I PONTI DELLA CONOSCENZA UMANA
"Uno dei tratti tipici di ogni epoca è il modo in cui si cerca di
integrare le esperienze e le conoscenze dell'umanità. Questo vuol dire
presupporre un'azione di sinergie che operano oltre i normali limiti della
cognizione umana riconosciuta. Tale azione si rispecchia nella storia di ciò
che Toynbee e altri hanno definito 'civiltà' ... Ogni civiltà possiede un
nucleo di creatività orientato su una serie di valori. Questo significa che i
valori rappresentano ponti tra il noto e l'ignoto."
Questa è una delle tante annotazioni espresse
da Anthony Blake, un filosofo e storico inglese, nel descrivere la complessa
cultura e cosmogonia delle primitive popolazioni andine. Ma c'è da chiedersi qual
è il fine, lo scopo che induce centinaia se non migliaia di studiosi,
ricercatori e semplici appassionati, a indagare nelle vetuste pagine del
passato storico dell'umanità, tralasciando gran parte di quelle tradizioni
culturali e religiose, i cui riferimenti spesso sono intercalati nei concetti
cosmologici di ogni singola e antica civiltà?
Tuttavia se ben analizziamo alcuni di questi studi,
ci si rende subito conto che essi raccontano la loro particolare visione
antropologica. La totale assenza interpretativa del panorama cosmologico
formulato dai dettami societari e religiosi, i cui culti riguardante ogni
civiltà ci induce a pensare che la conoscenza umana fu un dono di queste
creature provenienti da altri mondi. Ogni civiltà racconta a suo modo la
presenza di creature divine in carne e ossa, che a bordo dei loro vascelli
divini giunsero dal cielo sulla terra, per insegnare all'uomo primitivo i primi
rudimenti della conoscenza.
Ma allora a che serve, ma soprattutto a chi
serve tutta la fatica che i moderni ricercatori e studiosi che operano al di la
di quel confine imposto dall'ortodossia classica, se poi il novantanove per
cento della popolazione mondiale si burla di loro?
Queste persone si dannano l'anima per riportare
alla luce, con assoluta obbiettività, parte di quelle verità che la storia
stessa ha celato, danneggiando se stessa e precludendo e alterando il racconto sulla
genesi umana.
Forse tutti questi ricercatori, studiosi e
semplici appassionati, sparsi per il mondo, che indagano su questi particolari
fenomeni inspiegabili o che spulciando nelle pieghe della storia, stanno
tentando di riparare quei "ponti" che un tempo univa l'evoluzione
sociale di ogni civiltà con queste creature che appaiono nei cieli della terra
sin dagli albori della presenza umana, lo fanno per appagare il loro ego, o per
conquistarsi il loro personale posto nella storia?
Io non credo. Dal mio personale punto di vista,
credo e ne sono pienamente convinto, che il nostro lavoro, le nostre ricerche, oltre
ad essere un desiderio innato per la conoscenza, sono o possono essere la via,
grazie alla quale ci permetterà di spostare il nostro punto d'unione, consentendo
alla nostra mente di focalizzare e comprendere gran parte del passato storico
dell’umanità, da una diversa prospettiva. Prospettiva che ci permette di unire
quei "ponti", che un tempo furono distrutti e cancellati da coloro i
quali detenevano il potere religioso e legislativo, nel corso della storia
postdiluviana della civiltà umana, creando di fatto quella sinergia e
interconnessione che avviluppano l'intero scibile umano. Ma le difficoltà sono
insormontabili, perché anche in questo caso c'è tra i moderni pensatori,
ricercatori e studiosi una sorta di autolesionismo, dove l'uno vorrebbe
prevalere sull'altro, così si finisce, senza rendercene conto, a fare il gioco
di chi vuole l'annientamento del 90% della popolazione mondiale.
"... i valori rappresentano ponti tra il
noto e l'ignoto." afferma Blake, e volendo dare credito alla sua
affermazione in che modo e misura, la civiltà umana potrà evolversi se nel
corso di questi ultimi dodicimila anni ha distrutto ogni "ponte",
ogni traccia, ogni valore intrinseco dello sviluppo antropologico umano?
E' anche vero che lo sviluppo societario e
industriale sta spingendo inconsapevolmente l'umanità a una nuova forma di
consapevolezza, facendola uscire da quella forma di fossilizzazione che lei
stessa aveva creato. A piccoli passi l'uomo si sta rendendo conto che se vuole
evolversi deve uscire da quegli schemi e paradigmi che le religioni, con i loro
dogmi e la scienza con i loro stretti corridoi, al di fuori dei quali ogni cosa
viene elusa e miticizzata. Tuttavia millenni di sottomissioni e schiavitù
sociale, non possono essere cancellate nell'arco di una generazione, ma il
tempo stringe, perché l'umanità si è avvicinata troppo sull'orlo del baratro.
Ogni attimo è diventato prezioso, ogni istante è fondamentale perché ormai
siamo agli ultimi atti finali di questa lunga e triste commedia, dove ogni
protagonista, ogni essere umano. alla fine dovrà dare conto del suo comportamento.
I più "eccelsi", cioè coloro i quali hanno messo in atto la
distruzione dell'umanità, sono convinti che una volta morti, nulla li potrà
nuocere, o che vivranno in eterno. Nulla di più sbagliato, perché saranno
costretti a rivivere le loro vite future in questa dimensione finché non
avranno imparato la lezione. Ma sono uomini malvagi la cui sete di potere, prevarica
lo stesso pensiero umano. Per loro non ci sarà evoluzione.
Ma anche se saranno in pochi,
perché spinti dal desiderio di conoscere quell'altra verità, che sta emergendo
nelle coscienze umane, l’uomo o alcuni di essi, ha iniziato a comprendere che
oltre l'aspetto materialistico c'è ben altro nel panorama evolutivo umano. Hanno
iniziato a riflettere, analizzando le diverse congetture, mentre chi come me
non si stancherà mai di divulgare delle plausibili verità, e le sue affinità
con il proprio IO interiore dal quale scaturisce il concetto universale della
trascendenza dello spirito, di quell'energia indefinibile insita in ogni essere
vivente. Noi continueremo a parlarne, perché ogni pensiero nasce oltre le
parole, oltre la stessa ragione, esso è la manifestazione esteriore di ciò che
siamo diventati e qual è la meta che ci siamo prefissati.
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