venerdì 8 dicembre 2017

CHI ERANO I #COLONIZZATORI DELLA #TERRA ?

La colonizzazione della Terra
 Noi sappiamo che nell’area mediorientale, nel sud-est asiatico, in alcuni territori dell’Europa settentrionale e nelle Americhe, giunsero degli esseri che agli occhi delle popolazioni locali apparvero come dèi; analogamente avvenne che, in Mesopotamia, i Sumeri elessero An o Anu come dio supremo; in India, si manifestò Visnù, in Egitto Ptah; in America latina per i Maya ci fu Quetzalcoatl; sulle loro connessioni e similitudini, oggi, numerosi studiosi delle origini affermano che tali divinità non sono altro che le trasposizioni degli dèi primordiali.

Il dio Vishnu

Quetzalcoatl, il dio amerindo dei Maya

 Quello che non sappiamo è il nome con cui erano conosciuti dai nostri antichi progenitori. Abbiamo compreso che in epoca preistorica tutte le comunità del pianeta, incluse quelle siceliote, si reggevano su strutture matriarcali, delle quali non conosciamo del tutto ruoli e funzioni. Di certo possiamo affermare che nel territorio siciliano i primi gruppi di coloni che s’insediarono nella valle del Simeto conoscevano perfettamente il dio che in quel luogo aveva costruito il suo tempio. In seguito, con l’avvicendarsi delle nuove etnie colonizzatrici, il nome originario del dio andò perduto, sostituito da nuove forme dialettali diverse, secondo la provenienza territoriale dei gruppi familiari che giungevano sull’isola. Agli inizi del 2.500 AC, le religioni professate dalle diverse etnie presenti sull’isola, iniziarono a raggrupparsi sotto l’egida di un unico dio, Adranòs. L’ortodossia classica sostiene che il culto di Adranòs si è sviluppato in Sicilia a seguito delle prime immigrazioni risalenti al II millennio AC; a nostro modo di vedere, il culto al dio, conosciuto dalle popolazione di quel periodo con il nome di Adranòs, coinciderebbe con la prima migrazione di massa dell’uomo avvenuta circa 50mila anni fa, altri ricercatori retrodatano tale migrazione a circa 100mila anni fa, comunque siano andate le cose, nel corso della quale alcuni gruppi familiari, su indicazioni di uno dei tanti dèi Anunnaki, s’insediarono sull’isola siciliana
Dai racconti e leggende isolane sarebbe stato un dio sumero che gestì l’avamposto militare, realizzato in epoca antidiluviana e probabilmente ricostruito nel IX Millennio AC, durante la guerra degli dèi e il suo controllo non si limitò soltanto al supporto bellico; le sue influenze divine si diffusero sulle popolazioni isolane. L’arcaica divinità, come già menzionato, a quel tempo era conosciuta con il nome di Adar/Azar/Adranòs, ma quale fosse il suo epiteto originario lo vedremo più avanti nella ricerca, perché è probabile che ci sia stata una sovrapposizione degli epiteti connessa a delle sostituzioni.
 Le culture, però, evolvono e nuove civiltà si affacciano nel panorama storico dell’evoluzione umana e ognuna di esse ridisegna il proprio pantheon divino, attingendo da quello precedente, mentre i nomi cambiano. Abbiamo sostenuto, sin dall’inizio, che una delle caratteristiche che rendono difficile la ricostruzione delle origini delle prime forme associative delle comunità siceliote è il susseguirsi delle immigrazioni, i cui linguaggi hanno alterato e, a volte, mutato il nome delle divinità locali. La risposta quindi è da ricercare nelle forme linguistiche degli antichi idiomi, che non sempre hanno mantenuto la stessa radice o locuzione.
Ad esempio Zeus per i greci o Giove per i latini, divinità supreme dell’epopea ellenica e romana, così come del resto tutte le divinità dell’epoca, non affondano le loro origini in tutte le aree di culto, dove greci e romani ipotizzavano che fossero nati. Gli dèi olimpici ad esempio, hanno origine cretese, com’è stato dimostrato da recenti studi, che hanno ricostruito parte della loro storia mitologica. Quindi se Zeus affonda i suoi numi divini nella cultura micenea e, prima ancora, ha reminiscenze da quella vedica, il motivo è da ricercare nel retaggio religioso degli esuli cretesi, le cui prime migrazioni avrebbero avuto origine dalla valle dell’Indo, subendo le forti  influenze mediorientali.
Con il trascorrere del tempo si ebbe un’interazione con le culture autoctone del versante orientale del Mediterraneo, il cui risultato fu un nuovo modello di società sorretto da un moderno gruppo di divinità, dove Zeus fu eletto dio supremo dell’Olimpo. Applicando la stessa metodologia al resto delle altre religioni del versante mediorientale, emerge che il pantheon miceneo ha reminiscenze sia egizie sia vediche, ma quello egizio, nel corso del II millennio AC, subisce un’evoluzione culturale dovuta ai frequenti scambi commerciali nell’area del Mediterraneo con le nuove civiltà, il cui risultato fu l’interazione con quella cretese prima, estendendosi poi in quella greca. In definitiva pur mantenendo gli stessi concetti ritualistici di base, i nomi delle principali divinità egizie diventarono i dodici grandi dèi greci, con a capo il dio supremo, identificato in Zeus. Anche le stesse divinità egizie affondano le loro radici nella cultura religiosa sumerica che, allo stato attuale degli studi canonici, è ritenuta la prima civiltà postdiluviana.
L’ipotesi di cui sopra viene confermata dal prof. Salvatore Alia, il quale nel suo libro, dal titolo il Dizionario Mitologico, fornisce prova inconfutabile di come agli dèi dell’antichità veniva cambiato il nome in base al popolo dominate in quell’area. Ecco perché il dio Adranòs nell’epoca della fiorente civiltà greca, divenne Efesto, mentre per i romani ad esempio, Afrodite, la dèa della bellezza e dell’amore, era conosciuta con il nome di Venere, prova rafforzata anche dall’epigrafe funeraria, che abbiamo in precedenza citato e risalente al periodo della dominazione dei Cesari.
Quando giunse l’Homo Sapiens sull’isola siciliana?
Il mondo accademico sostiene che l’Homo Sapiens giunse sull’isola a seguito delle prime colonizzazioni del passato; noi, invece, sosteniamo che esso giunse in Sicilia circa 40mila anni fa, a seguito di quell’Anunnako, conosciuto nel II millennio AC con il nome di Adranòs. L’interpretazione poi, della storia siciliana è scaturita da tutti quei documenti e reperti archeologici, grazie ai quali gli studiosi sono stati in grado di ricostruire, secondo i loro paradigmi, una sequenza temporale sulle origini del dio della Montagna e del suo tempio.
Nel contesto macro-etnico invece, troviamo i ricercatori moderni, i quali alla luce delle nuove informazioni archeologiche, hanno ristretto il campo delle ingerenze religiose tra le popolazioni del Medioriente, focalizzando i loro studi al centro di un contesto storico più ampio, le cui ipotesi cosmologiche e astronomiche, avanzate da R. Bauval, G. Hancock, Z. Sitchin e altri, hanno fatto tremare le fondamenta dell’ortodossia canonica, mettendo a serio rischio le dottrine e gli stretti paradigmi classici. Ovviamente non sono i soli a minare le fondamenta degli studi classici, accademici e scientifici, sulla stessa lunghezza d’onda, ma in un gradino più in basso, si trovano i sostenitori della civiltà perduta di Atlantide e più in giù i pseudo-ufologi di basso livello che formulano ipotesi molto fantasiose e poco attendibili. Questi ultimi, però, esulano dal panorama di tutti quei ricercatori seri e competenti che indagano e operano, da decenni, nell’ambito del panorama ufologico. In un contesto così variegato di conseguenza, non dobbiamo dimenticare l’impareggiabile lavoro svolto da eminenti studiosi e archeologi che fondano le loro indiscutibili teorie su basi empiriche e verificabili, per cui il loro lavoro, svolto negli ultimi decenni, è ben custodito nelle sedi accademiche e nei musei di tutto il mondo. Ciò ha permesso agli Ufologi di utilizzare tutte queste informazioni come punti di riferimento per una ricerca più accurata e veritiera sulle nostre vere origini .
La nostra indagine, nel ripercorrere a ritroso la storia del versante meridionale dell’Etna, poteva essere svolta soltanto utilizzando lo stesso metodo impiegato dai tanti ricercatori della New Age, dove gli aspetti mitologici, cosmologici e leggendari, interagendo con gli avvenimenti storici, dimostrano che gli eventi del passato accaduti nel territorio etneo, ben si adattano alle cronache cosmologiche sumeriche. E’ strano però che la storia abbia dimenticato una valle così lussureggiante, ricca di sorgenti cristalline e attraversata da un fiume dalle acque argentine, com'è illogico per le popolazioni antiche, che scelsero d’insediarsi e sviluppare le proprie civiltà in aree meno adatte alla vita se paragonate a ciò che offriva la valle simetina.  L’unica ipotesi sostenibile potrebbe essere avvalorata dal ricordo, conservato nella memoria collettiva degli antichi abitanti del versante orientale dell’isola, della valanga del V millennio AC.
Non è un caso che quando nel ‘700 in Sicilia giunsero gli arabi, l’intera area fu denominata la Valle del Demone o Val Demone. Qualcuno potrebbe obbiettare che la scelta del nome fu dettata dall’imponente irrequietezza del vulcano etneo; questa potrebbe essere un’ipotesi. Gli arabi invece, per quanto barbari potessero apparire agli occhi delle civiltà occidentali, furono portatori di antiche discipline umanistiche, esoteriche e alchemiche, influenze che si protrassero per oltre mille anni, diffondendosi in tutto il territorio europeo, le cui reminiscenze ancora oggi, sono alla base dei concetti messianici di determinate fogge massoniche ed esoteriche.
Qualunque sia l’approccio storico o leggendario, relativo al territorio meridionale dell’Etna, inevitabilmente esso s’intreccia con la storia canonica dei popoli del Medioriente e delle loro divinità. Per spiegare l’origine di Adranòs, il potente dio siculo e della sua origine mediorientale, dovremmo affrontare un percorso tortuoso e frastagliato. Cogliamo l’opportunità dal lavoro effettuato dal professor Alia, il quale identifica il dio greco Efesto con una divinità più antica, Adranòs, attraverso il variegato panorama miticizzato del passato storico.
Efesto, l’artigiano degli dèi


Il dio greco Efesto, l'artigiano degli dèi


Efesto ha caratteri propri ben distinguibili tra tutte le divinità del passato e molto simili al dio Adranòs; poiché le notizie finora emerse sono poche e frammentarie, per meglio comprenderne la figura cercheremo di illustrarla attraverso l’alter ego greco. 
Efesto fu anche considerato il costruttore delle regge e dei palazzi destinati alle varie divinità dell’Olimpo. In ambito mitologico fu associato al fuoco, alla tecnologia, all'ingegneria, alla scultura e alla metallurgia; era adorato in tutte le città della Grecia, principalmente, dove si svilupparono le attività artigianali e in particolare ad Atene. Nell'Iliade, Omero racconta di come Efesto fosse brutto e di cattivo carattere, con una grande forza nei muscoli delle braccia e delle spalle, per cui tutto ciò che faceva, era di un'impareggiabile perfezione. Nonostante la tradizione antica indicasse la fucina di Efesto sull'isola di Lemnos, i coloni greci, che s’insediarono in Sicilia, notarono sin da subito gli stretti rapporti che legavano le due divinità, tanto che ben presto sostituirono il dio Adranòs con Efesto. Non solo, ma tutti i condizionamenti a carattere religioso fecero sì che la fucina di Efesto nei versi di aedi218 e poeti, venisse ubicata all’interno dell’Etna.
Lo storico Eliano parla del culto di Efesto nella città di Etna (Inessa), specificando che il tempio ospitava il fuoco inestinguibile e sempre acceso, custodito da cani sacri capaci di individuare la bontà o la cattiveria nel cuore dei pellegrini, ma tale trattazione come abbiamo avuto modo di evidenziare, essa è una trasposizione degli aspetti cosmologici e cosmogonici delle prime popolazioni della valle del Simeto.  
Efesto e suo fratello Ares invece erano figli di Era, concepiti con o senza la partecipazione di Zeus secondo le varie versioni leggendarie. Nei miti classici e nelle versioni più tarde, Era lo generò da sola, gelosa di Zeus, poiché il marito la tradiva con altre dèe, Ninfe e donne mortali. Le narrazioni mitologiche sulla nascita di Efesto sono controverse, perché in termini di storia umana, Era è una divinità precedente a Zeus, quindi la storia narrata sarebbe stata invertita. La mitologia greca racconta che Efesto realizzò la maggior parte dei magnifici oggetti di cui si servivano gli dèi, tutti dotati di poteri magici e soprattutto le armi che compaiono in mano agli eroi. Tra le sue realizzazioni troviamo: la fucina, gli automi (robot) di metallo, il bastone a forma di martello dal manico allungato, i gioielli di Teti ed Eurione, gli edifici degli dèi olimpici (costruiti sul monte Olimpo) e tanto altro ancora, che sarebbe lungo elencare. Tra i suoi assistenti, oltre gli automi di metallo, c’erano anche i Ciclopi. In una delle tante versioni del mito greco, si narra che fu Prometeo a rubare il fuoco sacro dalla fucina di Efesto, donandolo agli uomini. I Tebani raccontavano che dall'unione di Ares e Afrodite nacque Armonia, bella quanto la madre. L’unione con Efesto invece non sembra aver dato alcun frutto, sempre che Virgilio non parlasse seriamente quando affermava che Eros, il dio dell’amore, era figlio loro.
Alcuni autori posteriori hanno tentato di spiegare quest’affermazione dicendo che il dio dell'amore sia stato in realtà figlio di Ares, che in seguito venne adottato da Efesto come suo. Nell'Iliade di Omero l'amante di Efesto è un'Afrodite in piccolo, Charis (la grazia) o Aglaia (la gloriosa), una delle grazie, come chiamate da Esiodo nella sua Teogonia. Nel libro le astronavi del Sinai di Zecharia Sitchin si legge invece che, quando Ba‘al, uno dei figli del dio Ea/Enki, progettò con strattagemmi e sotterfugi la conquista della Cresta di Zaphon (nel panorama dell’epica sumera, la Cresta di Zaphon era una montagna sulla cui sommità gli Anunnaki avevano costruito il loro centro di controllo spaziale), si servì dei servigi di Kothar-Hasis, (“l’abile e sapiente”), l’Artigiano degli dèi.
Non soltanto gli studiosi moderni, - dice Zecharia Sitchin - ma anche Filone di Biblo (che scriveva nel primo secolo, citando precedenti storici fenici) hanno associato Kothar-Hasis con il greco Efesto, l‘Artigiano degli dèi, che costruì la casa di Zeus ed Era, sul monte Olimpo.
Nell’immaginario greco, invece, Efesto era uno dei figli di Giove e Giunone, considerato il padre dei Palici (famosi Giganti ripresi da Omero, nell’omonima epica, fratelli del mitico Polifemo, il gigante con un occhio solo, che fu accecato da Ulisse sull’isola siciliana). Efesto dunque, era il dio della creatività, capace di costruire oggetti magici per gli uomini, ma soprattutto per gli dèi; a lui è attribuito l’utilizzo del fuoco nelle fornaci e l’arte di lavorare i metalli. In definitiva è evidente perché i greci quando giunsero in Sicilia identificarono Efesto con Adranòs.  
La teoria di Zecharia Sitchin sostiene che tutti gli dèi del pantheon divino, come quello Latino, Greco, Ariano, Ittita, Hurrita, e poi, ancora, quello Cananeo, Egizio e quello degli Amorriti, insomma tutti i popoli che si sono affacciati alla civiltà nel corso della storia antica, hanno un’origine comune e riconducibile a un'unica sorgente semitica, dalla quale Adranòs proveniva. Nello scenario cosmologico delle popolazioni siceliote invece, potremmo configurare Adranòs a una delle tante lune del nostro sistema solare, coinvolto nella battaglia celeste agli albori della creazione. Il concetto che abbiamo appena esposto può essere identificato con quello espresso da Sitchin quando spiegò i concetti cosmologici dei Sumeri.

Uno dei tanti reperti raffiguranti gli dèi Anunnaki

     
I Sumeri, - dichiara Sitchin nel suo libro “Il pianeta degli dèi”- un popolo apparso improvvisamente, intorno al 4.000 AC, credeva anzitutto nelle divinità dei cieli, come Apsu, Tiamat, Anshar, Kinshar, esistevano “prima che le cose fossero create” e, che, per quanto sappiamo, esistevano prima della creazione della Terra. Se poi, uno studio più attento e più da vicino [sulla natura] di questi “dèi” […] ci si accorge che a essi è stato attribuito il nome dei corpi celesti che formano il nostro sistema solare e, quindi, i miti sumerici riguardo a queste entità celesti sono, in realtà, concetti cosmologici riguardanti la creazione del nostro sistema solare.”
Ammettendo che la creazione del nostro sistema solare è l’espressione dell’alter ego della cosmologia sumerica, frutto dei concetti metafisici dell’epoca, non si spiega come le popolazioni semitiche conoscessero così dettagliatamente il Cielo celeste, tanto da formulare un quadro astronomico evoluto. E’ una cosmologia interfacciata con numerose ipotesi storiche e religiose, risalente agli albori della presenza dell’uomo sul nostro pianeta. Difficilmente si potrà smontare tale ipotesi, altrimenti le conoscenze astronomiche e matematiche dei sumeri dovrebbero essere suffragate da millenni di studi, osservazioni e calcoli che soltanto una civiltà molto evoluta e progredita avrebbe potuto mettere appunto. Ma così non è! Non esiste una civiltà pre-sumerica o almeno fino adesso nulla è emerso dagli scavi archeologici che possano retrodatare la storia delle prime civiltà apparse sul pianeta. L’unica eccezione deriva dalla cultura atlantidèa, le cui tracce sono riportate nei dialoghi trascritti da Platone, ricerche che a tutt’oggi sono state infruttuose; eppure il racconto di Platone come un morbo attira sempre più adepti e sostenitori della tradizione atlantidèa.

Una carta geografica che raffigura il mitico continente scomparso di Atlantide

Questo testo è parte integrate del libro "IL TEMPIO PERDUTO DEGLI ANUNNAKI, edito dal Cerchio della Luna, Verona, ed è possibile acquistarlo nei migliori siti Online.
Quindi è soggetto a COPYRIGHT, ogni violazione è perseguibile a norma di legge.

Angelo Virgillito Copyright 2017




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