lunedì 28 agosto 2017

#Tempo e #Spazio aleggiano nel nulla !

Oggi non è una festa comandata o una ricorrenza particolare. Ma è il tempo perduto e smarrito che anima il nostro divenire.
A voi tutti amici miei vorrei dedicare questi versi e in particolar modo a colei che tutto è:
❤️❤️ Angela❤️❤️, mio eterno calice di vita.

C'è un luogo, 
dove il tempo e lo spazio aleggiano nel nulla, 


girovaghi nell'arido deserto dell'oscurità.
Nulla è perduto,
colui che tutto è, una fiammella accende.



Un tenue raggio in lontananza traccia la nuova via.
Ed eccolo la, solitario scolpito nella sua millenaria ed eterna solitudine,



come un faro che illumina la via ai suoi naviganti,
irradiando l'Amore universale,
ridondando di nuova luce il nostro cammino !
                                                                                              Angelo Virgillito


Copyright agosto 2017 Angelo Virgillito

domenica 27 agosto 2017

Chi è #Angelo #Virgillito ?

    Molti amici, conosciuti online, mi chiedono lumi su chi io sono e cosa faccio, pertanto ho deciso di rispondere alle loro richieste riportando questa intervista, molto esaustiva secondo me, fattami da due amici disinteressati: Giuseppe Oliva e Giuseppe Ceddia, del Team Mistery Hunters, nell'aprile del 2014, ad appena quasi un anno dall'uscita del mio terzo libro "Il tempio perduto degli Anunnaki".
E vorrei cogliere questa ulteriore opportunità per ringraziare, ancora una volta, Oliva e Ceddia, per avermi dato l'opportunità di farmi conoscere al grande pubblico della rete. 

A loro e a tutti gli amici che mi sostengono un sentito e affettuoso Grazie di cuore !

Questo è il testo dell'intervista:


Il Tempio Perduto degli Annunaki: Intervista ad Angelo Virgillito. 
“Gli Annunaki Sbarcorono anche in Italia?


1    1) Chi é Angelo Virgillito?

Angelo Virgillito è un ex giornalista siciliano free-lance, nato a Catania cinquantacinque anni fa, vive e lavora a Ragalna, un paesino della fascia pedemontana meridionale dell’Etna. I suoi esordi nel giornalismo risalgono al 1987 collaborando con il quotidiano catanese Espresso Sera. La sua carriera giornalistica è una continua ascesa, infatti, dal 1988 al 1990 divenne il responsabile della cronaca nera per Catania e provincia per il suddetto quotidiano. Furono anni particolarmente cruenti per la provincia catanese a causa della guerra di mafia che si scatenò tra le rivali fazioni criminali presenti nel territorio. Intanto le sue collaborazioni si allargano con i quotidiani La Sicilia e La Gazzetta del Sud, con Rai-Sicilia e con le emittenti televisive Antenna Sicilia, Teletna e TelevideoInn. Nel 1990, grazie a una borsa di studio europea, ha frequentato un corso di formazione professionale giornalistico, con stage in diversi Paesi dell’Unione Europea, ottenendo un attestato formativo europeo riconosciuto dall’Ordine. E’ la passione per i libri che lo spinge nel 1995 a scrivere il suo primo libro in versione ridotta: “I tesori leggendari dei Dongioni Etnei”. Il libro è una raccolta di antiche leggende legate al territorio del versante meridionale dell’Etna. Nel 2008 pubblica la versione integrale. Nel 2010 ci riprova con i “Ricordi dal passato”, pubblicato dalla casa editrice LULU. Il libro E’ un fantastico viaggio nella natura agreste e romantica della Sicilia degli anni ‘30, tra i profumi dei giardini d’aranci, riscaldati da un caldo sole sicano e dall’agro sapore dei fumi dell’imponente vulcano. Nel 2013, per le edizioni Cerchio della Luna, di Verona pubblica “Il tempio perduto degli Anunnaki”, il cui sottotitolo recita: COME TUTTO EBBE INIZIO – GLI DEI DEL CIELO E DELLA TERRA. Un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C.

2) Da cosa nasce il libro ed il suo lavoro su queste tematiche?

Ho sempre avuto una natura molto estroversa, sempre alla ricerca di quel qualcosa che non riusciva a completarmi come essere umano o ospite di questo pianeta. L’occasione giunse da un fatto alquanto strano e curioso che influenzò notevolmente la mia sfera emotiva. Ci si può credere o meno, ma la sensazione che ebbi quando calpestai i resti quell’antico ponte romano, che costituiva il passaggio obbligato delle messi siciliane per i porti dell’impero romano. Riporto quanto ho scritto nel mio libro: “Notevolmente emozionato, ebbi la sensazione di aver attraversato una porta temporale per ritrovarmi in un tempo non mio, dove ridavo vita alla storia di quel luogo. Vidi schiere di contadini abbracciati alle loro runche e soldati romani che in formazione marziale scortavano una lussuosa lettiga, mentre il ponte indefesso e nella sua imponente costruzione sorreggeva il lento passo dei carri carichi di granaglie. Furono pochi secondi, ma ebbi la sensazione che fosse trascorsa un’eternità, dove gli eventi del passato, di quel tempo remoto, sono ritornati in vita per rappresentare, ancora una volta, la storia antica. “. Questa fu la causa che associata alle incongruenze storiche con i fatti leggendari a proposito di un antico tempio e del suo dio, Adranòs, che contrastavano con la storia canonica del versante meridionale dell’Etna. Queste incongruenze mi portarono alla determinazione di svolgere delle indagini in merito. L’indagine ben presto si arenò. La mancanza di prove e documentazioni che potessero spiegare le asserzioni degli storici locali sul dio Adranòs e il suo culto mi spinse ad allargare il panorama investigativo. Anche in questo caso l’indagine non portò alcun frutto. Fu soltanto quando modificai l’approccio investigativo che mi resi conto che ogni tassello della storia della preistoria siciliana si collocava nel giusto ordine. La storia antica delle comunità isolane può essere raccontata soltanto se inquadrata nel contesto storico delle popolazioni del bacino orientale del Mediterraneo.

3) Qual’é stato l’aspetto più duro da affrontare nella realizzazione del libro,e quale invece gli elementi che lo hanno spinto a continuare?

Mi resi subito conto che cambiando l’approccio investigativo avrei scardinato le roccaforti dogmatiche dei paradigmi storici e religiosi che da millenni sono i cardini dell’evoluzione della civiltà umana. La difficoltà maggiore è stata il conflitto interiore con cui ho convissuto per tutti gli anni che ho impiegato nella ricerca (dal 1995 al 2013). Ciò nonostante se per un verso vedevo crollare tutte quelle verità che mi sono state insegnate, dall’altro ogni volta che scoprivo nuovi indizi la mia curiosità, si accresceva, tanto da divenire una vera ossessione che alimentava il desiderio di conoscenza e consapevolezza che la Storia, raccontata dagli studiosi, è solo una parte della verità sulla genesi dell’uomo sulla Terra.

4) Puoi dirci in grandi linee gli argomenti del libro?

E’ un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C. e del dio che lo costruì. La ricerca che ho raccontato nel libro, dunque riguarda la storia di un essere giunto da un altro mondo che insieme ai suoi compagni, dopo aver colonizzato il pianeta Terra, molti millenni fa, giunse sulle coste orientali della Sicilia per eseguire dei sondaggi minerari nel sottosuolo dell’isola, alla ricerca di minerali come oro e argento. Le poche pagine che raccontano la storia del periodo protostorico siciliano, ad esempio, non rendono giustizia al territorio della valle del Simeto che, nonostante i metodi e le tecnologie moderne applicate a nuovi sistemi di ricerca archeologica, antropologica e paleoantropologica, fornisce poche informazioni che non chiariscono del tutto l’aspetto evoluzionistico dell’area, oggetto della nostra indagine. E il modo migliore era di suddividerla in tre filoni investigativi ben distinti: I. Nel primo abbiamo dovuto fare una lunga premessa che racchiudesse gli aspetti della religiosità dell’uomo primitivo tentando di raggruppare le diverse scuole di pensiero create da studiosi e accademici, ma anche di coloro i quali si contrappongono alle tesi dell’ortodossia canonica; tutti eventi che caratterizzarono lo sviluppo culturale e religioso che contribuì, in seguito alla nascita di quel panorama mitologico, sviluppatosi durante la colonizzazione greca a ridosso del versante meridionale dell’Etna;

II. Nella seconda parte ho raccontato la genesi dell’isola, la naturale evoluzione e la discutibile provenienza delle prime popolazioni che in quest’oasi si stabilirono agli albori della storia;
III. Nella terza parte, infine, ho raccontato la storia della prima civiltà apparsa apparentemente, dal nulla e gli sviluppi religiosi legati al retaggio divino, che influenzarono tutte le culture del Mediterraneo in epoca postdiluviana. Nello stesso tempo ho collocato nella giusta posizione temporale la gran mole di tracce e indizi che nel corso di tale indagine sono emersi; ciò mi ha permesso di elaborare una nuova ipotesi finale.

5) Ti definiresti un teorico degli antichi Astronauti?

Nel corso della mia carriera letteraria sono stato definito in molti modi, ma quello che più mi si addice è la definizione di “Investigatore del passato”, perché è il modo e il metodo utilizzato nella mia indagine. No, non mi ritengo un teorico degli antichi astronauti, ma un sostenitore di tali teorie, si, perché alla luce delle moderne congetture espresse da più parti sul pianeta, che ben s’inquadrano nel panorama evolutivo della razza umana, dal mio punto di vista sono molto più probanti rispetto alle ipotesi profuse sia dalla scienza canonica sia dalle caste religiose.

6) Cosa cercavano questi Anunnaki in terra sicula?..e perché?

Gli Anunnaki, raccontano le cronache semitiche, giunsero sulla Terra per sfruttare le risorse aurifere terrestri. Guidati dal loro comandante Enki, in 50 approdarono sul pianeta circa 450mila anni fa. I primi tentativi di estrarre il prezioso metallo dalle acque dell’oceano fallirono, perché troppo dispendioso si dimostrò il processo di conversione. Il successo arrivo quando furono individuate delle sacche aurifere nei territori dell’Africa meridionale. In seguito e il susseguirsi di diatribe tra il fratello Enlil ed Enki, quest’ultimo oltre ad essere il responsabile delle estrazioni minerarie era un abilissimo scienziato, al quale il Consiglio degli dèi gli ordinò di creare un lavoratore primitivo che sostituisse gli Anunnaki nel lavoro dell’estrazioni minerarie. Così dopo 250mila anni fu creato il primo Homo Sapiens. Il successo portò questi dèi a clonare un certo numero di lavoratori che infine sostituirono gli Anunnaki. Una volta ripristinati i rispettivi ruoli, gli Anunnaki ripresero le loro normali funzioni di esploratori e ricercatori minerari. Giunsero anche in Sicilia dove, nella valle del Simeto, s’imbatterono in una sorgente d’acqua ricca di ferro. Non occorse molto tempo che fu avviato uno studio meticoloso delle aree circostanti, ma in particolare su questa sorgente, i cui parametri chimico-fisici erano talmente atipici rispetto alle acque delle normali sorgenti, che fu necessario un approfondimento. Per eseguire tali compiti, furono realizzate alcune strutture (almeno 4), il cui accesso fu negato agli ominidi presenti sull’isola, come attestano alcune leggende legate al territorio.

7) Sei il primo autore a parlare degli Anunnaki da un punto di vista Italiano…una bella responsabilità ?!.

Non mi da pensiero! Non ho la pretesa di aver scoperto il Santo Graal della storia siciliana, ma di aver messo, semplicemente, in correlazione tutti gli indizi storici, leggendari, cosmologici, astronomici, filologici e altro ancora, che ho trovato sparsi nel panorama della storia antica. Sono orgoglioso del mio lavoro e di essere uno dei primi in Italia che ha avuto il coraggio di squarciare il velo che separa il resto della storia umana dalle mezze verità che fino ad oggi ci hanno propinato. Vorrei riportare un’importante citazione egizia tratta dal famoso Papiro di Ani, risalente alla XVIII dinastia e datato tra il XVI e il XIV secolo a.C., la cui citazione esprime l’essenza di tutta la mia ricerca. Essa vuole essere anche un invito sulla necessità di una ricerca dettagliata, approfondita e costante nel tempo, che vada oltre i preconcetti medioevali ai quali siamo stati abituati. Un’indagine che sia aperta e generosa negli aspetti religiosi, sociali, cosmologici e cosmogonici del Primo Tempo, sviluppatisi tra le popolazioni del versante meridionale del vulcano etneo, all’alba dell’Umanità. Perché in tale territorio si celano molte più verità di quanto vogliono farci credere. La citazione è tratta dal Libro dei morti degli antichi egizi, tradotto da Normand Ellis che, da Il risveglio di Osiride, così recita:
 “ … Ciò che deve essere nominato deve esistere. 
Ciò che viene nominato può essere scritto.
Ciò che è scritto deve essere ricordato.
Ciò che è ricordato vive. …“

8) Secondo te la storia, é da riscrivere ?

Si! Possiamo continuare ad accettare quanto la scienza ufficiale ci propina quotidianamente, ma se vogliamo continuare a evolverci dobbiamo conoscere la Vera storia del nostro passato. Ciò può accadere soltanto se prendiamo coscienza che l’uomo, inteso come Homo Sapiens/Sapiens è il frutto di una manipolazione genetica, messa in atto da coloro che i nostri avi considerarono degli dèi, per servirli. Questo è un dato di fatto riportato in tutte le culture del pianeta e non soltanto nei dogmi religiosi di tutte le religioni. Ogni aspetto della storia umana è costellato della sapienza che gli antichi “dèi” donarono al genere umano agli albori della storia. Le piramidi, ad esempio, le antiche città dell’America meridionale e quelle mesoamericane, Baálbek, Stonehenge e tanti altri siti megalitici sparsi sul pianeta, non furono realizzati dall’uomo, ma con la sua collaborazione. A realizzarle furono gli dèi con le tecnologie a loro disposizione, che gli permisero di trasportare, sollevare e disporre monoliti di svariate tonnellate. La Grande piramide ad esempio, fu costruita utilizzando le pietre estratte nella cava di Assuan, distante 965 Km, ora, possiamo credere a quanto l’egittologia sostiene che furono trasportate per via fluviale, o renderci conto che tale trasporto con i mezzi a disposizione nel 2500 a.C., era umanamente impossibile. La città di Tiahanaco fu costruita su un altopiano che domina una valle il cui dislivello è di 400 mt., in che modo le antiche popolazioni riuscirono a trasportare le enormi pietre ad acca, dal peso di decine di tonnellate, la cui conformazione geologica è composta da diorite, un minerale durissimo da incidere, figuriamoci tagliarle e sagomarle, le cui angolazioni rasentano la perfezione. L’ortodossia afferma che furono trascinate dalla valle fin su l’altopiano, superando degli accesissimi dislivelli. Roba da non crederci! E potrei continuare con centinaia di esempi.

Intervista di Giuseppe Oliva/Giuseppe Ceddia – Team Mistery Hunters


Copyright 2017 Angelo Virgillito



sabato 26 agosto 2017

#Gibil e #Adranòs le #diivinità che si contesero il dominio #religioso in #Sicilia

La complessa storiografia siciliana ci pone limiti e difficoltosi anti rivieni, i cui balzi storici, a volte, ci disorientano, come le colonizzazioni che, pur seguendo una cronologia storica e temporale del tutto coerente con il panorama storico siciliano, essa può essere compresa soltanto scavando nelle tradizioni culturali e religiose di questi popoli che da oltre 4mila anni tenuto sotto il loro giogo la popolazione siciliana. Ecco perché balziamo come grilli, da un periodo storico a un altro, per riuscire a rimettere insieme il complicato panorama storico siciliano, prima dell’avvento dell’ellenizzazione dell’isola siciliana.

Raccontare le probanti teorie e le connessioni che quest’antico dio semitico aveva con la religione delle origini isolane, dobbiamo portarci avanti nel tempo per giungere al I millennio DC, periodo durante il quale è emerso un corollario di dati che possono spiegare alcuni passaggi religiosi del periodo preistorico, che legano la figura del dio Adranòs/Adad, con un’altra divinità sumera che, probabilmente fu la prima divinità maschile che fu adorata insieme alla grande Madre dalle antiche comunità orientali dell’isola.



Ed è tra il caos storico vissuto a cavallo tra il I e il II millennio DC, periodo durante il quale, in Europa, è stato registrato un susseguirsi di movimenti, che a più riprese, indipendentemente gli uni dagli altri, diedero degli altalenanti scossoni politici, religiosi ed espansionistici, al potere costituito, dal cui panorama affiorano delle labili tracce, che rientrano nello scenario semantico del primitivo epiteto divino, ascritto a questa primeva divinità siciliana. Infatti, per quel segmento storico che ci riguarda, in Sicilia, tra l’XI e il XIII secolo DC, si accompagnarono altre colonizzazioni come quelle normanne e sveve che, con le loro influenze di tipo indoeuropeo, storpiarono il termine arabo di Gibel Utlamat in Mons Gibel (il cui significato è: due volte monte). E’ difficile intuire le motivazioni che spinsero gli arabi ad attribuire il nome Gibel Utlamat, tuttavia un’ipotesi può essere formulata, secondo la quale l’idioma Gibel può riferirsi a una corruzione dialettale dell’epiteto divino del dio Gibil, una divinità semitica legata al fuoco.



Chi era questa divinità? Dove si sviluppò il suo culto?
Nella mitologia sumera, Gibil ("il bruciante") è indicato come il dio del fuoco. Secondo alcune versioni, è ritenuto il figlio di An e Ki, An e Shara ovvero di Ishkur e Shala. Più tardi, presso gli Accadi fu chiamato Gerra. In alcune versioni dell'Enûma Eliš,[1] ad esempio, Gibil è presentato come un abile cavaliere che mantiene affilata la lama delle armi, la sua mente è così vasta e sagace che tutte le menti divine messi insieme non possono ragguagliarla e immaginarla.

C’è un unico filo conduttore che lega tutte le divinità che nel corso della storia siciliana si sono succedute o imposti nei culti religiosi dei nativi siciliani, quali signori indiscussi della Montagna etnea, facendo confluire quel particolare misticismo che combinato con una ritualistica esoterica, impressero nel fuoco un’alchimia divina.

Così seguendo un ordine cronologico, secondo quanto fino adesso abbiamo congetturato, la primeva divinità siciliana può benissimo essere identificata con il dio Gibil, discendente della stirpe Enkita. Il passaggio o sarebbe meglio ipotizzare l’usurpazione da parte di Adranòs alias Adad/Adad/Azaz, dio della guerra (termine emerso dalla traslitterazione dal greco all’originario lessico accadico antico. Difatti, la radice semantica della parola Adranòs, è riconducibile al dio della Guerra, Adar/Adad/Azar, altro dio semitico, quest’ultimo legato alla stirpe Ellelita), che nel corso della famigerata guerra degli dèi, scatenatesi durante il II millennio AC, tra le fazioni Enkite e quelle Enllelite, nell’area del bacino orientale del Mediterraneo, che si concluse con la vittoria di questi ultimi, i domini siciliani che un tempo erano sotto l’egida Enkita, passarono agli Enlleliti. Di conseguenza, ogni riferimento a Gibil fu cancellato, tanto che gli storici ortodossi sostengono che Adranòs/Adrano sia stata l’unica divinità nativa della Sicilia. Le uniche prove documentarie, che possono fare da supporto a tale congettura, sono alcuni idiomi e toponimi di antica memoria che, ancora oggi, fanno parte del retaggio culturale delle comunità che in questi territori vivono.

Il susseguirsi poi, di altre civiltà che nel corso della storia, colonizzarono l’isola, astutamente si servirono delle caratteristiche di Adranòs, per agevolare il loro inserimento nelle culture native siciliane. Infatti, le cronache antiche riportano che i Greci identificavano Adrános con il loro dio greco Efesto, che a sua volta era la trasposizione del dio Gibil; con l’arrivo dei romani, quindi dei Latini, Efesto divenne Vulcano, insomma, tutte divinità legate al mondo sotterraneo, quindi al fuoco e al mondo di sotto, cioè l’Abzu, dominio principale di Enki/EA, le cui peculiarità erano ben definite. Essi erano abili forgiatori, costruttori, artigiani divini, tutte doti documentate dagli storici nella cospicua letteratura mitologica.

É opinione di chi scrive, che per ricercare la vera identità di Adrános, si debba prendere in considerazione le caratteristiche di questo presunto dio siculo e confrontarle con quelle delle varie divinità sumere. Gibil, dunque, per i particolari attributi divini, rientra nel panorama delle divinità arcaiche del pantheon mediorientale, che nel corso della storia delle prime civiltà, insediatesi sul suolo siciliano, ha assunto nomi ed epiteti in funzione del corredo culturale e sociologico, sviluppatosi nell’area orientale del Mediterraneo. Di conseguenza Gibil, viene descritto come uno dei figli del dio Enki, per le comunità etnee divenne il dio Adrános. In seguito, con la colonizzazione da parte degli Ateniesi, Adranòs divenne Efesto. Con l’arrivo dei Romani, Adranòs fu identificato con il dio Vulcano. Sono tutte figure soprannaturali legate al fuoco, perché a loro furono ascritte delle abilità artigianali di natura divina, come abbiamo già detto, nel costruire e forgiare oggetti divini.

Le cronache semitiche non chiariscono del tutto la figura divina del dio Gibil, infatti viene menzionato soltanto in alcuni racconti che lo vedono protagonista in alcune vicende. In un racconto semitico, ad esempio, si narra che al dio Gibil fu affidato il compito di addestrare Horon, per prepararlo a vendicare il padre Asar, ucciso dal fratello Satu. Nel testo emerge oltre alle citate peculiarità divine anche, un’abilità intellettiva nel destreggiarsi con una certa maestria bellica nei campi di battaglia, tutte caratteristiche che ritroviamo nei suoi alter-ego del periodo siculo e greco.

Questo dimostra, come abbiamo visto, che le antiche popolazioni ordinavano le loro vite seguendo delle precise regole religiose e, per rendere più semplice e diretto il loro rapporto con gli dèi, attribuendo epiteti e nomi diversi, pur trattandosi della medesima divinità.

Copyright agosto 2017 Angelo Virgillito



[1] Enûma Eliš (in italiano Quando in alto) è un poema mesopotamico che tratta il mito della creazione e le imprese del dio Marduk. Era recitato durante l'akītu, la festa del capodanno di Babilonia. L'opera risale al XIII o al XII secolo AC, al tempo della prima dinastia di Babilonia; se ne conoscono alcune versioni assire del VII secolo AC trovate ad Assur e a Ninive. Le origini dell'opera sono probabilmente sumere: nella versione originale il dio creatore era probabilmente An o Enlil. Apsú e Tiāmat, personificazioni divine delle acque dolci e delle acque salate, si mescolarono dando origine a nuovi dei che, a loro volta, ne generarono altri. Questi giovani disturbavano il sonno di Apsû che decise di ucciderli, contro il parere di Tiāmat, ma fu invece ucciso da uno di loro, Ea/Enki. Tiāmat, irata per il destino del suo sposo, mosse guerra agli altri dei alleandosi con il mostro Kingu e con altre divinità; soltanto Marduk, figlio di Ea/Enki, osò affrontarla, chiedendo in cambio di diventare re di tutti gli dei, e la uccise con una freccia. Poi ne tagliò in due il corpo: una parte diede origine al cielo e l'altra alla terra. 

venerdì 25 agosto 2017

#Terra: laboratorio #genetico #extraterrestre?

    Tra logiche e variabili, congetture e ipotesi, spesso ci si perde nel vasto oceano della conoscenza. Gli innumerevoli tentativi di apprendere nuove informazioni vengono sistematicamente ostacolati da coloro i quali, ingerenti alla conoscenza o assoggettati a un potere deviato, eludono la realtà, proponendo false informazioni. 
     Da anni gli anti-americani contrastano lo strapotere statunitense, adesso si denota un radicale cambiamento di rotta. A essere attaccati, di fatto, ci sono le agenzie governative russe. Come in questo caso:

https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.hackthematrix.it%2F%3Fp%3D15225&h=ATOLTnYvIB0LWpuZpsvwhGnMND4COqXt-qi2JOcLUhWWDC40h5Y1LyfexYy17Pm54evKee3Nw-DJIZbG6-uY_cP9up1zvI1gW4-K5g-LMYhbWCEURJUAF2dEt8poZZUAFBmuHZXmGdaNJks-wNm17W9r3TYtnsJAhWXAvC0YjjKs-gD64H34Mn0qBFuOFccf33X8XvS_mcMzNqlxdp7boHU3tCqXp_mYpf4LexajNLlnirn1XGsziCBFvebyLZCJZ2dW4WNAE_gVPiuK9VNTtK206AcbmRfz



Sono argomentazioni che se pur falsate e devianti, ci spingono ad attente riflessioni. E non è detto che tali ipotesi possano invalidare tutte le altre come quella proposta sull'essere androgino, che secondo una scuola di pensiero New Age, sarebbe una creatura costituita da pura energia, giunta da un universo parallelo, che dopo essere giunto sulla Terra decise di materializzarsi e in seguito di suddividersi in maschio e femmina. Tuttavia questa ipotesi estrema, da molti condivisa, non è conformante con la genesi umana, dal mio punto di vista ritengo che l'uomo si sia evoluto non nel nostro sistema solare, ma in qualche altra parte dell'universo e dopo aver superato gli innumerevoli stadi evolutivi, abbia acquisito una conoscenza di tipo materialistico. I tentativi di evolversi energeticamente, quindi di conquistare la propria immortalità andarono falliti. Frustrati tentarono un approccio estremo, che li portò a creare un laboratorio planetario, dove poter riprodurre le loro antiche sequenze genetiche e per farlo dovettero adeguare la Terra, nata da poco, per tale esperimento. Infatti gli scienziati non sanno spiegare in che modo la prima forma di vita apparsa sul pianeta 4,00 miliardi di anni fa, cioè un protozoo, il primo organismo unicellulare riconosciuto dalla scienza, sia apparso sulla Terra già evoluto. 




E' come affermare che una gestante partorisca un uomo già formato. Altre motivazioni sono da ricercare in tutti quei picchi evolutivi che hanno più volte modificato la stessa evoluzione terrestre (vedi estinzione dei dinosauri). E non per ultimo c'è la diversità etnica della popolazione mondiale, suddivisa in 5 razze principali. In merito all'ipotesi sulla codifica del genoma umano è stato condotto uno studio, sviluppato da alcuni genetisti carzachi, il cui risultato li ha indotti a sostenere che il genoma umano è vecchio di 2,5 miliardi di anni, affermando altresì che gli elementi primordiali presenti nel nostro universo, per combinarsi tra loro e formare i mattoni della vita, occorrerebbero circa 40 miliardi di anni. Un tale rapporto di 10 a 1, lascia ipotizzare che il genoma umano sia giunto in questo universo da un'altro molto più vecchio del nostro Le cronache mitologiche di alcune culture, ad esempio, parlano di creature giunte dal cielo, le quali hanno istradato le prime forme di ominidi su determinati percossi evolutivi, aiutandoli nei rudimenti della conoscenza, affinché si evolvessero secondo determinati parametri. Ciò è avvenuto solo in parte, per la particolare ed unica conformazione genetica che nel corso del tempo si sia auto-modificatesi, costringendo questi studiosi galattici a intervenire più volte sulla creatura terrestre.



In definitiva c'è sempre una remota possibilità sulle tante nefandezze che vengono pubblicate in rete, che un fondo di verità ci sia. Ci sono molte variabili che inducono i ricercatori e i sostenitori della teoria degli antichi astronauti, ad avanzare dubbi e perplessità, tuttavia esistono luoghi
le cui strutture interne scoperte da una squadra del dipartimento dell'Intelligenze rumena, non lascia dubbi sulla presenza di extraterrestri sul nostro pianeta. Esistono sicuramente civiltà molto più progredite della nostra che contravvenendo alle leggi scientifiche terrestri sono in grado di spostarsi da un punto all'altro nello spazio grazie a queste aperture temporali. Quindi io non precluderei a priori una tale possibilità.


Copyright agosto 2017 Angelo Virgillito

sabato 19 agosto 2017

Le antiche #tradizioni culturali forgiate all'ombra dell'#Etna!

Una delle caratteristiche umane è quella di fantasticare; immaginare mondi, uomini e storie che possono appagare l’incertezza di un futuro pieno di contraddizioni. La perdita del sapere, di quella conoscenza cosmica e universale, che da sempre pone le stesse domande esistenziali, non appaga il no­stro io interiore, anche quando crediamo di aver trovato l’elisir di lunga vita. E prendendo spunto da uno di questi momenti estranianti, che ci si rende conto della vastità co­smica della conoscenza e il ruolo che ricopriamo nel disegno divino.



Scriveva Dostoevskij nel suo I demoni: “Amico mio, la verità autentica è sempre inverosimile […]. Per rendere la verità più verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi un po’ di menzogna”.

Un bagaglio di nozioni che favorì una metamorfosi culturale che influenzò le narrazioni delle antiche leggende rendendole enigmatiche e criptiche.

L’uomo moderno ha dato una definizione semplicistica del termine “leggenda”, un concetto legato a fantastici racconti frutto della fantasia dei suoi narratori, tuttavia un’analisi spettrografia delle diverse sfaccettature sul contenuto della stessa leggenda, il suo idioma svela il complesso panorama della sua struttura culturale su cui è stato articolato il racconto. In definitiva il termine leggenda, dal mio punto di vista, andrebbe interpretato come

la storia non scritta e miticizzata di antica memoria!

Un tale pensiero non è soltanto una definizione letteraria per identificare un particolare racconto, che si tramanda da una generazione alla successiva, ma è e rappresenta un “insieme[1]”, cioè un panorama circoscritto, nel quale coesistono tutti gli aspetti sociologici, politici, religiosi, antropologici ed evolutivi, espressione culturale di una particolare comunità e di un determinato habitat, nel quale ogni civiltà si è sviluppata e progredita nel corso della storia umana.

Le leggende, dunque, rappresentano una delle più antiche consuetudini utilizzate dall’uomo e sin dall’Età della pietra. L’uomo a quel tempo viveva di bacche, radici e di selvaggina, inseguendola a volte, per diversi giorni prima di catturarla e, l’unico modo che aveva per tramandare queste conoscenze ai giovani e, per rendere indelebile tali narrazioni nelle menti dei nuovi arrivati nella comunità, escogitarono un semplice sistema: presero a prestito ciò che la natura gli offriva.  Il sole, la luna, le montagne, il vento e la pioggia, furono gli elementi di base su cui furono tradotte le loro vicissitudini quotidiane. Raffigurazioni mitopoietiche direbbero i filosofi moderni nel descrivere quest’approccio rappresentativo in uso tra le piccole comunità familiari del Paleolitico superiore.

L’archeologo Spyridon Marinatos (1901-1974), parlando di come si sono trasmesse le leggende storiche, ha dichiarato:
 I nomi cambiano o sono corrotti. Fatti realmente accaduti sono scambiati con racconti immaginari. I distretti in cui gli eventi accaddero, sono scambiati con altri e, inoltre, il tempo è proiettato indefinitamente a ritroso nel passato.

La Storia, in definitiva, non è soltanto quella riportata dagli storici, ne esiste un’altra mai vergata su manoscritti, o pergamene, o diplomi. Essa è la storia dei vinti, degli oppressi, dei poveri. E' una storia tenuta in vita da labili fiammelle e tramandata oralmente da una generazione all’altra. Con il trascorrere del tempo poi, quei flebili ricordi delle ingiustizie e dei soprusi perpetrati dai vincitori, li hanno trasmutati in epici racconti. Sono storie leggendarie, affasci­nanti e arcane, gelosamente custodite con sacralità e devozione, in cui rispecchia l’entroterra culturale della gente che ha vis­suto in questi luoghi, ma rappresentano anche la chiave di lettura dell’antica sacralità, i cui indizi, a volte, aprono nuovi scenari storici.


Nel libro I Tesori leggendari dell’Etna, c'è tutto questo e tanto altro ancora. 

Circa 200 pagine cariche di  MITICHE AVVENTURE, 
dove uomini leggendari e antichi dèi 
hanno forgiato le più antiche tradizioni culturali
 legate alle comunità etnee e simetine !!!




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www.youcanprint.it/educazione/educazione-generale/i-tesori-leggendari-delletna-9788893324649.html

https://books.google.it/books/about/I_tesori_leggendari_dell_Etna.html?id=xxaajwEACAAJ&redir_esc=y

http://shop.liberrima.it/folklore-proverbi-miti-e-leggende/900602-i-tesori-leggendari-dell-etna-9788893324649.html


Copyright 2017  Angelo Virgillito



[1] Il termine insieme, in questo caso esprime un concetto fondamentale della matematica moderna, dal quale si è sviluppata la teoria degli insiemi. Nell'uso informale gli oggetti della collezione possono essere qualunque cosa: numeri, lettere, persone, figure, concetti, etc., anche non necessariamente omogenei; nelle formalizzazioni matematiche gli oggetti della collezione vanno invece ben definiti e determinati. Il concetto d’insieme è considerato primitivo e intuitivo: il primo perché viene introdotto come nozione non derivabile da concetti più elementari; il secondo perché viene introdotto come generalizzazione della nozione di insieme finito, che a sua volta è immesso dall'analogia con l'esperienza sensibile di scatole che contengono oggetti materiali (tendenzialmente omogenei); questa impostazione si basa sulla convinzione che l'idea di insieme sia naturalmente presente nella mente umana.

lunedì 14 agosto 2017

CHI ERA #GESU' ???

A volte per andare avanti, bisogna fare alcuni passi indietro, perché dopo aver acquisito informazioni, notizie ed esperienze, ti rendi conto che molte verità non collimano più con il tuo credo o fede, come dir si voglia. L'uomo è strettamente collegato a questa forma di spiritualità rendendolo parte insostituibile dell'energia che anima l'universo.



Proviamo a riflettere sulla figura di Gesù. Qualcuno afferma che non è mai esistito, altri lo voglio fuggito in Kashmir, dopo la presunta crocifissione, altri ancora lo ritengono il figlio di Dio, altri un alieno. Supponiamo che sia esistito veramente e abbia abbracciato la causa che in poco tempo lo portò ad essere arrestato e poi crocifisso.




Allora mi chiedo e chiedo a voi se i testi biblici sono un raggruppamento di fatti ed episodi rubati alla storia di altri popoli, Gesù che cosa predicava? Erano a centinaia le persone che ascoltarono i suoi sermoni, le sue parabole, possibile che nessuno scriba abbia riportato le sue oratorie? Qualcuno conosce i suoi lineamenti? 





Siamo pronti a scagliarci, contro il talmud ebraico, il corano e la bibbia, ma nessuno è all'altezza o ha le conoscenze scientifiche e religiose per stabilire quale furono le sue vere parole.


Siamo pronti a difendere le nostre idee religiose, pur sapendo che molte di quelle verità sono il frutto di continue elaborazioni esegetiche. 

Voi cosa ne pensate ?
Saremo mai in grado di risalire alla Verità?



Copyright agosto 2017 Angelo Virgillito


UNA FANTASTICA PROMOZIONE EDITORIALE !!!


UNA FANTASTICA

 PROMOZIONE EDITORIALE !!!

L'Autore del libro (Angelo Virgillito) in collaborazione con l'Associazione 
"LA ROSA DEI VENTI ETNEI"

PROPONE AL COSTO DI  



un viaggio fantastico tra le guglie annerite dell'Etna dove miti e leggende di un tempo che fu e che mai sarà più, hanno segnato le tradizioni e la Storia dei nativi siciliani della Valle Simetina.

UNA AVVENTURA LUNGA 298 PAGINE


" I TESORI LEGGENDARI DELL'ETNA "

IN FORMATO PDF 


Chi da piccolo non ha mai fantasticato d'essere un ardimentoso cavaliere senza paura, pronto a salvare delle giovani fanciulle indifese o di avventurarsi in terre inesplorate alla ricerca dell'elisir di lunga vita. E quante volte abbiamo sognato d'essere dotati di poteri sovrannaturali e persino magici per combattere le iniquità degli uomini malvagi per poi, adagiarci sugli allori della vittoria. Ed è quello che ha fatto Angelo Virgillito nel suo libro "I tesori leggendari dell'Etna", che non è e non rappresenta una ricerca storico-scientifica sulle tradizioni delle comunità etnee, ma è semplicemente una raccolta delle più celebri e antiche leggende e dei suoi inestimabili tesori culturali, dove le antiche tradizioni popolari s'intrecciano con fatti ed episodi storici. Nel suo strutto letterario, l'autore fa emergere sia gli aspetti storici sia quelli leggendari, interfacciandoli tra loro, offrendo al lettore nuovi spunti alla già decantata ricerca canonica. Un viaggio dunque, tra fantasia e realtà, le cui tappe evoluzionistiche delle comunità simetine ed etnee, hanno scritto la loro storia sin dalle loro origini.

Pippo Virgillito
Consigliere Regionale di "SiciliAntica"


Inviami una mail al seguente indirizzo mail 

iventietnei@gmail.com

e ti spiegherò come averlo

Copyrighy 2017 Angelo Virgillito



domenica 6 agosto 2017

21 RAZZE #ALIENE PRESENTI NEL #SISTEMA #SOLARE!

     Uscire dagli schemi imposti dall'ortodossia, molto spesso ci porta su riflessioni che spaziano nell'universalità del Cosmo. E non passa molto tempo che ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli e insignificanti, ma siamo, altresì, consapevoli di essere frutto dell'evoluzione. 
      Siamo creature terrestri, inseminate nell'habitat di questo pianeta e crediamo di essere gli unici custodi del sapere, perché qualcuno così ci ha indotto a credere. 
        Pensiamo di essere degli illuminati perché ci hanno indotto a credere a un dio superiore e, nonostante le contraddizioni e le lacune che gravitano nella sfera umana della religiosità, continuiamo a vivere nel nostro mondo fatato. Poi, però, giunge quel momento in cui una mattina ti svegli e ti rendi conto che la vita, così come ci viene imposta, è tutta un'inganno.
       Spinti dalla curiosità, iniziamo a indagare, a cercare tutte quelle risposte alle miriade di domande che iniziano a balenare nelle nostri menti. Quando poi, inizi a valutare altre teorie, che non sono conformanti al pensiero ortodosso, vieni subito tacciato come se avessi perso il lume della ragione. 
        Già proprio così!
       Eppure, grazie a queste nuove e coraggiose teorie, molti fatti ed eventi storici e religiosi, come per magia, aprono dei panorami del tutto coerenti e plausibili sia sulla nostra genesi umana, sia su chi realmente ci ha creati.
     Le teorie sugli antichi astronauti o su quegli oggetti non identificati che sorvolano i nostri cieli, in questi ultimi anni, hanno avuto una escalation senza precedenti. Molti asseriscono che questi essere non terrestri provengono da altri mondi, altri affermano che sono creature iper-dimensionali, provenienti da universi paralleli e, altri ancora, dichiarano che sono la nostra progenie, evolutasi nei secoli che seguiranno e stanno tornando indietro nel passato per avvisarci a quale destino l'umanità si è votata.
      A tali creature sono stati affibbiati moltissimi nomi: grigi, rettiliani, Arconti, arturiani, pleiadiani, Anunnaki, ecc. ecc., che secondo alcune fonti farebbero parte di quelle presunte 160 razze aliene che visitano il nostro pianeta. Alcune di esse avrebbero delle basi, proprio sul nostro pianeta, altre collaborerebbero con alcune agenzie governative. 
        
Alcune riproduzioni di presunte creature aliene
      

Eppure qualche anno addietro mi capitò di conoscere uno dei più illuminati cosmologi italiani. Le sue conoscenze se fossero state accettate e utilizzate dai cosiddetti "accademici" oggi molte verità sarebbero state confutate e la totalità dei dogmi religiosi sarebbero caduti. Secondo questo illustre cosmologo, le razze aliene presenti nel nostro sistema solare sono 21, di cui 7 hanno basi sulla terra.
       Spiegare in che modo sia giunto a tali conclusioni è difficile anche per me, tuttavia e, per chi ha voglia di cimentarsi nella ricerca, vorrei sottolineare due aspetti fondamentali che stanno alla base del costrutto letterario che sono: i numeri 21 e 7. Due numeri che nel panorama esoterico, simbolico e alchemico sono propedeuci a ogni analisi si voglia sviluppare.  


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©  Agosto 2017

Angelo Virgillito

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