Durante la mia
ultima conferenza a Ragalna, Catania (11 luglio 2015) proposi una mia nuova teoria, secondo la
quale gli antichi dèi/Anunna(ki), dopo la catastrofica eruzione dell’Etna,
avvenuta 8mila anni fa, che trascino ogni cosa presente sul versante orientale
del vulcano, nelle profondità del Mediterraneo orientale, realizzarono una
nuova base, ma questa volta la costruirono nel sottosuolo della valle del
Simeto. Sì, ma dove? In realtà non esiste, o con molta probabilità sono andati
perduti, ogni possibile riferimento archeologico o storico che possa fornirci
degli indizi validi e reali. Ma non tutto è andato perduto, molte verità, se
pur celate o nascoste in un particolare simbolismo, questi particolari indizi,
a un attento ricercatore, svelano gli antichi segreti del passato e le
connessioni che le popolazioni locali ebbero con gli antichi dèi. L’unica
strada percorribile è l’aspetto religioso e linguistico, eredità dei primi
colonizzatori dell’isola, anche se nel corso dei secoli ,ogni forma religiosa e
linguistica, ha subito tutta una serie di trasformazioni che, il più delle
volte, è persino difficile collocarle nel tempo. Ciò non di meno, nel corso dei
secoli, gran parte del patrimonio sumerico ha mantenuto una propria identità
religiosa e linguistica, tra le antiche popolazioni della valle simetina, la
cui industrializzazione iniziò a svilupparsi con l’arrivo degli dèi, le cui
leggende, tra l’altro, raccontano che realizzarono un tempio nei pressi della
montagna di fuoco.
La terminologia
da noi usata in tale contesto è dovuta a una fluidità di linguaggio, ma in
realtà gli antichi dèi, che nel nostro caso sono identificabili negli
Anunna(ki), per tutte quelle connessioni e interazioni che ho spiegato nel mio
precedente libro “Il tempio perduto degli Anunnaki”, dove realizzarono delle
strutture scientifiche, la cui corruzione storico-religiosa e, per comodità, le popolazioni del versante
orientale siciliano le ha definite come “templi”. Queste strutture molto
plausibilmente furono erette nei pressi dell’area delle Salinelle, come
racconta un’antica leggenda che narra dell’amore nutrito da Adranòs, nei
confronti di una dèa della bellezza, non meglio identificata.
Tuttavia il
territorio agli occhi di quest’antico visitatore dello spazio, specializzato in
tecniche minerarie, sicuramente fu attratto da queste particolari eruzioni
parossistiche, dalle quali fuoriuscivano anche dei gas. Tra i tanti elementi
gassosi fu l’elio, questo gas nobile che catturò la sua attenzione. A questo
punto possiamo ipotizzare che tutta l’area fu sottoposta ad analisi più
approfondite. A determinarne la decisione fu la particolare presenza dell’Elio,
un gas, secondo le ultime ipotesi e studi di retroingegneria, sicuramente
utilizzato dagli Anunna(ki) per le loro navicelle spaziali, come abbiamo prima
affermato. A seguito di tale decisione
furono istallate una serie di strutture scientifiche che gli permettessero di
approvvigionarsi del prezioso gas e non solo la stessa sorgente acquifera poco
distante, destò il loro interesse, dovuto alle particolari proprietà
chimico-fisiche e l’eccessiva presenza di minerali di ferro disciolti in queste
acque, che tra gli altri elementi c’era anche una percentuale di Elio.
Quella che
inizialmente sembrava una ricerca vana, invece, si dimostro essere una vera
miniera d’informazioni utili che riorganizzavano l’intero panorama della valle
del Simeto. Sull’’etimologia del nome
Batarnù (antico nome arabo della città di Paternò, in provincia di Catania), siamo
riusciti a risalire alla versione accadica la cui sincope araba “bayt”, è interconnessa a Bat Anu Bat che
significa appunto casa, essendo l'accadico e l'arabo delle lingue semitiche, le
analogie semantiche sono molto somiglianti.
Da un punto di
vista simbolico, l’idioma Batarnù, le cui sillabe, come stiamo sostenendo, sono
riconducibili alla radice sumerica, di conseguenza chiarisce, da un punto di
vista cosmogonico, l’importanza del sito quale “via” da seguire per una
rinascita spirituale. Infatti, suddividendo l’idioma Batarnù in sillabe,
troviamo che:
Di conseguenza
la sua interpretazione ha il seguente significato: La via dell’incarnazione
dello spirito verso la luce (Sole). Ma andiamo avanti. Si potrebbe applicare lo
stesso metodo al moderno nome della cittadina paternese e vediamo come:
Quindi se per PA s’intende
Padre, per TER s’intende la Terra e ON equivale a
Dio il suo significato dunque può essere letto come: “Questo è il luogo che riflette la luce di Dio”.
Ciò non di meno
alcuni studiosi locali potrebbero obbiettare che in epoca pre-ellenica il nome
del borgo aveva tutt’altra natura etimologica che si rifà all’assioma HIBLA,
supponendo che l’antico borgo avesse delle desinenze femminili profondamente
legate alla dea Madre o a Madre Terra, ma anche in questo caso il simbolismo
legato all’interpretazione del nome fa un chiaro riferimento al Creatore dei Mondi, come si evince dalla
grafica sottostante
Le mie ricerche
a questo punto avevano subito una battuta d’arresto, finché nel riesaminare
un’antica cartina geografica del territorio della valle simetina, non mi sono
imbattuto su alcune contrade, la cui particolare disposizione geografica, mi
spinse ad approfondire. Le contrade erano Gerbini,
Bae, Portiere Stella e Scia,
tutte stranamente disposte lungo una linea retta. Alcuni idiomi mi furono
subito chiari, ma quello che sfuggiva era il termine della prima contrada
Gerbini. Quello che sapevo della contrada di Gerbini risaliva alla seconda
guerra mondiale e precisamente al 1944, periodo durante il quale questa
contrada balzò agli onori della cronaca, ma anche uno dei punti nevralgici
dell’aviazione americana. Dopo lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia,
l’esercito americano ristrutturò un vecchio aeroporto militare tedesco nei
pressi di Gerbini, utilizzandolo per le loro incursioni e bombardamenti dei
presidi ancora sotto il dominio tedesco.
Una delle tante istantanee dello sbarco in Sicilia da parte delle truppe alleate. Nella foto si vedono soldati britannici in marcia sul suolo siciliano. |
L’aeroporto,
dopo la guerra fu abbandonato dagli americani che spostarono la loro sede in un
nuovo sito, che come vedremo più avanti, è diventato uno dei centri militari
più importanti del Mediterraneo. La contrada è stata ed è ancora oggi un
territorio importante per gli agrumicoltori, i cui terreni si prestano
particolarmente alla coltivazione di agrumi, grazie anche alla particolare
vicinanza al fiume Simeto. C’è da chiedersi però, quale importanza ha ricoperto
questo luogo per gli americani, per averlo scelto come base aerea e soprattutto
perché fu scelto? Una coincidenza, dovuta al fatto che l’aeroporto esisteva
già, forse! Ciò non di meno la scelta del luogo non fu americana ma tedesca,
quindi dobbiamo chiederci perché i tedeschi scelsero proprio quel luogo? Per
una questione di occultamento oppure perché erano in possesso d’informazioni
che li poneva in correlazione con creature non terrestri?
D’altronde la fenomenologia inerente ai
casi di avvistamenti di strani oggetti volanti rilevati sia dai radar sia dagli
stessi aviatori, durante la 2a guerra mondiale, nei cieli di tutto
il pianeta, da poco tempo aveva accesso serie preoccupazioni tra i membri degli
stati maggiori degli eserciti coinvolti nel conflitto mondiale. La presenza di
queste strani luci nei cieli determinò anche un’ufficializzazione del fenomeno.
Ogni governo costituì degli organismi, più o meno ufficiali, per studiare il
fenomeno. Fu un allarmismo giustificato, perché inizialmente si pensò che si
trattasse di una nuova arma messa a punto dai Nazisti. Le accurate indagini che
seguirono, sulla natura di queste strane palle luminose che apparivano
improvvisamente nei cieli del pianeta, che spesso seguivano le squadriglie
aeree nelle loro missioni di guerra, stabilirono che non avevano nessuna
relazione con gli armamenti in dotazione alle nazioni in guerra.
Se non erano
armi nemiche e se non erano effetti dovuti a fenomeni atmosferici, che
cos’altro poteva essere? Gli scienziati e tanto meno lo stato maggiore
dell’aeronautica inizialmente non seppero dare delle risposte e, per non
preoccupare ulteriormente la popolazione, iniziarono ad attribuirli a fenomeni
del tutto naturali o a palloni meteorologici.
Dopo le prime
indagini si resero conto che l’umanità non era l’unica forma di vita presente
nell’universo. Da quel momento ogni forma di disinformazione, depistaggio e
occultamento, fu messo in atto da tutti i governi della Terra, per nascondere
una verità che avrebbe sicuramente capovolto le leadership finanziarie,
politiche religiose della Terra.
Iniziai a
indagare sugli etimi di queste contrade, ma senza successo. Nessun documento
storico ne spiegava il significato e tanto meno l’origine. L’etimologia del
nome Gerbini, sembrava cancellata dalla storia, lo stesso accadde con il nome
della contrada di Bae. Chiesi persino ai contadini più anziani, che conoscevano
tali territori come le loro tasche, il significato di questi nomi, ma come
avevo previsto, nessuno seppe spiegarne il significato.
“Bae è Bae ed è
dopo Gerbini!” Mi risposero.
Alcuni
appassionati di storia patria locale, tuttavia, potrebbero obbiettare che
l’idioma sia una corruzione del termine giardini,
d’altronde i diversi linguaggi che si sono sovrapposti con le differenti
colonizzazioni hanno potuto alterare l’antico significato, ciò nonostante, noi
servendoci della radice, riconducibile alla lingua sumera, siamo stati in grado
di fornire la nostra personale traduzione di tali idiomi.
Di
conseguenza il significato può essere letto e interpretato, come Corridoio di entrata delle navicelle o
come li chiamavano le antiche popolazioni, carri volanti.
Un
altro nome legato a una contrada paternese è BAE e anche in questo caso siamo
riusciti a risalire al suo significato.
Da tale analisi deduciamo quindi, che l'idioma BAE si riferisce a un probabile ingresso di un un "Tempio" sotterraneo. Analizzando la lettera E nella scrittura cuneiforme essa viene comunemente tradotta come “Tempio”, in realtà significa “Casa/Dimora/Residenza, quindi ben diverso dall’essere un semplice tempietto dedicato a questo o a quella divinità, ma tale significato va attribuito a una vera e propria dimora di un dio in carne e ossa (vedi Z. Sitchin “Le cronache terrestri rivelate”, pag. 237, dell’edizione italiana).
Il nostro viaggio alla scoperta degli antichi
etimi che da sempre le popolazioni della valle del Simeto hanno usato per
indicare particolare aree territoriali, prosegue e più ci spostiamo verso oriente
più si rafforza la nostra ipotesi. Infatti, una volta superata la contrada di BAE ci imbattiamo in quella successiva che con nostra grande
meraviglia troviamo la contrada “PORTIERE
STELLA”,
cioè porta delle stelle, in questo
caso non occorre nessuna interpretazione legata al simbolismo esoterico, che
come abbiamo visto in molti toponimi è occultata all’interno delle stesse
sincopi. Pertanto questa contrada rappresenta ed è l’ingresso, la porta
d’accesso a quest’antica base sotterranea. Le sorprese sembrano non finire poco
dopo ci imbattiamo in una nuova contrada e neanche a dirlo è conosciuta con il
nome di contrada SCIA.
Sarà
un susseguirsi di coincidenze del tutto casuali, ma noi tutti sappiamo che
nulla è dato al caso, perché per ogni causa c’è un effetto e la toponomastica
di tutte queste contrade che seguono un percorso lineare sono chiarificatrici e
non lasciano alito a nessun dubbio: gli antichi colonizzatori dello spazio,
cioè gli Anunna(ki), come nell’antica Mesopotamia, anche in Sicilia, nella valle
Simetina, realizzarono una base servendosi di un preciso corridoio di discesa
per potervi accedere. Abbiamo cercato di risalire a qualche altro significato,
magari sconosciuto, ma né i proprietari terrieri tanto meno la miriade di
contadini che da sempre lavorano queste terre riescono a spiegare perché queste
contrade hanno tali nomi. L’unica risposta ricevuta è stata: … si è sempre
chiamata così!
A
questo punto ci chiediamo chi attribuì il nome a queste contrade e perché?
Sicuramente
furono le antiche comunità che in questi luoghi vissero in stretta
collaborazione con i loro creatori. Di conseguenza possiamo ipotizzare che i
nomi delle contrade fanno riferimento a un plausibile corridoio di discesa e di
entrata delle navicelle Anunnake, che avrebbe condotto macchinari ed equipaggi
in una più che probabile base aliena sotterranea e se in tale contesto
accettiamo per veritiero le affermazioni fatte nel 2013, da un ex agente della
CIA in pensione, il quale sostiene che nei pressi della base militare americana
di Sigonella (CT) c’è una piattaforma sotterranea a più livelli, utilizzata
fino agli anni ’70 da una razza extraterrestre, tutto diventa chiaro.
L'immagine riporta alcuni calcoli iniziali e i riferimenti della longitudine e della latitudine delle rispettive contrade presenti nella valle del Simeto, versante meridionale dell'Etna. |
La
notizia apparse nel 2013 e riportata da alcuni siti internet italiani che in
seguito la smentirono, affermando che si trattava di uno scherzo orchestrato
dagli amministratori del sito, giusto per giocare un po’. Sarà anche vero che
la notizia sia una bufala, ma come spiegare allora che nella memoria collettiva
delle tradizioni popolari legate al popolo paternese, c’è il ricordo di un’enorme
caverna sotterranea, posta nella valle del Simeto, nei pressi dell’omonimo
fiume?
Secondo
questo racconto popolare tale caverna sarebbe stata utilizzata da gruppi
delinquenziali per nascondere le loro attività illegali. Persino i tutori della
legge negli anni settanta, avviarono una lunga serie d’indagini nel massimo
riserbo che, secondo fonti non ufficiali, furono interrotte con la motivazione
che non esisteva nessuna caverna sotterranea. Ciò non di meno il ricordo
ancestrale rimane vivo nelle menti degli anziani paternesi.
Il
cover-up messo in atto dal Priorato di Sion, nel XI secolo d.C., controllato
dalla Chiesa nei secoli successivi e supportato dagli americani dopo la seconda
guerra mondiale, è la conferma che la valle del Simeto e tutto il versante
meridionale dell’Etna, fu un luogo utilizzato dagli Anunna(ki) in epoca remota,
anche se in realtà sono coinvolti tutti i territori e molti borghi che
attorniano il maestoso vulcano siciliano. Un’ipotesi motivata da tutta una
serie di circostanze, indizi e simbolismi, i quali sono riconducibili a questa
particolare razza non terrestre. La decrittazione dei vari idiomi, i
riferimenti a serpenti alati, a sorgenti ricche di Elio e alla presenza
accertata di giganti nel territorio a ridosso del versante meridionale
dell’Etna non lasciano dubbi, anche se non sono gli unici indizi. Un’altra
circostanza pone dei dubbi ed è quella riferita alle piramidi a gradoni (figura
37) realizzate dai contadini in tutta l’area etnea. Questa tipologia è stata
usata fino al 19° secolo dai contadini durante il dissodamento dei terreni e le
pietre raccolte sono state accatastate formando proprio delle piramidi a
gradoni. Una circostanza strana, perché tale accatastamento è riscontrabile
soltanto nell’area etnea. Come se ciò non fosse sufficiente, ci imbattiamo in
altre anomalie legate a luoghi, dove la presenza della Chiesa e la
concentrazione religiosa sono state e sono preponderanti, ma da un punto di
vista topografico il panorama assume un’importanza rilevante se posto in correlazione
con quanto è stato esposto dai numerosi ufologi internazionali nel aver
individuato un “corridoio” particolarmente utilizzato da aeromobili
extraterrestri.
Copyright © Angelo Virgillito
Tutti i diritti riservati, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’Autore, ad eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.
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