sabato 30 maggio 2015

L'ILLUSIONE DELLA DE-CLASSIFICAZIONE DEGLI X FILE !!!

L'ILLUSIONE DELLA DE-CLASSFICAZIONE DEGLI X FILE !!!

Per una volta proviamo a essere ostici nei riguardi della diffusione di tutti quegli X File, per i quali i governi di tutto il mondo si sono dati tanto da fare, soprattutto in questi ultimi anni, per renderli pubblici. Hanno de-classificato migliaia di documenti, che fino a poco tempo addietro erano ritenuti pericolosi per la loro "sicurezza" nazionale, mentre adesso non loso no più, perché?



Ufficialmente la de-classificazione di tutti questi documenti segreti è quella secondo la quale i governi delle maggiori potenze mondiali ritengono che l'umanità è pronta per conoscere quella "verità", che da decenni viene occultata sugli avvistamenti e rapimenti di natura non terrestre. La realtà però, è totalmente diversa. Proviamo a domandarci se tutto ciò possa rientrare in una strategia di terrore messa in atto da questi governi per mantenere lo status quo delle popolazioni della Terra in una costante sudditanza.


E' un'ipotesi possibilistica, da un certo punto di vista, se accettiamo l'idea secondo la quale in questi ultimi decenni gli scienziati di queste superpotenze, hanno sviluppato tecnologie e armamenti che vanno ben oltre le nostre conoscenze scientifiche e tecnologiche, frutto di una plausibile collaborazione con alcune razze aliene (Grigi?). La maggior parte della popolazione mondiale, dopo la divulgazione di questi documenti, ha o avrebbe appagato la sete di conoscenza, ridando fiducia ai rispettivi governi, per quanto riguarda il panorama ufologico sugli avvistamenti UFO e sui casi di incontri ravvicinati o di rapimenti. Perché i governi alla fine, hanno ceduto. E' solo per una questione dovuta alle pressanti richieste dei media o c'è dell'altro?

E poi, siamo certi che tutti i dossier inerenti a incontri ravvicinati o di contatti con razze non terrestri siano stati resi pubblici o esistono dei documenti che per la loro particolare eccezionalità sono tenuti, ancora, nascosti, di cui soltanto pochissime persone ne sono a conoscenza ?
Credete veramente che i governi del pianeta renderebbero pubblici tutte le informazioni acquisite dal dopo guerra e fino ad oggi, riguardanti altre razze provenienti da altri mondi, con cui plausibilmente collaborano da decenni?

Io non credo !!!   





E' molto probabile che per allentare la pressione dei media su questi particolari fenomeni hanno effettuato una selezione, dalla quale poi, hanno estrapolato, declassificandoli, tutti quei casi, che dal punto di vista sociologico e psicologico, non avrebbero dovuto avere un impatto emozionale e psicologico tali da avere delle reazioni destabilizanti dal punto di vista sociologico. Eppure c'è qualcosa in tale panorama che sfugge anche ai più arguti ricercatori ufologici. E che dire poi, dell'uscita, quasi contemporanea, di una cascata di documentari, più o meno sensazionalistici, confezionati ad arte, il cui obbiettivo era quello di aumentare l'impatto disinformativo sul fenomeno UFO, ma soprattutto di instillare nelle nostre menti, l'idea secondo la quale queste razze non terrestri sarebbero ostili nei confronti dell'umanità.   

Ma vi sembra mai possibile che un popolo o se volete una razza aliena, decida d'invadere un territorio o un pianeta, aspetti che il loro nemico si fortifichi per impedire l'invasione, riducendo drasticamente le possibilità di una facile e rapida vittoria e conquista dei territori???




Io non conosco il modo di pensare degli alieni, creature tra l'altro, altamente evolute sia in tecnologie sia in armamenti,, ma di certo e a rigor di logica, non offrire nessuna possibilità al mio nemico né di organizzarsi né di fortificarsi, quindi quando questi pseudo-documentari, lasciano intendere che gli alieni hanno intenzioni bellicose e di conquista della Terra, prospettando inverosimili teorie di come potrebbe avvenire un'invasione aliena, quello che ci viene in mente è un'idea secondo la quale c'è una corsa tra le maggiori potenze mondiali nel realizzare una cintura offensiva, posta lungo tutta la circonferenza del pianeta, che dovrebbe servire a contrastare questa improbabile invasione aliena. Ma tale idea non ha solidi basi perché essa nasce da congetture fatte su illazioni del tutto prive di fondamento. E' molto più plausibile invece, è l'ipotesi secondo la quale si sta cercando di posizionare tutta una serie di postazioni militari dotate di armi avanzate, dislocate lungo tutta la circonferenza del pianeta, perché nel caso in cui dovesse verificarsi lo scoppio di un ennesimo conflitto mondiale, "loro", i "pupari" che tirano le fila dell'umanità, hanno il potere decisionale quali parti della popolazione mondiale dovrà perire e a quanto sembra il suo numero si aggirerebbe a poco più di 7 miliardi di individui, praticamente uno sterminio di massa dell'umanità.

Con questo assunto non dico che gli alieni, qualunque sia la loro provenienza o forma antropologica, sono creature disinteressate e altruiste, anzi, il loro unico interesse è la sopravvivenza della loro specie. E poi, in tutta franchezza gli alieni non hanno bisogno d'invadere la Terra, perché la Terra l'hanno colonizzata milioni di anni fa e da allora sono rimasti i padroni incontrastati delle terre, dei mari e dei cieli del nostro bellissimo pianeta e noi insignificanti creature terrestri siamo soltanto delle unità biologiche che loro utilizzano a seconda delle loro necessità.
Per molti questo mio pensiero può essere condivisibile per altri no, ciò che conta che esso vi spinga a una riflessione interiore e che susciti in voi il desiderio di approfondire per conoscere, perché la conoscenza rende ognuno di noi liberi da preconcetti e paradigmi mentali, ma in particolar modo dal condizionamento psicologico indotto, che ci tiene soggiogati da millenni.


Ne vogliamo parlare postate le vostre congetture e commenti !!!

ATTENZIONE, le foto, estrapolate da google immagini, fungono da cornice all'articolo e comunque non hanno nessuna attinenza con quanto da me pubblicato.



Copyright maggio 2015 Angelo Virgillito 


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mercoledì 27 maggio 2015

LA CREAZIONE PRIMA DELL’UOMO

LA CREAZIONE PRIMA DELL’UOMO


Cielo e Terra, acqua e fuoco, sono questi i quattro elementi generati dal logos Divino all’origine dei tempi, il cui significato, sin dalla sua nascita, ha influenzato la sfera emozionale dell’uomo, attribuendogli nel corso della sua storia un valore diverso. Il Cielo[1], per gli uomini primitivi è stato considerato il luogo da dove giunsero gli dèi; la Terra fu ritenuta la Madre rigeneratrice della vita; l’Acqua[2] fu considerata la fonte della vita stessa e, infine, il Fuoco[3] fonte di purificazione e luce della vita. Sono questi dunque, le prime forme di pensiero dei primi uomini, sui quali si è sviluppata la concezione religiosa umana. Egli, l’uomo, difatti, dopo l’improvvisa mutazione genetica, avvenuta, secondo le fonti ufficiali, circa 200mila anni fa, nelle sue continue perigrazioni, vagabondando sulle terre emerse da un territorio all’altro era alla costante ricerca di quei luoghi dove la Grande Madre Terra rendeva rigogliosa e fertile la vita. Una vita breve se paragonata all’immortalità divina, dove morte e rinascita hanno da sempre, scandito i ritmi vitali di ogni essere vivente su questo nostro meraviglioso pianeta. Nel frattempo tale convivenza spinse l’uomo a sviluppare un proprio credo religioso per ringraziare la Grande Madre dei doni a loro concessi, ma come tutte le cose alla lunga si deteriorano e per porvi rimedio, gli dèi del Cielo, secondo la credenza popolare, inviarono il sacro Fuoco per purificare e ristabilire l’Ordine in quel delicato equilibrio cosmico dove l’energia divina si manifesta. L’uomo dunque, vivendo in funzione dei cinque elementi della vita (Cielo e Terra, acqua e fuoco, e la potenza divina manifestatasi all’origine dei tempi) ha imparato, a sue spese, che soltanto tramite uno stretto rapporto con tali elementi, egli, ne poteva trarre dei benefici. A predominare però, furono i concetti legati all’Acqua e al Fuoco, i cui elementi focalizzanti hanno determinato il retaggio culturale e religioso delle prime comunità umane.

Un dualismo[4] riscontrabile in tutte le culture primitive e in quelle successive. Come il buio cede il passo alla luce, il fuoco, quale fonte purificatrice si ritira dinanzi all’acqua, fonte di vita. Ed è sempre stato così. Ciò nonostante la forte contrapposizione dei due elementi essi hanno interagito negli aspetti sapienziali nelle culture religiose del pianeta, da quella iranica a quella cristiana e persino nel buddismo orientale.       
Un mondo lontano da quei paradigmi strutturali imposti oggi sia dall’ortodossia scientifica, dove tutto deve essere supportato da prove certe, documentate e ripetibili nel tempo, sia dai dogmi religiosi. Eppure, coesistono verità culturali poste ai margini dalle dottrine sociali, politiche e religiose, che identificano realtà rurali e storiche le quali hanno permesso all’uomo primitivo di evolversi. Esse sono celate nelle antiche cronache, le quali raccontano un’altra Storia, indivisibile dai fatti ortodossi esposti dagli storici e studiosi di ogni tempo. Nel corso del tempo sono stati enfatizzati e mitizzati e fanno parte a pieno titolo di quel substrato storico i cui eventi hanno sancito la storia canonica di una determinata civiltà. Ogni città, paese o borgata posta persino ai confini estremi del nostro pianeta, custodisce questo patrimonio culturale, perché fa parte della loro evoluzione, del loro passato, del loro presente, contribuendo, direttamente o indirettamente, nelle scelte del loro futuro.

In questi ultimi decenni molti ricercatori hanno dimostrato l’importanza ricoperta da questi racconti fantasiosi, eppure l’ortodossia classica continua a sostenere l’infondatezza e la fantasia con cui sono stati confezionati. Per loro, tali racconti non possono essere complementari alla storia, perché non hanno quei riscontri richiesti dai parametri empirici della scienza ufficiale, che possono comprovare la loro storicità, di conseguenza le definiscono delle gioviali favole, partorite dalla mente umana. A prima vista potrebbe sembrare vero, ma in ognuna di esse è custodito un episodio, un fatto realmente accaduto che con l’andar del tempo è stato abbellito in alcune parti e mitizzato in altre e in alcuni casi si è perso persino il suo significato originario che, nonostante tutto esso è e rappresenta il retaggio, la storia di quel luogo e di quel popolo, dove il fatto stesso è accaduto. Spesso è difficile riuscire a decrittarli nella loro vera natura, ma quando ci si riesce, permettono a studiosi e ricercatori di aggiungere un nuovo tassello alla frammentata storia sulle origini dell’uomo.
Poter accedere a tali informazioni tuttavia, occorre una visione dell’insieme più ampia, che va oltre gli stretti paradigmi scientifici, bisogna spaziare là dove tutte le cose sono correlate e indivisibili, progredite insieme all’uomo durante il suo corso evolutivo nella storia dell’universo, perché è parte integrante della vita. Se le teorie di Albert Einstein[5] trovano il giusto fondamento, laddove: “Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, in cui lo spazio e il tempo sono concetti relativi, allora tale principio può essere applicato anche ai racconti leggendari, che sono il prodotto evolutivo di uno o più avvenimenti accaduti nel corso della storia dell’uomo. Il trascorrere del tempo, i cambiamenti politici, militari e religiosi hanno modificato la storia stessa di tali racconti.

Da un certo punto di vista tradizionale, possiamo sostenere che fu la necessità dei primi narratori a creare i primi mutamenti dei fatti narrati nei racconti e le motivazioni andrebbero ricercate nell’interesse degli stessi per attirare maggiormente l’attenzione di chi ascoltava. Tale trasformazione però, per quanto elaborata la potesse partorire la menta umana, non avrebbe potuto rendere tutti questi racconti così enigmatici e difficili da interpretare, se non nel panorama mitologico e favolistico. In essi fortunatamente, si manifestano anche altri fattori come i cambiamenti politici, militari e religiosi che caratterizzano il racconto stesso. Da un altro punto di vista più empirico possiamo invece, sostenere che una terminologica povera dell’antico linguaggio determinò una sorta di associazione con figure mitiche e persino astratte o forse, si preferì scegliere tale formula associativa affinché il messaggio non fosse stato obliato dalle generazioni future.
Dal nostro punto di vista non dobbiamo dimenticare che se pur complesso il vocabolario antico non era così articolato come quello dei giorni nostri, pertanto se un giorno ai narratori antichi fosse capitato di descrivere la visione di un oggetto che si muoveva nei cieli, plausibilmente avrebbero utilizzato termini come “carro infuocato” o “nuvola di fuoco” e così via. Oggi noi nel vedere quello stesso oggetto volare nei cieli diremmo che si tratta di un aereo, se è un aeroplano, altrimenti faremmo riferimento a un Ufo, perché la nostra terminologia si è arricchita di centinaia di vocaboli nuovi.

Al tempo dei Sumeri, ad esempio, 6mila anni fa, questa popolazione nel vedere un oggetto volare nei cieli mesopotamici lo avrebbe identificato come uno Shem, o un Din-gir, se lo stesso velivolo fosse stato visto dagli israeliti al tempo di Gesù, sarebbe stato indicato come una manifestazione di Potenza e Gloria di Dio. Di conseguenza possiamo supporre che ogni civiltà del passato avrebbe descritto quell’oggetto volante in funzione del proprio retaggio letterario, espressione della cultura di quel dato tempo. Di motivazioni a sostegno della tesi, secondo la quale ogni leggenda racconti una verità, ne potremmo proporre a centinaia, ma sarebbe come voler ripetere un numero per un’infinità di volte.




Copyright Giugno 2013 by Angelo Virgillito

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[1] Nei vari culti religiosi il cielo, inteso sia in senso fisico e prettamente spirituale, ha una grande importanza. Esso è la sede delle divinità oppure una divinità stessa; talvolta il cielo stesso presta alla divinità stessa alcuni suoi attributi. Presso i popoli primitivi la divinità celeste s'identifica in genere con quella suprema, mentre quella sotterranea, ctonia, ne è in qualche modo nemica o contrapposta. Fin dall'antichità quindi il cielo era il luogo della trascendenza; vasto e sconfinato, dava l’idea dell’immensità di spazio, dell’universalità di pensiero, della pienezza del sentimento, della dolcezza e della grazia, della beatitudine. Il termine cielo viene dal latino caelum, forse da *kaid-lom "(regione) tagliata e delimitata)". La parola greca che indica il cielo è ouranós, sia in senso fisico che spirituale. In alcune lingue antiche e moderne si usano due parole differenti per i due significati. In inglese sky (di origine nordica) è il cielo in senso comune o scientifico e heaven è il cielo in senso religioso. In ebraico i ḫamayīm – i cieli al plurale – hanno un riferimento religioso e raqia è il firmamento.
[2] L'acqua ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle prime civiltà antiche, che erano localizzate lungo i grandi fiumi dell'oriente: il Nilo per la civiltà egizia, il Tigri e l'Eufrate per le civiltà mesopotamiche (Sumeri, Babilonesi e Assiri), lo Huang Ho (Fiume Giallo) per la Cina, l'Indo e il Gange per l'India. I grandi bacini fluviali costituivano un'opportunità per la maggior fertilità del suolo e per la facilità dei trasporti, ma determinavano un'organizzazione sociale più complessa necessaria per gestire i conflitti per le risorse e per affrontare la costruzione e manutenzione di imponenti sistemi d’irrigazione e di protezione dalle alluvioni. Minore, ma tutt'altro che trascurabile, fu anche l'importanza dei mari interni, soprattutto il mare Mediterraneo, che facilitavano i commerci e i contatti culturali fra popoli lontani, con la formazione di civiltà prevalentemente dedicate al commercio (anzitutto i Fenici). L'importanza dell'acqua è riconosciuta nelle religioni e nei sistemi filosofici sin dai tempi antichi. Molte religioni venerano dèi legati all'acqua o i corsi d'acqua stessi. Ancora, semidivinità particolari, chiamate Ninfe, sono posti nella mitologia greca a guardia di particolari fonti d'acqua. L'acqua, poi, fu considerata un elemento primigenio presso molti popoli, anche molto lontani fra loro; ad esempio in Cina fu identificata con il caos, da cui ha avuto origine l'universo, mentre nella Genesi compare già nel secondo versetto, prima della luce e delle terre emerse. Anche il filosofo greco Talete associò l'acqua all'origine di tutte le cose e asserì che la sua scorrevolezza è in grado di spiegare anche i mutamenti delle cose stesse. Anche in Polinesia l'acqua fu considerata la materia prima fondamentale. Con lo sviluppo dei primi sistemi filosofici, l'acqua fu affiancata da pochi altri elementi primigenii senza perdere la sua importanza. In tutte le civiltà antiche era molto diffusa la convinzione che la molteplicità della natura potesse essere ricondotta alla combinazione di pochissimi elementi costitutivi: l'acqua, appunto, il fuoco, la terra e l'aria (o il legno) ed eventualmente una quinta essenza. Così ad esempio in oriente il taoismo cinese include l'acqua fra i suoi cinque elementi con terra, fuoco, legno e metallo. In Occidente anche Empedocle (492 a.C. circa – 430 a.C. circa) annoverò l'acqua fra i quattro elementi fondamentali, ai quali Platone nel Timeo aggiunse l'etere. Lo stesso Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.) sosteneva che la materia fosse formata dall'interazione dei quattro elementi citati da Empedocle. L'indispensabilità dell'acqua per il fiorire della vita colpì molte civiltà. Ad esempio, nella lingua sumera "a" significa sia "acqua" sia "generazione". Nella maggior parte delle religioni, quindi, l'acqua è diventata un simbolo di rinnovamento e perciò di benedizione di Dio. Essa compare logicamente nei riti di "purificazione" e di rinascita di molti culti, ad esempio nei riti di immersione del battesimo cristiano e nelle abluzioni dell'ebraismo e dell'islam. Anche nello scintoismo l'acqua è usata nei rituali di purificazione di persone o luoghi.  La tradizione sapienziale mistica ebraica della Qabbalah individua nell'acqua il simbolo della Sefirah Chessed indicante la qualità divina della Misericordia, della gentilezza e della grandezza; molti i riferimenti della Torah all'acqua, anche suo simbolo. Secondo l'esegesi ebraica lo stesso termine Ebreo, in ebraico Yivrì, significa colui che viene da oltre il fiume ed è presente nella Bibbia ebraica usato per la prima volta riguardo ad Avraham. Il termine ebraico che traduce la parola acqua, Maim, se associato al termine Esh, fuoco, forma la parola Shamaim che significa Cielo: si ritiene infatti che i Cieli presentino l'unione di acqua e fuoco. Mircea Eliade ha studiato analiticamente i miti acquatici nelle varie religioni: le Acque e i Germi; le cosmogonie acquatiche (in India, nell'Enuma Eliš della mitologia babilonese); le ilogenie; l' Acqua della Vita; il simbolismo dell'immersione; il battesimo; la sete del morto; le fonti miracolose ed oracolari; le epifanie acquatiche e le divinità delle acque; le Ninfe; Poseidone ed Aegir; gli animali ed emblemi acquatici; il simbolismo del diluvio.
[3] Le più antiche prove di uso umano del fuoco provengono da vari siti archeologici nell'Africa orientale, come Chesowanja vicino al lago Baringo, Koobi Fora ed Olorgesailie in Kenya. Le prove a Chesowanja consistono in cocci di argilla rossa datati a 1,42 milioni di anni (Ma) Before Present (BP). Il trattamento di re-riscaldamento sui frammenti trovati presso il sito mostra che l'argilla deve essere stata scaldata a 400 °C per farla indurire. Quelle conclusive del controllo umano del fuoco invece furono trovate a Swartkrans, Sudafrica. Parecchie pietre bruciate furono rinvenute in mezzo ad utensili acheulani, utensili d'osso e ossa con segni di ferite da taglio inflitte da ominidi. Questo sito mostra anche alcune delle più antiche prove del consumo di carne da parte dell'H. erectus. La Caverna dei Focolari nel Sudafrica contiene depositi bruciati datati da 0,2 a 0,7 milioni di anni fa, così come vari altri siti quali la Caverna Montagu (da 0,058 a 0,2 Ma BP) e le caverne alla foce del fiume Klasies (da 0,12 a 0,13 Ma BP). Un sito scoperto più recentemente a Bnot Ya’akov Bridge, Israele, mostra fuochi dell'H. erectus o H. ergaster fatti tra il 790 e il 690 ka BP. Presso la caverna Qesem, 12 km a est di Tel-Aviv, esistono prove dell'uso regolare del fuoco da prima del 382,000 BP a circa il 200,000 BP alla fine del Pleistocene inferiore. Le grandi quantità di ossa bruciate e le zolle di terreno moderatamente riscaldate suggeriscono che la macellazione e la disossazione delle prede avevano luogo vicino ai focolari. A Xihoudu, nella provincia dello Shanxi, ci sono prove di combustione per lo scolorimento nero, grigio e verde-grigiastro delle ossa di mammiferi. Un altro sito in Cina è Yuanmou, nella provincia di Yunnan, dove sono state trovate ossa di mammiferi. A Trinil, Giava, depositi simili di ossa annerite e di carbone vegetale sono stati rintracciati tra i fossili dell'H. erectus. Presso Zhoukoudian in Cina, le prove del fuoco risalgono da 500.000 a 1,5 milioni di anni fa. Il fuoco a Zhoukoudian è suggerito dalla presenza di ossa bruciate, manufatti bruciati di pietra scheggiata, carbone vegetale, cenere e focolari a fianco di fossili dell'H. erectus nello Strato 10 presso la Località 1. Queste prove provengono dalla Località 1 presso Zhoukoudian, dove si scoprì che il colore di parecchie ossa andava in modo uniforme dal nero al grigio. Si determinò che le sostanze estratte dalle ossa erano caratteristiche di ossa bruciate piuttosto che di macchie di manganese. Questi residui, alla spettrografia infrarossa, mostravano anche la presenza di ossidi, e un osso che era turchese fu riprodotto in laboratorio riscaldando alcune delle altre ossa trovate nello Strato 10. Presso il sito, lo stesso effetto potrebbe essere stato causato dal riscaldamento naturale, poiché l'effetto si era prodotto su ossa bianche, gialle e nere.
[4] Il dualismo è una concezione filosofica o teologica che vede la presenza di due essenze o principi opposti ed inconciliabili; è quindi una concezione contrapposta a quella del monismo. Varie religioni, specie iraniche, presentono aspetti dualisti. Lo Zoroastrismo o Mazdaismo Zoroastriano, fondato da Zoroastro (IX-VIII secolo a.C.) e ancora presente in Iran. Viene adorato Ahura Mazda che è il Creatore, completamente buono mentre l’antitesi è increata ed assoluta. Il Mandeismo, religione anch’essa monoteista ma con una visione accentuatamente dualista, sopravvive in Iraq e nella diaspora. Hanno il culto dei Profeti Adamo, Abele, Seth, Enoch, Noè, Sem, Aram e specialmente di Giovanni Battista e di un Gesù spirituale, di chiara ispirazione docetista, e battezzato da Giovanni. Rappresentano un antico (III secolo d.C.) movimento gnostico di origine cristiano-giudaica con influenze dualistiche iraniche piuttosto oscure. Ed infine il Manicheismo, fondato da Mani nel III secolo d.C., ebbe rapido successo dall’Europa Occidentale alla Persia, ma subì presto dure persecuzioni. È sopravvissuto per dieci secoli in Asia Centrale e Cina. Il dualismo teologico della religione universale manichea spiegava la compresenza di ordine e caos, bene e male nell'universo, a partire dal conflitto tra il Dio di luce (Ohrmuzd) e l'emissario delle tenebre (Ahriman), pur prevedendo, in quanto religione di salvezza, separazione finale delle tenebre dalla luce. Religione universale, sintesi di Zoroastrismo, Buddismo ed elementi di cristianesimo. Sin dalle origini, secondo I Padri della Chiesa, vedi le elencazioni/confutazioni delle eresie di Ireneo di Lione. Epifanio di Salamina, Sant’Agostino, è presente un corrente gnostica e dualista e spesso docetista nell’ambito del Cristianesimo. Una corrente che vede nella contrapposizione di due entità, una negativa e l’altra positiva, la spiegazione del male nel mondo, così come la dualità tra anima e corpo.
[5] Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955) è stato un fisico e filosofo della scienza, tedesco di nascita ma naturalizzato svizzero, divenuto in seguito cittadino statunitense. La sua grandezza consiste nell'aver mutato per sempre il modello di interpretazione del mondo fisico. Nel 1905, ricordato come "annus mirabilis", pubblicò tre articoli a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree differenti della fisica: dimostrò la validità della teoria dei quanti di Planck nell'ambito della spiegazione dell'effetto fotoelettrico dei metalli; fornì una valutazione quantitativa del moto browniano e l'ipotesi di aleatorietà dello stesso; espose la teoria della relatività ristretta, che precede di circa un decennio quella della relatività generale. Nel 1921 ricevette il Premio Nobel per la fisica "per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico", e la sua fama dilagò in tutto il mondo soprattutto per la teoria della relatività, in grado, per l'assoluta originalità, di colpire l'immaginario collettivo. Fu un successo insolito per uno scienziato e durante gli ultimi anni di vita la fama non fece che aumentare, al punto che in molte culture popolari il suo nome divenne ben presto sinonimo di intelligenza e di grande genio. Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, fu molto attivo in diversi altri ambiti, dalla filosofia alla politica, e per il suo complesso apporto alla cultura in generale è considerato uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo.

lunedì 25 maggio 2015

L'IMPORTANZA DEL LINGUAGGIO NELLA STORIA


Quelle che segue è uno stralcio del libro "Il Tempio perduto degli Anunnaki - COME TUTTO EBBE INIZIO - GLI DEI DEL CIELO E DELLA TERRA - Un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C. - edizioni Cerchio della Luna - Verona - 2013, nel quale si pone in evidenza l'importanza del linguaggio e il metodo interpretativo che andrebbe utilizzato. 



Il significato delle parole

[...] La complessità del linguaggio moderno, oggi tende a uniformarsi tra i popoli della Terra, spesso ci induce a distorcerne il significato originario, ma quando si ripercorre la storia antica o addirittura quella preistorica occorre tenere bene in mente che molte accezioni si discostano dalla realtà moderna; pertanto prima di tuffarci nel passato, dobbiamo porre l’accento su alcuni aspetti primevi della storia dell’uomo.

Una riproduzione di un antico testo accadico dal sito http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_accadica

Una delle cause è legata al trascorrere del tempo tanto caro all’uomo che ha gradualmente fatto perdere gli atavici significati di quella religiosità linguistica, in cui gli aspetti magici, mitici e ritualistici erano ben distinti. Per riempire il vuoto lacunoso del linguaggio preistorico, gli studiosi l’hanno riempito con termini paradigmatici moderni e circoscritti nei preconcetti di coloro i quali hanno la presunzione di conoscere l’evoluzione del sentimento religioso dell’Umanità. Tuttavia, bisogna essere cauti quando si confrontano diverse tradizioni religiose, soprattutto antiche, e bisogna stare attenti a non confondere o dare per scontata l’idèa della nozione di cosa sia una religione o di come si pone il suo significato intrinseco.


Ma non tutti gli studiosi delle antiche religioni hanno applicato la moderna linguistica per tradurre e comprendere gli antichi documenti storici e religiosi del passato; infatti, utilizzando parametri intraspecifici e contestualizzati sulle datazioni storiche, sono riusciti a risalire ai due ceppi più importanti, laddove si ritiene che le religioni delle origini, in un ambiente macro-etnico, inteso come unica visione che coinvolge tutte le popolazioni del pianeta, sono state suddivise in Indoeuropee[1] e Semitiche[2]. Ed è da quest’ultime, come vedremo in seguito, che si sono sviluppati i più importanti rituali religiosi e culturali durante il Paleolitico prima e nel Neolitico dopo sul suolo siciliano.

Infatti, tutto ciò che è riuscito a sopravvivere dalle culture antiche, come i simbolismi, i miti e le leggende, può essere interpretato in vari modi, ma, alla luce dei gruppi migratori che per primi si sono insediati in Sicilia, dovrebbero essere definite in funzione del bagaglio religioso che le contraddistingueva (come vedremo più avanti), formule rielaborate dai culti semitici. In un panorama storico così vasto dunque, bisogna avere ben chiaro il concetto di religiosità, soprattutto quando si mette in relazione un insieme di teorie che spaziano nel vasto panorama storico. Risalire al primo pensiero religioso è letteralmente impossibile, tuttavia esso, secondo le ultime e accreditate teorie scientifiche, può essere creato soltanto da un essere che abbia un cervello che corrisponda a determinate proporzioni e volumi, all’interno della scatola cranica. La mente religiosa dunque, secondo questi studi, scaturirebbe da un cervello che è o deve essere grande abbastanza da poter formulare idee religiose e filosofiche. Nel corso dell’evoluzione umana, il cervello dei primi ominidi, secondo le leggi darwiniane, ha triplicato (evolutivamente) le proprie dimensioni. 

Gran parte dell’espansione ha avuto luogo nella neocorteccia cerebrale, dove sono coinvolte tutte le funzioni cognitive più elevate di lavorazione dell’ordine. Quest’ordine è collegato con la religiosità umana e associato con la coscienza di se, del linguaggio e alle emozioni. Secondo la teoria di Dunbar[3], la relativa dimensione della neocorteccia di qualsiasi specie è correlata con il livello di complessità sociale della specie ed è connessa con una serie di variabili sociali che includono la dimensione sociale del gruppo e la complessità dei comportamenti di accoppiamento. La religione delle origini quindi, per essere trasmessa da un individuo all’altro richiedeva oltre a un sistema di comunicazione simbolica, come il linguaggio, anche un certo volume cerebrale, il quale, a sua volta, sviluppa un proprio teorema religioso. Philip Lieberman[4] afferma che: “il pensiero umano religioso e senso morale sono chiaramente riposti su un linguaggio cognitivo di base”. Da quest’affermazione scientifica lo scrittore Nicholas Wade[5] ebbe a dichiarare:

“Come la maggior parte dei comportamenti che si trovano nelle società sparse sul pianeta, la religione deve essere stata presente nella popolazione ancestrale umana prima della dispersione dall’Africa 50mila anni fa. Sebbene i rituali religiosi di solito sono imbastiti di danza e musica, sono anche molto verbali, in quanto la sacra verità deve essere dichiarata. Se è così, la religione, almeno nella sua forma moderna, non può essere pre-datata prima dell’emergere del linguaggio. E’ stato detto in precedenza che il linguaggio ha raggiunto il moderno stato poco prima dell’esodo africano. Se la religione ha dovuto attendere l’evoluzione del moderno linguaggio articolato, allora troppo poco sarebbe emerso prima di 50mila anni fa.

Pertanto quando parliamo di religione, ci corre l’obbligo di commentare se tale termine è inteso come pratica o come visione della vita, o espressione teologica, o come atteggiamento spirituale intimo, poiché la nostra ricerca ci riporterà a spulciare tra le pagine delle religioni delle origini. Questi quattro concetti, in effetti, sono le diverse facce di una stessa moneta, i quali evidenziano la difficoltà dell’argomento, perché le influenze semantiche e culturali della storia ci potrebbero sviare o farci determinare errate conclusioni; quindi quando parliamo di religione, il suo significato deve interagire con ciò che intendiamo esprimere, perché se dovessimo ascrivere la …

[…] Religione come pratica, allora intendiamo un insieme di tradizioni, di riti, di racconti, di abitudini e di cerimonie che sono coltivati da un certo gruppo di persone e che sono trasmessi di generazione in generazione.
Se invece parliamo di
[…] Religione come visione complessiva della vita, stiamo parlando del raggruppamento di una serie di credenze, cioè un sistema di regole comportamentali e della concezione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e, in generale, di una certa “visione del mondo”.
Ma se stiamo esprimendo il concetto di
[…] Religione come teologia bisogna riferirsi alla dottrina che spiega il rapporto umano con tutto ciò che sta di là della realtà materiale, in altre parole con la sfera ultraterrena.
Infine se stiamo interagendo con la
[…] Religione intesa come atteggiamento spirituale intimo, svolgiamo una relazione, un rapporto individuale che ciascuno di noi sviluppa con ciò che è sacro. A volte le persone s’identificano pienamente con una determinata religione, altre volte interpretano la tradizione cui appartengono in maniera personale. Un quadro che gli studiosi delle religioni e gli addetti ai lavori conosce a fondo, ma chi non ha dimestichezza con l’interpretazione del significato religioso si trova a navigare al buio e senza orientamento.


Copyright giugno 2013
 Angelo Virgillito

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[1] Con il termine Indoeuropei si indica un insieme di popolazioni che, parlando un comune idioma denominato proto-indoeuropeo, avrebbe popolato un'area geografica comune tra la metà del V millennio a.C. e l'inizio del II millennio a.C. Tale etnia si sarebbe poi dispersa per l'Eurasia a causa di dinamiche complesse di diffusione, legate a linee di transumanza e commercio preistoriche, e a dinamiche di sovrapposizione militare a partire da azioni "opportunistiche". La teoria dell'esistenza di una proto-popolazione nasce dalla linguistica comparativa, la quale ha mostrato come si possano identificare in popolazioni forti caratteristiche comuni, non solo nel lessico, ma anche nella morfologia linguistica, nella grammatica.
[2] Semiti sono tutti i popoli che parlano, o hanno parlato, lingue collegate al ceppo linguistico semitico (tra questi ci sono gli Arabi, Ebrei, Cananeo-Fenici, Cartaginesi, Maltesi ecc.). Il primo a proporre una definizione del termine fu nel 1787 Eichorn che volle rifarsi alla definizione biblica di Genesi X-XI, che indicava una serie di nazioni, discese da Sem, il figlio del patriarca Noè. Di là dalle imprecisioni bibliche (nei popoli parlanti idiomi strutturalmente riconducibili a un unico ceppo linguistico sono, infatti, elencati anche gli Elamiti della Susiana e i Lidi, mentre non è citato il Cananeo), le analisi genetiche mostrano come i popoli genericamente indicati come "semiti" condividano una notevole affinità che confermerebbe la discendenza da antenati linguistici comuni. Il dibattito sull'esatto significato del termine è ancora aperto ma vi è un largo consenso nell'accettare che, da un punto di vista linguistico, il termine si riferisce oggi a Ebrei, Arabi e alle genti che impiegano la lingua amarica e aramaica. La forma negativa del termine antisemita è invece usata nell'accezione pura e semplice di anti-ebraico. I popoli proto-semiti, antenati dei semiti del Vicino Oriente, si ritengono provenire dalla Penisola Araba.
[3] Robin Dunbar Ian MacDonald è un antropologo britannico, psicologo evolutivo e uno specialista nel comportamento dei primati. Attualmente è professore di antropologia evolutiva e direttore dell'Istituto di Antropologia Cognitiva ed evolutiva dell’Università di Oxford e con-direttore del British Accademy Research Project..  Egli è meglio conosciuto per aver formulato la teoria del “il numero di Dunbar”, la quale sostiene che 150 è la misura massima del "limite cognitivo del numero di persone con le quali una qualsiasi persona è in grado di mantenere relazioni stabili".
[4] Philip Lieberman è un linguista presso la Brown University, Providence, Rhode Island, Stati Uniti.  Originariamente i suoi studi si erano indirizzati sulla fonetica, di cui in seguito ha scritto una tesi sull’intomazione..Il resto della sua carriera si è concentrata sui temi dell’evoluzione del linguaggio, e in particolare nel rapporto tra l'evoluzione del tratto vocale e l'evoluzione della parola e del linguaggio stesso. Il suo lavoro in questo campo ha stimolato un notevole interesse. Attualmente tiene una cattedra presso il Dipartimento di Scienze cognitive e linguistiche alla Brown University ed è anche un professore del Dipartimento di Antropologia.
[5] Nicholas Wade è un giornalista scientifico, nato ad Aylesbury, in Inghilterra e ha studiato all’Eton e alla Kings College, di Cambridge., è stato un corrispondente per la rivista Science e per la rivista Nature, con sede a Washington, e vicedirettore, con sede a Londra. Ha anche collaborato da Washington con il New York Times, dove ha lavorato come editorialista ricoprendo il ruolo di giornalista redattore scientifico, e si è occupato di scienza, ambiente e difesa. È autore di diversi libri tra cui "The Duel Nobel, " (Doubleday, 1980); "Traditori della Verità", co-autore con William J. Broad (Simon & Schuster, 1982) e "Before the Dawn" (Penguin Press, 2006) circa l'evoluzione umana negli ultimi 10.000 anni. Il suo libro più recente, circa l'evoluzione del comportamento religioso, è "The Instinct Faith" (Penguin Press, 2009). 

domenica 24 maggio 2015

L'ORIGINE ALIENA DELLA RAZZA UMANA

E' gratificante appurare che le mie intuizioni, tradotte nel mio libro "GLI ALIENI DEL PIANETA TERRA Un'indagine sulla genesi dell'uomo articolata sulle conoscenze scientifiche e antropologiche in relazione all'ipotesi extraterrestre", in attesa di essere pubblicato,  trovano conferma nelle ipotesi di altri studiosi di fama nazionale, che cavalcando l'onda del successo letterario si attribuiscono ipotesi sviluppate da altri ricercatori,
Ciò non di meno non sono da biasimare, d'altronde coloro i quali riescono a oltrepassare i confini imposti dalla scienza ufficiale, nell'analizzare il nuovo panorama universale ci si rende conto di quanto verosimile sia l'ipotesi, secondo la quale l'uomo e la vita stessa, evolutasi su questo pianeta, ha origini extraterrestri.

Quello che segue è uno stralcio del Prologo al mio libro "GLI ALIENI DEL PIANETA TERRA"



[...] Quando Charles Darwin enunciò per la prima volta la sua teoria sull’Origine della specie, nel 1859, non poteva certo sapere che le future scoperte in campo biologico e anatomico avrebbero reso le congetture, da lui espresse sulla genesi del genere Homo, del tutto inadeguate. Gli enormi progressi sviluppatisi in campo scientifico e tecnologico hanno permesso a quella miriade di scienziati di indagare fin dentro l’atomo. Nodale è stato il supporto delle innovazioni tecnologiche, grazie alle quali è stato possibile ridurre considerevolmente gli elaborati cacoli matematici e snellito le complesse procedure, riducendone i tempi, permettendo inoltre agli studiosi di acquisire dati in tempi brevi permettendo alla sperimentazione di procedere con pratiche sempre più complesse.

Ed è grazie a queste meravigliose innovazioni tecnologiche che gli scienziati hanno ampliato la conoscenza sulla biologia e bio-ingegneria strutturale dell'uomo. La scoperta che diede l'avvio alla moderna genetica si ebbe nel 1969, quando Friedrich Mescher, casualmente individuo una sostanza microscopica contenuta nel pus di alcune bende chirurgiche utilizzate, cioè scoprì il DNA. Da allora sono stati compiuti enormi passi da gigantte in campo bio-chimico e le scoperte fatte in questi ultimi decenni, non solo avvalorano le tesi degli antichi astronauti, ma si è insinuato il dubbio che l'uomo, ha origini extraterrestri. Le tesi a sostegno dell'origine aliena della razza umana sono suffragate da tutta una serie di anomali presenti nella struttura biologica umana, le quali non si conformano con il resto di tutti gli altri esseri viventi della Terra.


Uno di questi è il fattore Rh- o Reshus negativo, un antigene presente soltanto nel sangue umano. Un’altra anomalia che contrasta fortemente le tesi darwiniane è l’improvvisa comparsa dell’osso cartilagineo chiamato glottide che ha permesso all’uomo di esprimersi. A questi va aggiunto anche l’improvvisa riformulazione scheletrica e il repentino aumento della scatola cranica permettendo alla massa cerebrale di triplicare il suo volume. Darwin sicuramente fu uno dei primi a minare profondamente le fondamenta religiose del potere temporale della Chiesa, la quale da quel momento, ha osteggiato tutti i sostenitori della teoria evoluzionistica. Eppure l’una non esclude l’altra. Se proviamo a riflettere un attimo sulle argomentazioni proposte dai nuovi ricercatori e studiosi non convenzionali, che sostengono la teoria degli antichi astronauti, notiamo subito che sia Darwin sia la Chiesa, intesa come aspetto religioso universale, convergono entrambi sullo stesso concetto di base. Darwin è riuscito a ricostruire l’evoluzione delle specie vegetali e animali per selezione naturale e questi sono dati indiscutibili. Tuttavia tale tesi è o potrebbe essere accettabile fino a un certo punto, cioè fino a quando sulla Terra non comparvero i primi ominidi ed è a questo punto che entra in gioco la metafora religiosa, secondo la quale Dio, da solo o insieme con altre divinità, prese l’argilla della Terra, cioè quella creatura terrestre identificabile nell’Homo Erectus, molto simile alla sua immagine e la modificò, soffiandogli l’alito della vita. Che cos’era l’alito della vita se non una riprogrammazione del genoma primitivo nel quale furono innestati geni e antigeni di natura extraterrestre.




Sulla base delle ultime scoperte scientifiche, che avvalorano sempre più la tesi extraterrestre, abbiamo cercato di fare chiarezza in un campo, quello della pseudoscienza, che si restringe giorno dopo giorno, dimostrando la plausibilità della teoria degli antichi astronauti. Infatti, lo scopo di questo libro, all’interno del quale abbiamo raggruppato alcune delle ipotesi e scoperte scientifiche che svelano altre verità sulla genesi della razza umana, è quello di rafforzare la veridicità di tali teorie, servendoci di metodi alternativi che spiegano il ruolo e il posto che l’uomo occupa nel contesto universale.


ATTENZIONE: le foto non fanno parte del corredo del libro, ma scelte causali estrapolate da Google Immagini e intese come semplice riferimento.

Copyright Angelo Virgillito

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sabato 23 maggio 2015

LE DISSERTAZIONI DELLA SCIENZA

Riprendiamo là dove siamo stati costretti a lasciare nei miei precedenti blog, in questo articolo propongo una mia riflessione sulle dissertazioni della scienza canonica, perché ritengo che i confini imposti e le conoscenze acquisite in questi ultimi decenni non riescono più a contenere la conoscenza sull'origine della vita.

L’universo è un’opera di meravigliosa armonia, di bellezza e d’equilibrio. Sono possibili altri universi, fondati su altre formule. Quello in cui si trova l’uomo è il risultato di una scelta nel pensiero di quel principio immenso, inconoscibile, indefinibile, da cui sono nati gli dèi, la materia e la vita. Il mondo minerale, vegetale, animale e umano, il mondo sottile degli spiriti e degli dèi esistono l’uno mediante l’altro, l’uno per l’altro. Non possono esserci un vero approccio al divino, o una ricerca dello stesso, una scienza, una religione, una mistica che non tenga conto di quest’unità fondamentale del creato.  

L'Universo, nel rispetto della legge di Hubble, è in continua espansione, e risulta dall'aumento della distanza tra le singole galassie.

Tale concetto espresso nel 1979, da Alain Danièlou, ricercatore e studioso delle antiche religioni, nel suo libro “Śiva e Dioniso”, rispecchia il fenomeno religioso intrinseco alla natura stessa dell’uomo, che sin dalla sua nascita, è andato alla ricerca del divino. Una diaspora che ha annichilito studiosi e filosofi di ogni tempo. Ci chiediamo dunque, che cos'è l'universo?

Una domanda semplice che da millenni l'uomo cerca di fornire una risposta esauriente. Da un punto di vista scientifico è comunemente definito come il complesso di tutti lo spazio con ciò che esso contiene: materia ed energia, pianeti e stelle, galassie e il vuoto dello spazio intergalattico che vuoto non è. Ciò non di meno e nonostante le numerose speculazioni lo spazio è e rappresenta quella parte scomposta del Primo Eone, del Principio Uno.

Nella visione gnostica questa scomposizione rappresenta le varie emanazioni del Dio Primo, noto anche come l'Uno, la Monadde, Aion Teleos (l'Eone Perfetto), Bythos (dal greco indica Profondità), Proarkhe (dal greco - Prima dell'Inizio), Arkhe (dal greco -Inizio). Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in sè un altro essere noto come Ennoia (dal greco -Pensiero), o Charis (dal greco - Grazia), o Sige (dal greco -Silenzio). L'essere perfetto, in seguito, concepisce il secondo e il terzo Eone: il maschio Caen (dal greco - Potere) e la femmina Akhana (verità, amore).

L'universo quindi è vita, è armonia, è dialogo, è un continuo fluire d'informazioni da e per, ma noi umani non siamo più in grado di parlare con esso, perché siamo diventati sordi e muti al richiamo primordiale. Siamo stati indotti a de-evolverci, ci hanno portato a odiare il fratello e ad amare un dio, che probabilmente neanche esiste; siamo stati costretti a servirci dei loro prodotti per vivere, che sono dannosi per il nostro delicato equilibrio biologico, perché ci vogliono tutti malati e a loro assoggettati. Se tutto è partito dall'Uno, tutto dovrà ritornare all'Uno, quindi ogni loro sforzo per tenerci schiavi vanifica nel momento in cui l'umanità, con fatica, inizia a rendersi conto che la realtà in cui vive è falsata e strutturata secondo rigide regole oligarchiche, dove non c'è spazio per la Libertà e l'Amore Universale. Per fortuna il numero delle persone che sta prendendo coscienza delle vere intenzioni di quei governi e poteri oscuri, che con il loro operato richiamano altre persone a riflettere affinché si destano dal condizionamento mentale a cui siamo quotidianamente sottoposti. Tuttavia in tale panorama dove certe verità vengono sostituite da altre, dove la disinformazione viene utilizzata come un'arma, mentre prove tangibili spariscono sotto gli occhi di tutti, come per incanto, a noi profani restano soltanto domande senza risposte.    

Siamo realmente i figli di quell’Adamo creato da Dio dall’argilla della Terra e di quell’Eva creata da una delle sue costole, la cui discendenza generò l’umanità?
Oppure l’uomo è il risultato di quel Phatos genetico ottemperato da menti evolute che dal “Cielo scesero sulla Terra”?

Esse sono le stesse domande che si pongono ancora oggi gli antropologi, gli studiosi delle antiche religioni, ricercatori e semplici appassionati e non solo, eppure una risposta pratica potrebbe derivare proprio dal fatto che la sua creazione sia avvenuta da una manipolazione genetica su un essere primitivo originatosi sulla Terra. Oppure come ha scritto l’ecologista Ellis Silver, nel suo libro “Gli umani non vengono dalla Terra: una valutazione scientifica delle prove”, sostiene che gli esseri umani non siano originari del pianeta Terra. Una teoria molto controversa, anche se essa attinge da altre ipotesi come quella congetturata da Desmond Morris nel suo libro la “scimmia nuda”.

Molti studiosi, infatti, sostengono che le affermazioni di Ellis sono da ritenersi opinabili, ciò nonostante, come vedremo nel corso del libro, gli studi fin qui compiuti confermano tale tesi, anche se molte domande rimangono senza risposta, l’ipotesi resta comunque valida.

In meno di cento anni di congetture provenienti dai campi più disparati ne sono emerse moltissime: alcune sono prive di ogni reiterazione logica, altre sfiorano i concetti metafisici della mente umana, quelle poche che restano, elaborate su basi scientifiche e del tutto coerenti con l’evoluzione umana, ci permettono di elaborare una realtà del tutto diversa. Una di queste enunciazioni, la riporta Zecharia Sitchin, nel suo libro Il pianeta degli dei, pubblicato nel 1973, mentre spiega le connessioni che coesistono tra i testi sumerici dell’Epica della Creazione, con la nascita del sistema solare e della vita sulla Terra. A pagina 242, dell’edizione italiana, Sitchin, ha scritto:

In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica “Icarus”, del settembre 1973, il Premio Nobel Francis Crick e il dott. Leslie Orgel formulò l’ipotesi che “la vita sulla Terra possa essere nata da minuscoli organismi provenienti da un pianeta lontano”. I due scienziati cominciarono i loro studi mossi dal comune senso di disagio nei confronti delle teorie correnti circa l’origine della vita sulla Terra. Come mai esiste un solo codice genetico per tutte le forme di vita terrestri? Se la vita ebbe inizio dal cosiddetto “brodo” primordiale, come ritengono quasi tutti i biologi, allora avrebbero dovuto svilupparsi organismi con codici genetici diversi. Inoltre come mai l’elemento Molibdeno svolge un ruolo chiave nelle reazioni enzimatiche necessarie per la vita, quando il molibdeno è in realtà un elemento molto raro? E perché elementi che sono più abbondanti sulla Terra, come il cromo e il nichel, hanno invece scarsa rilevanza nelle reazioni biochimiche? La strana teoria proposta da Crick e Orgel non affermava solo che la vita sulla Terra poteva essersi originata da un organismo proveniente da un altro pianeta, ma anche che si sarebbe trattato di un’operazione volontaria – che, cioè, esseri intelligenti di un altro pianeta avrebbero volutamente gettato il “seme della vita” dal loro pianeta verso la Terra con una nave spaziale, con il preciso scopo di avviare la catena vitale sulla Terra.

 Il disagio che i due scienziati avvertirono circa quaranta anni fa e lo stesso che si avverte tra gli studiosi ancora oggi e in molte sedi accademiche. Nonostante la frustrante sensazione d’impotenza scientifica, molti scienziati e studiosi canonici amano definire tali approcci: pseudoscienza. In essa, infatti, secondo la teoria universalmente accettata, rientrerebbero quelle metodologie e pratiche non scientifiche o che appaiono tali le quali non hanno alcuna corrispondenza al metro scientifico (o metodo sperimentale), che è alla base della scienza moderna, utili per dimostrare le proprie affermazioni. Eppure nel 1973, un Premio Nobel, ammise la mancanza, in campo scientifico, d’informazioni che potessero giustificare l’evoluzione della vita dal “brodo” primordiale[5]. Siamo certi che la vita ebbe origine dal brodo primordiale? Questo è quello che fino ad oggi la scienza ufficiale ci ha fatto credere! In realtà la vita sul pianeta per raggiungere il suo primo stadio evolutivo, cioè creare il primo organismo unicellulare sarebbero occorsi, secondo le ultime teorie, almeno 40 miliardi di anni, mentre sulla Terra, dal momento della sua formazione, sono passati soltanto 500 milioni di anni. I dati dunque, sono talmente discordanti che è intuitivo ipotizzare che la vita sulla Terra, proviene da altri “mondi”.  



I primi sistemi viventi si sarebbero formati, appunto, in mare, in acque poco profonde, in una sorta di "brodo organico primordiale" (prebiotico).


A questo punto c’è da chiedersi: Quali sono i confini della scienza e dove inizia la pseudoscienza? Da decenni ormai scienziati, studiosi e accademici si rifiutano di accettare le moderne teorie alternative, ritenendole dei fantastici costrutti letterari, nonostante le conferme che la stessa scienza fornisce a ogni nuovo giorno, con il progredire della ricerca. Gli standard per determinare se una conoscenza, una metodologia o pratica siano indubbie possono variare da un campo scientifico all'altro, tuttavia sono stati formulati una serie di principi sui quali gli scienziati concordano: la riproducibilità e la verificabilità intersoggettiva[1]. L’approccio scientifico, per certi aspetti, per quanto affidabile esso sia ha precluso ogni apertura a ipotesi alternative e possibilistiche che contravviene la natura stessa dell’evoluzione, di conseguenza e, per amore della carriera e della vana gloria, la maggioranza degli scienziati e studiosi ha elaborato un proprio concetto di cosa debba essere la scienza o il suo approccio scientifico.

Copyright maggio 2015 Angelo Virgillito

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KA TAN RELIGIONE E SPIRITUALITA': LA VERITA' CI RENDE LIBERI

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