lunedì 28 marzo 2016

IL VIDEO DI PRESENTAZIONE DEL MIO LIBRO "I TESORI LEGGENDARI DELL'ETNA"

       Con grande gioia vi presento il mio primo video quale presentazione del mio libro "I Tesori Leggendari dell'Etna", edito dalla Youcanprint edizioni. 




Il video è una produzione fatta, come si suol dire, in casa, utilizzando le melodiose musiche, appositamente composte da un mio caro amico, compositore e cantautore, Angelo Lizzio, le immagini sono state scelte da Angela Grasso, i testi ovviamente sono stati da me personalmente approvati. 

Il video è stato caricato ed è possibile visionarlo. attualmente su Youtube, in seguito sarà promosso anche su altri canali.




Copyriright marzo 2016  Angelo Virgillito

venerdì 25 marzo 2016

Le origini delle comunità siciliane sono mediorientali !!!

Nel corso della mia lunga indagine mi sono chiesto spesso quale fosse il legame che univa le popolazioni sumere con le comunità siciliane e alcune risposte le ho trovate nella traslitterazione dei diversi toponimi di quei territori che furono teatro della storia antica, molte altre invece, aspettano, pazientemente, di essere svelate.
  
La storia, per quanto si siano evolute le popolazioni siciliane, ha la tendenza a ripetersi, infatti, un'analisi attenta al periodo post-ellenico mette in luce alcune anomalie legate al colonialismo dell'isola. Infatti, con l’espansionismo dell’impero romano, che sarebbe stato meno invasivo rispetto a quello ateniese, le comunità siciliane dovettero ancora una volta, abbandonare le vecchie credenze per far posto alle divinità romane, così accadde anche quando giunsero gli eserciti saraceni e prima di loro i bizantini.  L’apporto sociologico e religioso che i saraceni imposero alle popolazioni siciliane permise un certo sviluppo culturale coadiuvato da una certa libertà di culto. Nonostante la presenza variegata dei culti religiosi, nella Val del Demone, gli arabi, dal nostro punto di vista, cercarono di riportare alla luce le antiche credenze religiose legate alle prime comunità che giunsero in terra di Sicilia. Gli indizi che ci permettono di formulare tale ipotesi sono diversi: dal nome che diedero sia alla valle sia all’omonimo fiume Simeto, ribattezzandoli rispettivamente come la valle di Mosè e il fiume di Mosè che, insieme alla catena montuosa posta a occidente dell’Etna, hanno uno stretto retaggio mediorientale.


Le connessioni con le culture mediorientali non si limitano soltanto alla ri-assegnazione degli idiomi di determinati luoghi che richiamano alcuni aspetti religiosi della Chiesa delle origini, a essi si accostano anche alcune traslitterazioni i cui epiteti e radici lessicali sono riconducibili alle antiche divinità sumere. Queste affermazioni non sono il frutto di mere congetture ma una stretta analisi filologica sulla derivazione dei toponimi siciliani nella sua forma dialettale, i cui studi hanno dimostrato che il novantacinque per cento delle parole dialettali siciliane sono di origine sumera. Una di queste è il forte legame che intercorre tra l’idioma attribuito alla catena montuosa a occidente dell’Etna, monti Nebrodi con il dio sumero Nabu, figlio del dio Marduk e nipote di Enki. Un altro accostamento con il pantheon divino degli Anunna(ki) lo riscontriamo nell’antico nome che gli arabi imposero al villaggio di Inessa (antica Paternò) attribuendogli il nome di Batarnù, il cui significato è molto vicino al significato di: casa di Anu. Un villaggio che inizialmente doveva essere uno dei luoghi più mistici ed esoterici di tutto il versante orientale siciliano.


La stessa sorte spettò anche all’imperioso vulcano etneo, dovuta all’importanza che diedero le comunità simetine nel suo aspetto religioso, associando la nomea alla natura fisica del vulcano. Ed è grazie al panorama religioso che gli studiosi sono riusciti a risalire al nome con il quale questa divinità primeva era conosciuta in epoca fenicia: Attano. In seguito, avvenne una separazione di tipo religioso-culturale; il vulcano o le sue manifestazioni effusive, fu separato dall’aspetto metafisico del dio che viveva al suo interno. Adranòs quindi divenne una figura prettamente metafisica, mentre il vulcano fu inteso come una delle esternazioni del pianeta. D’altronde l’era scientifica, sviluppatasi durante l’epoca greca, ha ribaltato numerose concezioni scientifiche, che hanno demolito molti dogmi religiosi preistorici.


Il nome del vulcano comunque nel corso dei secoli ha continuato a subire trasformazioni: durante l’epoca greco-romana da Attano divenne Aetna, derivazione del vocabolo greco aitho (bruciare) e tale rimase fino a quando sul suolo siciliano non giunsero gli arabi (VII secolo d.C.) che lo chiamarono Gibel Utlamat (montagna di fuoco). Si accompagnarono altre colonizzazioni come quelle normanne e sveve che, con le loro influenze di tipo indoeuropeo, storpiarono il termine arabo in Mons Gibel (il cui significato è: due volte monte).

Nel tardo Medio Evo, le popolazioni isolane subirono gli influssi della lingua latina e il termine Mons Gibel, ancora una volta, fu trasformato in Mongibello, il cui significato potrebbe quasi voler rimarcare la possanza della grandezza del vulcano; infatti, la parola Mongibello ha una doppia derivazione e significato. Il termine Mongibello, nella lingua italiana, è un vocabolo che incorpora due termini: mongi che sta a indicare monte, montagna e djebel, di derivazione araba, avente il medesimo significato. Di conseguenza quando noi troviamo scritto nei depliant turistici, il termine Mongibello è come se stessimo leggendo: “Montagna Montagna”. Perché i latini ebbero la necessità, di rendere evidente il valore di questo vulcano, o forse, volevano mettere in risalto la molteplicità dei suoi significati in funzione del suo aspetto interpretativo, che poteva essere esoterico, religioso e astronomico, fornendo la traccia o l’indirizzo per un percorso molto particolare?

Non è un caso o mera congettura se l’Etna si presta a diverse interpretazioni, le cui cause vanno ricercate tra le conoscenze di tutti quei popoli che hanno colonizzato l’isola sin dai suoi primordi. Uno dei suoi accostamenti più espressivi, ad esempio, lo troviamo nell’interpretazione che gli antichi abitanti del territorio etneo diedero ai famosi Molossi, una sorta di cani divini che Adranòs, dio della Montagna, pose a guardia del suo tempio ma, come scrissi nel mio libro “Il tempio perduto degli Anunnaki”:


[…] è probabile che gli antichi nativi dell’isola siciliana che vivevano a ridosso del vulcano, esprimessero i loro concetti cosmologici e sacri attraverso questo simbolismo, demandando questo compito al cane/molosso, che nel nostro caso è o potrebbe essere o far parte del gruppo di divinità, ben identificabile nella costellazione del Cane, dove luminosa eliacamente sorge la stella Sirio. Quest’ultima, secondo alcune cronache mitologiche, è il luogo d’origine degli dèi. Difatti studi recenti hanno dimostrato che la stella Sirio o stella del Cane o stella Canicola, durante le fasi che intercorsero tra il periodo prima del Diluvio e, quello subito dopo, era visibile soltanto nella parte a sud del 27° parallelo e con il susseguirsi delle ere precessionali, tale stella si è resa visibile nell’intera area dell’emisfero settentrionale. Questa particolare quadratura astronomica potrebbe spiegare la motivazione che spinse gli antichi dèi a costruire i loro monumentali templi terrestri proprio lungo la linea equinoziale del 30° parallelo. Se allarghiamo la ricerca cosmologica a tutte le antiche civiltà, riscontriamo gli stessi concetti religiosi, laddove gli antichi sacerdoti focalizzavano i loro rituali in direzione della porzione celeste, dove le Pleiadi, la cintura di Orione e le costellazioni del Canis Major e Minor, si trovano. Se allarghiamo i diversi punti di vista degli accademici o dei semplici cultori di storia patria, anche se le teorie più ardite propongono altre costellazioni, comunque sia i concetti o i rituali magici a esse correlati si raffrontano nelle stesse interazioni sviluppate nelle antiche civiltà del passato. Oggi possiamo soltanto ipotizzare quale importanza avesse la stella Sirio nella cultura delle entità aliene e perché gli antichi avessero una particolare ossessione per tale stella. Ci sarà un motivo per il quale le antiche popolazioni abbiano scelto proprio la costellazione del Cane, rispetto a tutte le altre, magari perché gli dèi che giunsero sulla Terra provenivano da tale sistema planetario?





Un bagaglio di nozioni che favorì anche una metamorfosi culturale che influenzò le narrazioni delle antiche leggende rendendole enigmatiche e criptiche.
L’uomo moderno ha dato una definizione semplicistica del termine “leggenda”, un concetto legato a fantastici racconti frutto della fantasia dei suoi narratori, tuttavia un’analisi spettrografia delle diverse sfaccettature sul contenuto della stessa leggenda, il suo idioma svela il complesso panorama della sua struttura culturale su cui è stato articolato il racconto. In definitiva il termine leggenda, dal mio punto di vista, andrebbe interpretato come

la storia non scritta e miticizzata di antica memoria!

Un tale pensiero non è soltanto una definizione letteraria per identificare un particolare racconto, che si tramanda da una generazione alla successiva, ma è e rappresenta un “insieme”, nel cui gruppo coesistono tutti gli aspetti sociologici, politici, religiosi, antropologici ed evolutivi, che sono l’espressione culturale di una particolare comunità e di un determinato habitat, nel quale ogni civiltà si è sviluppata e progredita nel corso della genesi umana.


In definitiva le leggende se da un certo punto di vista sono dei fantastici racconti che risvegliano ricordi di quando eravamo bambini, durante i quali sognavamo avventure rocambolesche e duelli contro draghi o maghi cattivi. Dall'altro, ci dobbiamo confrontare con un aspetto, molto più importante, che può chiarire o farci meglio comprendere, la storia umana letta da una prospettiva differente, perché tali racconti sono lo specchio della vita sociale, religiosa, politica ed evoluzionistica di quel dato tempo, su cui gli studiosi dovrebbero indagare. 


Copyriright - marzo 2016 - Angelo Virgillito

sabato 19 marzo 2016

Gli Anunnaki in Sicilia, le teorie di Angelo Virgillito

              Ormai sono quasi tre anni da quella fatidica data del 21 giugno 2013, che, per le strane coincidenze della vita, coincise astrologicamente con il solstizio d'estate, è stato pubblicato il mio libro "IL TEMPIO PERDUTO DEGLI ANUNNAKI". Un libro che ha segnato un cambiamento radicale della mia vita. 


         Un libro che ti prende per mano e ti fa sognare a occhi aperti, riportandoti indietro nel tempo, a riscoprire, tra l'altro, il mito del dio Adranòs vissuto alle pendici meridionali dell'Etna, un luogo sacro ricco di verde alternato ai vari picchi di lava tagliente protesi verso il cielo come le guglie di una cattedrale gotica! Lo puoi richiedere su: www.amazon.it, www.booxtore.it, www.giardinodeilibri.it, www.macrolibrarsi.it, www.cerchiodellaluna.it, Hoepli.it, www.bibliotecauniversitaria.it e in tanti altri siti online.




           
21/06/2013: presentazione in prima nazionale del libro "Il tempio perduto degli Anunnaki", avvenuta nei locali della biblioteca comunale "G. B. Nicolosi" di Paternò (CT). Al tavolo di lavoro da sx: Barbara Cassisi, Salvo Torrisi, l'autore Angelo Virgillito, Agnese Virgillito (giornalista Mediaset), Pippo Virgillito.
     

L'autore insieme con Agnese Virgillito

         La pubblicazione del libro mi ha dato molte soddisfazioni, grazie anche all'interesse suscitato a livello nazionale, ma nel corso di questi anni ho dovuto registrare molte delusioni su persone che si erano palesate come amici ma che in realtà, si sono dimostrate delle serpi, colpendomi alle spalle, ferendo il mio amor proprio e tentando di boicottare la mia immagine di scrittore e di persona leale e solare, quale io sono. 
         Dall'altro lato sono orgoglioso di affermare che durante questo cammino ho incontrato soprattutto tantissimi altri Amici, veri, alcuni, purtroppo, falsi, e quando me ne sono accorto li ho lasciati alla loro particolare visione del mondo e dei concetti di amicizia e lealtà, ma questa è la vita non sempre si può trovare Amicizia, Sincerità, Onestà e rispetto del lavoro e del pensiero altrui, in ogni persona che si incontra. 

Conferenza in diretta streaming con Mauro Biglino, al tavolo dei relatori da sx: Davide Ferrara (vice presidente CUN-Sicilia) l'autore, Francesco Raneri, docente universitario, Antonino Caruso, presidente della Pro loco di Ragalna, dove si svolse l'incontro 
        
         Per fortuna non siamo tutti uguali e questa diversità ci rende dei privilegiati nel panorama della vita su questo meraviglioso pianeta, ma non tutti riescono a guardare oltre il loro naso; spinti dall'orgoglio, dall'ignoranza o da esperienze mistico-religiose, che secondo il loro punto di vista, pensano di essere dei "prescelti" il cui pensiero, contorto, li spinge ad arrogarsi il diritto del "so tutto io !!! ". Eppure le loro esperienze se fossero ben indirizzate potrebbero contribuire, e non poco, al risveglio delle coscienze, ma costoro purtroppo li utilizzano in modo errato, di fatto, anziché avvicinare le persone a una riflessione diversa molto più vicina alla Verità, le allontanano con spauracchi di diversa natura che a seconda dei casi possono essere sia verbali sia psicologici.

         Questo articolo però non vuole essere un inno agli aspetti negativi dell'indole umana, ma un elogio alle sue virtù. Infatti, sono molte le persone che ho conosciuto in rete che mi hanno dimostrato affetto e vera Amicizia ed è a loro che dico grazie dal profondo del mio cuore. Alcuni addirittura mi hanno aiutato a percorrere questo nuovo cammino di conoscenza fornendomi indizi e informazioni che hanno acceso la mia curiosità, permettendomi di approfondire e allargare le mie conoscenze, ma soprattutto mi hanno permesso di sviluppare nuovi schemi di ricerca. Ed è grazie a loro se oggi la mia indagine è giunta a determinare tutta una serie d'ipotesi, secondo le quali una razza aliena ha messo profonde radici in uno dei paradisi del mar Mediterraneo: la Sicilia.


IL PENTALFA  CHE EMERGE DALLE MIE INDAGINI, ATTUALMENTE IN CORSO


        Ed è sul versante orientale dell'isola che sono emerse tutta una serie d'informazioni che, per quanto se ne possa dire, confermerebbero la presenza di una base aliena nel sottosuolo della Piana di Catania. Per coloro che vogliono approfondire consiglio la visione della mia ultima intervista condotta da Fabio Sipolino e promozionata nei canali Youtube al seguente indirizzo: 


Ma chi è Angelo Virgillito? Lo potete scoprire leggendo questa intervista condotta da Giuseppe Oliva della Mistery Hunter wordpress:

1) Chi é Angelo Virgillito?

Angelo Virgillito è un ex giornalista siciliano free-lance, nato a Catania cinquantacinque anni fa, vive e lavora a Ragalna, un paesino della fascia pedemontana meridionale dell’Etna. I suoi esordi nel giornalismo risalgono al 1987 collaborando con il quotidiano catanese Espresso Sera. La sua carriera giornalistica è una continua ascesa, infatti, dal 1988 al 1990 divenne il responsabile della cronaca nera per Catania e provincia per il suddetto quotidiano. Furono anni particolarmente cruenti per la provincia catanese a causa della guerra di mafia che si scatenò tra le rivali fazioni criminali presenti nel territorio. Intanto le sue collaborazioni si allargano con i quotidiani La Sicilia e La Gazzetta del Sud, con Rai-Sicilia e con le emittenti televisive Antenna Sicilia, Teletna e TelevideoInn. Nel 1990, grazie a una borsa di studio europea, ha frequentato un corso di formazione professionale giornalistico, con stage in diversi Paesi dell’Unione Europea, ottenendo un attestato formativo europeo riconosciuto dall’Ordine. E’ la passione per i libri che lo spinge nel 1995 a scrivere il suo primo libro in versione ridotta: “I tesori leggendari dei Dongioni Etnei”. Il libro è una raccolta di antiche leggende legate al territorio del versante meridionale dell’Etna. Nel 2008 pubblica la versione integrale. Nel 2010 ci riprova con i “Ricordi dal passato”, pubblicato dalla casa editrice LULU. Il libro E’ un fantastico viaggio nella natura agreste e romantica della Sicilia degli anni ‘30, tra i profumi dei giardini d’aranci, riscaldati da un caldo sole sicano e dall’agro sapore dei fumi dell’imponente vulcano. Nel 2013, per le edizioni Cerchio della Luna, di Verona pubblica “Il tempio perduto degli Anunnaki”, il cui sottotitolo recita: COME TUTTO EBBE INIZIO – GLI DEI DEL CIELO E DELLA TERRA. Un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C.

2) Da cosa nasce il libro ed il suo lavoro su queste tematiche?

Ho sempre avuto una natura molto estroversa, sempre alla ricerca di quel qualcosa che non riusciva a completarmi come essere umano o ospite di questo pianeta. L’occasione giunse da un fatto alquanto strano e curioso che influenzò notevolmente la mia sfera emotiva. Ci si può credere o meno, ma la sensazione che ebbi quando calpestai i resti quell’antico ponte romano, che costituiva il passaggio obbligato delle messi siciliane per i porti dell’impero romano. Riporto quanto ho scritto nel mio libro: “Notevolmente emozionato, ebbi la sensazione di aver attraversato una porta temporale per ritrovarmi in un tempo non mio, dove ridavo vita alla storia di quel luogo. Vidi schiere di contadini abbracciati alle loro runche e soldati romani che in formazione marziale scortavano una lussuosa lettiga, mentre il ponte indefesso e nella sua imponente costruzione sorreggeva il lento passo dei carri carichi di granaglie. Furono pochi secondi, ma ebbi la sensazione che fosse trascorsa un’eternità, dove gli eventi del passato, di quel tempo remoto, sono ritornati in vita per rappresentare, ancora una volta, la storia antica. “. Questa fu la causa che associata alle incongruenze storiche con i fatti leggendari a proposito di un antico tempio e del suo dio, Adranòs, che contrastavano con la storia canonica del versante meridionale dell’Etna. Queste incongruenze mi portarono alla determinazione di svolgere delle indagini in merito. L’indagine ben presto si arenò. La mancanza di prove e documentazioni che potessero spiegare le asserzioni degli storici locali sul dio Adranòs e il suo culto mi spinse ad allargare il panorama investigativo. Anche in questo caso l’indagine non portò alcun frutto. Fu soltanto quando modificai l’approccio investigativo che mi resi conto che ogni tassello della storia della preistoria siciliana si collocava nel giusto ordine. La storia antica delle comunità isolane può essere raccontata soltanto se inquadrata nel contesto storico delle popolazioni del bacino orientale del Mediterraneo.

3) Qual’é stato l’aspetto più duro da affrontare nella realizzazione del libro,e quale invece gli elementi che lo hanno spinto a continuare?

Mi resi subito conto che cambiando l’approccio investigativo avrei scardinato le roccaforti dogmatiche dei paradigmi storici e religiosi che da millenni sono i cardini dell’evoluzione della civiltà umana. La difficoltà maggiore è stata il conflitto interiore con cui ho convissuto per tutti gli anni che ho impiegato nella ricerca (dal 1995 al 2013). Ciò nonostante se per un verso vedevo crollare tutte quelle verità che mi sono state insegnate, dall’altro ogni volta che scoprivo nuovi indizi la mia curiosità, si accresceva, tanto da divenire una vera ossessione che alimentava il desiderio di conoscenza e consapevolezza che la Storia, raccontata dagli studiosi, è solo una parte della verità sulla genesi dell’uomo sulla Terra.

4) Puoi dirci in grandi linee gli argomenti del libro?

E’ un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C. e del dio che lo costruì. La ricerca che ho raccontato nel libro, dunque riguarda la storia di un essere giunto da un altro mondo che insieme ai suoi compagni, dopo aver colonizzato il pianeta Terra, molti millenni fa, giunse sulle coste orientali della Sicilia per eseguire dei sondaggi minerari nel sottosuolo dell’isola, alla ricerca di minerali come oro e argento. Le poche pagine che raccontano la storia del periodo protostorico siciliano, ad esempio, non rendono giustizia al territorio della valle del Simeto che, nonostante i metodi e le tecnologie moderne applicate a nuovi sistemi di ricerca archeologica, antropologica e paleoantropologica, fornisce poche informazioni che non chiariscono del tutto l’aspetto evoluzionistico dell’area, oggetto della nostra indagine. E il modo migliore era di suddividerla in tre filoni investigativi ben distinti: I. Nel primo abbiamo dovuto fare una lunga premessa che racchiudesse gli aspetti della religiosità dell’uomo primitivo tentando di raggruppare le diverse scuole di pensiero create da studiosi e accademici, ma anche di coloro i quali si contrappongono alle tesi dell’ortodossia canonica; tutti eventi che caratterizzarono lo sviluppo culturale e religioso che contribuì, in seguito alla nascita di quel panorama mitologico, sviluppatosi durante la colonizzazione greca a ridosso del versante meridionale dell’Etna;

II. Nella seconda parte ho raccontato la genesi dell’isola, la naturale evoluzione e la discutibile provenienza delle prime popolazioni che in quest’oasi si stabilirono agli albori della storia;
III. Nella terza parte, infine, ho raccontato la storia della prima civiltà apparsa apparentemente, dal nulla e gli sviluppi religiosi legati al retaggio divino, che influenzarono tutte le culture del Mediterraneo in epoca postdiluviana. Nello stesso tempo ho collocato nella giusta posizione temporale la gran mole di tracce e indizi che nel corso di tale indagine sono emersi; ciò mi ha permesso di elaborare una nuova ipotesi finale.

5) Ti definiresti un teorico degli antichi Astronauti?

Nel corso della mia carriera letteraria sono stato definito in molti modi, ma quello che più mi si addice è la definizione di “Investigatore del passato”, perché è il modo e il metodo utilizzato nella mia indagine. No, non mi ritengo un teorico degli antichi astronauti, ma un sostenitore di tali teorie, si, perché alla luce delle moderne congetture espresse da più parti sul pianeta, che ben s’inquadrano nel panorama evolutivo della razza umana, dal mio punto di vista sono molto più probanti rispetto alle ipotesi profuse sia dalla scienza canonica sia dalle caste religiose.

6) Cosa cercavano questi Anunnaki in terra sicula?..e perché?

Gli Anunnaki, raccontano le cronache semitiche, giunsero sulla Terra per sfruttare le risorse aurifere terrestri. Guidati dal loro comandante Enki, in 50 approdarono sul pianeta circa 450mila anni fa. I primi tentativi di estrarre il prezioso metallo dalle acque dell’oceano fallirono, perché troppo dispendioso si dimostrò il processo di conversione. Il successo arrivo quando furono individuate delle sacche aurifere nei territori dell’Africa meridionale. In seguito e il susseguirsi di diatribe tra il fratello Enlil ed Enki, quest’ultimo oltre ad essere il responsabile delle estrazioni minerarie era un abilissimo scienziato, al quale il Consiglio degli dèi gli ordinò di creare un lavoratore primitivo che sostituisse gli Anunnaki nel lavoro dell’estrazioni minerarie. Così dopo 250mila anni fu creato il primo Homo Sapiens. Il successo portò questi dèi a clonare un certo numero di lavoratori che infine sostituirono gli Anunnaki. Una volta ripristinati i rispettivi ruoli, gli Anunnaki ripresero le loro normali funzioni di esploratori e ricercatori minerari. Giunsero anche in Sicilia dove, nella valle del Simeto, s’imbatterono in una sorgente d’acqua ricca di ferro. Non occorse molto tempo che fu avviato uno studio meticoloso delle aree circostanti, ma in particolare su questa sorgente, i cui parametri chimico-fisici erano talmente atipici rispetto alle acque delle normali sorgenti, che fu necessario un approfondimento. Per eseguire tali compiti, furono realizzate alcune strutture (almeno 4), il cui accesso fu negato agli ominidi presenti sull’isola, come attestano alcune leggende legate al territorio.

7) Sei il primo autore a parlare degli Anunnaki da un punto di vista Italiano…una bella responsabilità ?!

Non mi da pensiero! Non ho la pretesa di aver scoperto il Santo Graal della storia siciliana, ma di aver messo, semplicemente, in correlazione tutti gli indizi storici, leggendari, cosmologici,
astronomici, filologici e altro ancora, che ho trovato sparsi nel panorama della storia antica. Sono orgoglioso del mio lavoro e di essere uno dei primi in Italia che ha avuto il coraggio di squarciare il velo che separa il resto della storia umana dalle mezze verità che fino ad oggi ci hanno propinato. Vorrei riportare un’importante citazione egizia tratta dal famoso Papiro di Ani, risalente alla XVIII dinastia e datato tra il XVI e il XIV secolo a.C., la cui citazione esprime l’essenza di tutta la mia ricerca. Essa vuole essere anche un invito sulla necessità di una ricerca dettagliata, approfondita e costante nel tempo, che vada oltre i preconcetti medioevali ai quali siamo stati abituati. Un’indagine che sia aperta e generosa negli aspetti religiosi, sociali, cosmologici e cosmogonici del Primo Tempo, sviluppatisi tra le popolazioni del versante meridionale del vulcano etneo, all’alba dell’Umanità. Perché in tale territorio si celano molte più verità di quanto vogliono farci credere. La citazione è tratta dal Libro dei morti degli antichi egizi, tradotto da Normand Ellis che, da Il risveglio di Osiride, così recita: “ … Ciò che deve essere nominato deve esistere.Ciò che viene nominato può essere scritto.Ciò che è scritto deve essere ricordato.Ciò che è ricordato vive. …“

8) Secondo te la storia è da riscrivere ?

Si! Possiamo continuare ad accettare quanto la scienza ufficiale ci propina quotidianamente, ma se vogliamo continuare a evolverci dobbiamo conoscere la Vera storia del nostro passato. Ciò può
accadere soltanto se prendiamo coscienza che l’uomo, inteso come Homo Sapiens/Sapiens è il frutto di una manipolazione genetica, messa in atto da coloro che i nostri avi considerarono degli
dèi, per servirli. Questo è un dato di fatto riportato in tutte le culture del pianeta e non soltanto nei dogmi religiosi di tutte le religioni. Ogni aspetto della storia umana è costellato della sapienza che gli antichi “dèi” donarono al genere umano agli albori della storia. Le piramidi, ad esempio, le antiche città dell’America meridionale e quelle mesoamericane, Baálbek, Stonehenge e tanti altri siti megalitici sparsi sul pianeta, non furono realizzati dall’uomo, ma con la sua collaborazione. A realizzarle furono gli dèi con le tecnologie a loro disposizione, che gli permisero di trasportare, sollevare e disporre monoliti di svariate tonnellate. La Grande piramide ad esempio, fu costruita utilizzando le pietre estratte nella cava di Assuan, distante 965 Km, ora, possiamo credere a quanto l’egittologia sostiene che furono trasportate per via fluviale, o renderci conto che tale trasporto con i mezzi a disposizione nel 2500 a.C., era umanamente impossibile. La città di Tiahanaco fu costruita su un altopiano che domina una valle il cui dislivello è di 400 mt., in che modo le antiche popolazioni riuscirono a trasportare le enormi pietre ad acca, dal peso di decine di tonnellate, la cui conformazione geologica è composta da diorite, un minerale durissimo da incidere, figuriamoci tagliarle e sagomarle, le cui angolazioni rasentano la perfezione. L’ortodossia afferma che furono trascinate dalla valle fin su l’altopiano, superando degli accesissimi dislivelli.
Roba da non crederci! E potrei continuare con centinaia di esempi.

Intervista di Giuseppe Oliva – Team Mistery Hunters

 A tutti i miei amici  un grazie di cuore !!!



Copyright marzo 2016

mercoledì 16 marzo 2016

Nella diretta Skipe l'indagine sugli Anunnaki in Sicilia !!!

          Una lunga intervista, registrata ieri sera (15/03/2016), in diretta Skipe, condotta dal mio amico Fabio, della Gnosis Polis, che mi ha lasciato la possibilità di introdurre le mie teorie concernenti la presenza degli Anunnaki sul suolo siciliano, i cui risultati o parte di essi, ho riportato nei miei due libri:
 "I tesori leggendari dell'Etna, edito dalla Youcanprint, il quale può essere acquistato direttamente online al seguente indirizzo: 





dalle cui leggende scaturì questa lunga indagine, che continua ancora adesso.              Un’indagine i cui risultati preliminari li ho trascritti e pubblicati nel libro "Il tempio perduto degli Anunnaki" edito dal Cerchio della Luna, di Verona, 




il cui libro può essere acquistato o facendo richiesta alla casa editrice oppure nei maggiori siti online.


Ringrazio pubblicamente l’ing. Fabio Sipolino, per avermi dato questa opportunità. Gli amici che vorranno vedere il video che è stato realizzato potranno farlo cliccando al seguente indirizzo: 






Copyriright marzo/2016  Angelo Virgillito

martedì 8 marzo 2016

OMAGGIO ALLA DONNA !!!

OMAGGIO ALLA DONNA !!!
        Oggi si festeggia la donna nella sua interezza, fragilità e femminilità e con essa la fonte rigeneratrice della vita stessa, nei suoi significati più reconditi legati all'uovo cosmico e a quelli più magici ed esoterici. 

         In ogni donna è confinata la bellezza del creato. 

  Essa è sostegno, lungimiranza e speranza. 

      Ella è Amore universale che ci tiene legati al Principio Primo, in una unione indissolubile, unico vincolo tra il finito e l'infinito, ma è anche l'altra faccia l'altro se stessa della virilità, della forza che si esprime nella sua immagine maschile e speculare. 

      Maschio e femmina in un unico divenire, una delle più belle manifestazioni del creato che aprendosi alla vita ha migliorato ciò che era già perfetto.




Un affettuoso abbraccio alla mia dolce mogliettina e a tutte le mie amiche e un saluto virtuale a tutte le donne del mondo !!!

KA TAN RELIGIONE E SPIRITUALITA': LA VERITA' CI RENDE LIBERI

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