologico, si può plausibilmente ipotizzare la presenza di antiche divinità sumere nei territori del versante meridionale del vulcano etneo ed è altresì probabile che a governare tali insediamenti fu posto un dio che, a seguito della distruttiva guerra, avvenuta durante il II millennio AC, nei territori mediorientali, tra le fazioni Enlelite ed Enkite, che si concluse con la disfatta degli Enkiti, fu nominato un nuovo comandante divino nell’isola siciliano, che in seguito fu conosciuto con il nome di Adranòs.

una riproduzione assira del dio Nabu (Anunnaki)


Non tutto però è andato perduto nella storia antica dei culti religiosi siciliani, che nonostante le severe imposizioni legislative, oggi, la storia delle comunità pre-elleniche e degli antichi culti, può essere letta nelle narrazioni mitologiche, di conseguenza la storia del dio Adranòs, una potente divinità del fuoco e dell’acqua, di cui ne abbiamo parlato abbondantemente nel “Il tempio perduto degli Anunnaki” (il libro lo trovate nei migliori siti online e nelle librerie dedicate), del 2013, s’impose sulle comunità del versante meridionale dell’Etna, durante il II millennio AC, divenendo la massima espressione religiosa tra le comunità dell’isola siciliana.




Tale ipotesi è avvalorata dallo stesso idioma, infatti, il nome Adranòs è riconducibile alla radice sumerica che lo associa ad Adar o Adaz, che secondo le cronache semitiche, era il dio della guerra, legato alla stirpe Enlelita. Ed è grazie a queste antiche testimonianze che oggi,  mi hanno permesso di effettuare uno studio comparato e parallelo in contrapposizione a quello imposto dai canoni ufficiali, servendomi di metodologie innovative, che trasbordano i normali processi d’indagine imposti dall’osservanza scientifica, il cui scenario storico s’incastra fedelmente nella storia evolutiva delle civiltà che hanno segnato l’evoluzione umana su questo pianeta. Ma dobbiamo attendere la mia prossima pubblicazione, per conoscere tutti i dettagli di questo studio.

Angelo Virgillito



Copyrighit Gennaio 2020

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