domenica 4 settembre 2016

"IL CUSTODE" il mio primo romanzo !!!

Salve amici voglio rendervi partecipi del mio ultimo lavoro (ancora in corso d'opera). Qualche tempo addietro ho deciso di cimentarmi a scrivere il mio primo romanzo autobiografico. L'ho voluto ambientare in uno scenario fantascientifico, perché mi sembra molto più realistico delle storielle che la scienza ufficiale ci propina di continuo. La storia è quella di un giovane che a seguito di una serie di circostanze sarà istruito e guidato da un gruppo di creature non terrestri a divenire il custode di segreti millenari.
Quello che segue è la prima stesura del primo capitolo.


CAPITOLO PRIMO


Lungi da l’anima
nostra il dolore, veste cinerea.
È un misero schiavo colui
che del dolore fa la sua veste.

Gabriele D’Annunzio,
Canto dell’ospite, dal Canto novo.

A
lfredo, quella mattina era uscito da casa più arrabbiato del solito, perché ancora una volta aveva litigato con il padre che, da quando aveva perso la moglie, ingurgitava litri d’alcol a ogni ora del giorno e della notte. Era l’ennesima lite che Alfredo affrontava quotidianamente con il padre nel vano tentativo di allontanarlo da quell’ossessione, che lo perseguitava ormai da diversi anni, ma era con le fobie allucinatorie di Sebastiano che Alfredo doveva confrontarsi ogni giorno. Era l’angosciante situazione che si era venuta a creare con la morte di Regina, mamma di Alfredo, per la quale Sebastiano, suo padre, non riusciva più a darsi pace, affogando il proprio dolore nell’alcol.
Tutto ebbe inizio a Tumilia diversi anni fa in quel piccolo paesino arroccato su una collina vulcanica, che secondo gli storici, risaliva addirittura al periodo del tardo pleistocene e, da quando poi, un decennio addietro, durante alcuni scavi nella parte antica del paese, per la ristrutturazione di una vecchia abitazione, alcuni operai riportarono alla luce dei resti fossili, il piccolo centro divenne l’ombelico del mondo. Archeologi, antropologi, geologi, studiosi, fotografi, cameraman televisivi, giornalisti sia nazionali sia stranieri accorsero a frotte, per filmare, fotografare, sviluppare ipotesi scientifiche, parascientifiche e persino assurde. Comunque sia da quel giorno il piccolo centro di Tumilia fu innalzato agli albori delle cronache e annoverato come uno dei siti archeologici di epoca preistorica più importanti del pianeta. La scoperta scosse notevolmente la quiete e le abitudini della piccola comunità. Occorsero settimane per riportare il paese alla normalità, anche se di tanto in tanto dei gruppi di studiosi e ricercatori agitavano un po’ le acque con domande, a volte persino fastidiose. Ciò non di meno la scoperta aveva rinvigorito l’economia del paese, o almeno di quelle piccole trattorie secolari, dove il più delle volte erano i luoghi di svago serali della maggior parte degli abitanti del borgo. L’unico amareggiato e scontento di questa nuova scoperta scientifica fu il proprietario della casa, che dal momento della scoperta si vide, per ovvie ragioni, espropriare quel piccolo lotto di terra sul quale aveva riposto le speranze future di tutta la sua famiglia.
Ovviamente l’amministrazione comunale si attivò per conferirgli un altro lotto di terreno un po’ più grande ma, decisamente, in una zona disagevole e parecchio distante dall’unica piazza principale del paese. Al contadino non rimase altro da fare che accettare a una condizione: che il comune si facesse carico anche delle spese per la costruzione della nuova abitazione. L’importanza della scoperta fu così eclatante, tanto che agli storici fu richiesto di riscrivere alcune pagine sull’evoluzione preistorica della zona, che accettarono di realizzare la nuova abitazione a spese dei contribuenti comunali. 
La storia di Tumilia, raccontata negli antichi scritti, narra che quel territorio era stato sempre abitato dall’uomo, fin dalla sua comparsa sulla terra, milioni di anni fa. Posto su un promontorio collinare, la cui sommità formava un piccolo altopiano pianeggiante di forma semicircolare che si affacciava su una lussureggiante valle, manifestava la sua troneggiante fierezza. Dalla sua vetta poi, si riusciva a scorgere persino la lontana costa bagnata da un mare spumoso, le cui onde infrangendosi sulle frastagliate rocce, volteggiando cantavano il loro inno alla vita.
Su quest’ampia radura collinare, che dominava l’estesa pianura sottostante, una grande roccia basaltica, emergeva dal ventre della Grande Madre che, con i suoi picchi acuminati, padroneggiava l’intero versante orientale della valle. Quella sua forma agugliata era una vera opera d’arte, scolpita dall’estro di Madre natura e posta in quel luogo come simbolo di bellezza, possanza e dominio. I molti viaggiatori che per quella valle fiorita e carica di profumi sono passati, la cui umana memoria ricordi, i loro sguardi non distoglievano da quel promontorio. Ammagliati da così tanta maestosità ed eleganza e in cuor loro pensavano che a scolpire quel luogo fosse stata la possente mano di Dio. Da quella cattedrale di muta roccia, magicamente, fuoriusciva un copioso rivolo d’acqua, che fu fonte di vita da quando l’uomo comparve in quell’eden di rigogliosa natura. La più pura e limpida acqua che, l’uomo, abbia mai visto o bevuto e in molti, ancora oggi, credono che quell’acqua abbia dei poteri curativi e persino miracolosi. Gli anziani osavano dire e forse era anche vero, che quel luogo, da sempre, era un posto con poteri straordinari e, per le stranezze della natura a rafforzare quest’idea, nei cuori dei suoi abitanti, c’era la convinzione secondo la quale la longevità della cittadinanza era dovuta a quell’acqua miracolosa.
Forse qualcosa di miracoloso c’era veramente in quel pianoro, la cui idea scaturisce da una riflessione sugli aspetti fisici, geologici ed elettromagnetici presenti in quest’area. Infatti, se poniamo in connessione tutti questi fattori scientifici, come la stretta vicinanza alla caldera vulcanica dimora degli dèi pagani e le forze energetiche, che attraversando tutto il pianeta, orizzontalmente e trasversalmente, notiamo che intersecano centinaia se non addirittura migliaia di volte tra loro, creando dei punti nodali di grande forza e lucentezza. Se poi le facciamo interagire con gli aspetti fenomenici della Natura insieme con quelli metafisici, il risultato e ciò che da questo luogo scaturisce. É un flusso d’energia che si pone in relazione con il tutto, con le energie fluttuanti dell’universo, con ogni particella creatrice della materia, perché in esso vive e muore la vita in tutte le sue forme, in una spirale eterna.   
Gli uomini superavano i cent’anni di età senza sentirne il peso, mentre le donne si mantengono belle fino a tarda età. Visto da lontano il piccolo borgo offre un panorama mozzafiato, di sera poi, le luci fioche delle abitazioni sembrano piccole stelle che s’innalzano al cielo.
La famiglia di Alfredo ha sempre vissuto in questo luogo dal fascino misterioso e arcano. Si narra che il suo casato discende dai padri fondatori del piccolo borgo e che da una generazione all’altra, hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita del paese. La famiglia di Alfredo e fin dove giunge la memoria degli antichi annali, era considerata la pietra miliare, la guida della comunità e cosi via, dimostrando sempre un’umiltà e un senso di fratellanza nei confronti della comunità, che al sol raccontarlo non ci si crede.


 
ATTENZIONE le foto non sono quelle che appariranno nel libro

      Il nonno di Alfredo, raccontano gli anziani del borgo, durante la seconda guerra mondiale, impedì, con un banalissimo stratagemma, che quel gruppo di tedeschi giunti in paese durante l’occupazione nazista, sterminassero la popolazione locale. Invero, quando in paese si diffuse la notizia che una piccola forza d’attacco nazista stava avanzando per occupare la borgata di Tumilia, il nonno di Alfredo predisposte un piano azzardato, che avrebbe salvato sia gli abitanti del paese, sia le loro abitazioni e, soprattutto i loro averi. Infatti, quando il contingente nazista fu in prossimità del paese, l’ufficiale in comando predispose i suoi uomini per fronteggiare l’eventuale resistenza degli abitanti di quel piccolo e sperduto borgo di campagna, ma quando videro che l’intera popolazione gli andò incontro, sventolando bandiere e urlando slogan germanici furono disorientati. Ben presto si ritrovarono a socializzare gli uni con gli altri. Gli dissero che quella comunità era di origini nordiche e, per tal motivo si consideravano degli esuli in una terra straniera. L’intero battaglione nazista restò attonito di fronte alla storia che gli anziani del borgo raccontarono. Furono così bravi che non occorse molto tempo per convincere quella forza d’occupazione.I pochi che hanno avuto la fortuna di ascoltare o di essere stati così fortunati da poter leggere la storia del loro casato, ne sono rimasti affascinati; sembrava che la famiglia di Alfredo si fosse materializzata da un libro di favole. Ma la realtà era ben diversa, perché nei loro cuori e nelle loro menti custodiscono uno dei segreti più reconditi della storia umana. Non avevano capacità sovraumane o chi sa cos’altro, ma erano capaci di trovare sempre una soluzione per salvare o scampare a ogni evento che nel corso della storia del piccolo borgo, aveva messo in serio pericolo la sopravvivenza dei suoi abitanti, come se una forza invisibile guidasse il loro intelletto. 
Ci fu un giorno che uno degli ufficiali, durante un banchetto offerto dagli anziani del borgo e dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, di quel saporito nettare, che soltanto le vigne della zona riuscivano a produrre, affermò: “Questo luogo è strano, a volte, ho la sensazione di essere avviluppato e racchiuso in una bolla incantata … se qualcuno me lo descrivesse, penserei che mi stesse raccontando una di quelle fiabe dove maghi e fate hanno il compito di proteggerne i luoghi!”.
Forse, quell’ufficiale nazista non era poi, tanto lontano da una verità arcana, magari non erano maghi e fate a proteggere il borgo e i suoi abitanti, ma altre forze ben più poderose e occulte.
 Quei soldati tedeschi rimasero a lungo nel paesello e, per tutto il tempo della loro permanenza furono trattati come fratelli e non fu gli dato nessun motivo per dubitare di questo loro comportamento, anche se a ogni loro passo o capannello c’era sempre qualcuno del paese che spiava le loro mosse.
Le informazioni viaggiavano più veloci del vento, mentre il nonno di Alfredo con il resto degli anziani disponeva, di volta in volta, il da farsi, questo fino a quando le sorti della guerra non volsero in favore degli alleati. Tuttavia, quando al comandante della guarnigione nazista gli fu ordinato di abbandonare la zona e retrocedere nelle retrovie, gli abitanti continuarono la loro commedia e come alcuni anni prima gli andarono incontro ricevendoli festosamente, ora li accompagnavano fin all’uscita del paese, salutandoli per l’ultima volta. Soltanto, quando furono ben lontani i tumilesi, si lasciarono andare in festose grida di gioia e per tre lunghi giorni festeggiarono la loro salvezza.


 
ATTENZIONE le foto non sono quelle che appariranno nel libro




 Un altro eroico episodio scritto negli annali del paese, vide protagonista il trisavolo di Alfredo, il quale fece credere a un ufficiale di Napoleone che l’acqua avesse delle proprietà miracolose e chi ne avesse bevuto, avrebbe ricevuto grandi doni e più acqua avrebbe bevuto più doni avrebbe ricevuto. Si narra che Napoleone ordinò di far riempire migliaia di barili con l’acqua di quella fonte e, per gratitudine, lasciò persino un forziere pieno d’oro che gli abitanti del borgo, in seguito utilizzarono per rafforzare e consolidare il borgo, quando le truppe francesi lasciarono la zona.
Infine un altro antenato di Alfredo, insieme con altri quattro suoi valorosi amici appartenenti al suo stesso clan, nei primi anni del secondo millennio, fu costretto a ingaggiare una furente battaglia contro un enorme drago, che in quel luogo aveva deciso di costruirsi il suo nido. E dopo aver preso il suo cuore e la sua anima, seppellirono ciò che restava di quella creatura infera sotto l’antico e unico ingresso della pianura. Fu seppellito in quel luogo, racconta la leggenda, affinché la sua anima immortale, ormai domata, proteggesse il villaggio dalle forze del male. E sembra che da quel giorno a oggi, il piccolo centro di Tumilia, sia riuscito a mantenere integro il suo corso evolutivo, anche se qualche scossone nella sua lunga storia ha fatto vacillare l’integrità morale ed economica del paese.
Ovviamente non sono mancate le difficoltà, ma tutte si sono risolte come se avessero avuto uno sviluppo inatteso quasi magico, dovuto forse, all’onnipresenza dell’anima di quella creatura leggendaria........



Copyright Angelo Virgillito

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