La colonizzazione della Terra
Noi sappiamo che nell’area mediorientale, nel
sud-est asiatico, in alcuni territori dell’Europa settentrionale e nelle
Americhe, giunsero degli esseri che agli occhi delle popolazioni locali
apparvero come dèi; analogamente avvenne che, in Mesopotamia, i Sumeri elessero
An o Anu come dio supremo; in India,
si manifestò Visnù, in
Egitto Ptah; in America
latina per i Maya ci fu Quetzalcoatl;
sulle loro connessioni e similitudini, oggi, numerosi studiosi delle origini
affermano che tali divinità non sono altro che le trasposizioni degli dèi
primordiali.
Il dio Vishnu |
Quetzalcoatl, il dio amerindo dei Maya |
Quello che non sappiamo è il nome con cui erano conosciuti dai
nostri antichi progenitori. Abbiamo compreso che in epoca preistorica tutte le
comunità del pianeta, incluse quelle siceliote, si reggevano su strutture
matriarcali, delle quali non conosciamo del tutto ruoli e funzioni. Di certo
possiamo affermare che nel territorio siciliano i primi gruppi di coloni che
s’insediarono nella valle del Simeto conoscevano perfettamente il dio che in
quel luogo aveva costruito il suo tempio. In seguito, con l’avvicendarsi delle nuove
etnie colonizzatrici, il nome originario del dio andò perduto, sostituito da
nuove forme dialettali diverse, secondo la provenienza territoriale dei gruppi
familiari che giungevano sull’isola. Agli inizi del 2.500 AC, le religioni
professate dalle diverse etnie presenti sull’isola, iniziarono a raggrupparsi
sotto l’egida di un unico dio, Adranòs. L’ortodossia classica sostiene che il
culto di Adranòs si è sviluppato in Sicilia a seguito delle prime immigrazioni
risalenti al II millennio AC; a nostro modo di vedere, il culto al dio,
conosciuto dalle popolazione di quel periodo con il nome di Adranòs,
coinciderebbe con la prima migrazione di massa dell’uomo avvenuta circa 50mila
anni fa, altri ricercatori retrodatano tale migrazione a circa 100mila anni fa,
comunque siano andate le cose, nel corso della quale alcuni gruppi familiari,
su indicazioni di uno dei tanti dèi Anunnaki, s’insediarono sull’isola
siciliana
Dai
racconti e leggende isolane sarebbe stato un dio sumero che gestì l’avamposto
militare, realizzato in epoca antidiluviana e probabilmente ricostruito nel IX
Millennio AC, durante la guerra degli dèi e il suo controllo non si limitò
soltanto al supporto bellico; le sue influenze divine si diffusero sulle popolazioni isolane. L’arcaica divinità,
come già menzionato, a quel tempo era conosciuta con il nome di
Adar/Azar/Adranòs, ma quale fosse il suo epiteto originario lo vedremo più
avanti nella ricerca, perché è probabile che ci sia stata una sovrapposizione
degli epiteti connessa a delle sostituzioni.
Le culture, però, evolvono e nuove civiltà si
affacciano nel panorama storico dell’evoluzione umana e ognuna di esse
ridisegna il proprio pantheon divino, attingendo da quello precedente, mentre i
nomi cambiano. Abbiamo sostenuto, sin dall’inizio, che una delle
caratteristiche che rendono difficile la ricostruzione delle origini delle
prime forme associative delle comunità siceliote è il susseguirsi delle
immigrazioni, i cui linguaggi hanno alterato e, a volte, mutato il nome delle
divinità locali. La risposta quindi è da ricercare nelle forme linguistiche
degli antichi idiomi, che non sempre hanno mantenuto la stessa radice o
locuzione.
Ad
esempio Zeus per i greci o Giove per i latini, divinità supreme dell’epopea
ellenica e romana, così come del resto tutte le divinità dell’epoca, non
affondano le loro origini in tutte le aree di culto, dove greci e romani
ipotizzavano che fossero nati. Gli dèi olimpici ad esempio, hanno origine
cretese, com’è stato dimostrato da recenti studi, che hanno ricostruito parte
della loro storia mitologica. Quindi se Zeus affonda i suoi numi divini nella
cultura micenea e, prima ancora, ha reminiscenze da quella vedica, il motivo è
da ricercare nel retaggio religioso degli esuli cretesi, le cui prime
migrazioni avrebbero avuto origine dalla valle dell’Indo, subendo le forti influenze mediorientali.
Con
il trascorrere del tempo si ebbe un’interazione con le culture autoctone del
versante orientale del Mediterraneo, il cui risultato fu un nuovo modello di società
sorretto da un moderno gruppo di divinità, dove Zeus fu eletto dio supremo
dell’Olimpo. Applicando la stessa metodologia al resto delle altre religioni
del versante mediorientale, emerge che il pantheon miceneo ha reminiscenze sia
egizie sia vediche, ma quello egizio, nel corso del II millennio AC, subisce
un’evoluzione culturale dovuta ai frequenti scambi commerciali nell’area del
Mediterraneo con le nuove civiltà, il cui risultato fu l’interazione con quella
cretese prima, estendendosi poi in quella greca. In definitiva pur mantenendo
gli stessi concetti ritualistici di base, i nomi delle principali divinità
egizie diventarono i dodici grandi dèi greci, con a capo il dio supremo,
identificato in Zeus. Anche le stesse divinità egizie affondano le loro radici
nella cultura religiosa sumerica che, allo stato attuale degli studi canonici,
è ritenuta la prima civiltà postdiluviana.
L’ipotesi
di cui sopra viene confermata dal prof. Salvatore
Alia, il quale nel suo libro, dal titolo il Dizionario Mitologico, fornisce prova inconfutabile di come agli
dèi dell’antichità veniva cambiato il nome in base al popolo dominate in
quell’area. Ecco perché il dio Adranòs nell’epoca della fiorente civiltà greca,
divenne Efesto, mentre per i romani ad esempio, Afrodite, la dèa della bellezza
e dell’amore, era conosciuta con il nome di Venere, prova rafforzata anche
dall’epigrafe funeraria, che abbiamo in precedenza citato e risalente al
periodo della dominazione dei Cesari.
Quando
giunse l’Homo Sapiens sull’isola siciliana?
Il
mondo accademico sostiene che l’Homo Sapiens giunse sull’isola a seguito delle
prime colonizzazioni del passato; noi, invece, sosteniamo che esso giunse in
Sicilia circa 40mila anni fa, a seguito di quell’Anunnako, conosciuto nel II
millennio AC con il nome di Adranòs. L’interpretazione poi, della storia
siciliana è scaturita da tutti quei documenti e reperti archeologici, grazie ai
quali gli studiosi sono stati in grado di ricostruire, secondo i loro
paradigmi, una sequenza temporale sulle origini del dio della Montagna e del
suo tempio.
Nel
contesto macro-etnico invece, troviamo i ricercatori moderni, i quali alla luce
delle nuove informazioni archeologiche, hanno ristretto il campo delle
ingerenze religiose tra le popolazioni del Medioriente, focalizzando i loro
studi al centro di un contesto storico più ampio, le cui ipotesi cosmologiche e
astronomiche, avanzate da R. Bauval, G. Hancock, Z. Sitchin e altri, hanno
fatto tremare le fondamenta dell’ortodossia canonica, mettendo a serio rischio
le dottrine e gli stretti paradigmi classici. Ovviamente non sono i soli a
minare le fondamenta degli studi classici, accademici e scientifici, sulla
stessa lunghezza d’onda, ma in un gradino più in basso, si trovano i
sostenitori della civiltà perduta di Atlantide e più in giù i pseudo-ufologi di
basso livello che formulano ipotesi molto fantasiose e poco attendibili. Questi
ultimi, però, esulano dal panorama di tutti quei ricercatori seri e competenti
che indagano e operano, da decenni, nell’ambito del panorama ufologico. In un contesto
così variegato di conseguenza, non dobbiamo dimenticare l’impareggiabile lavoro
svolto da eminenti studiosi e archeologi che fondano le loro indiscutibili teorie su basi empiriche e
verificabili, per cui il loro lavoro, svolto negli ultimi decenni, è ben
custodito nelle sedi accademiche e nei musei di tutto il mondo. Ciò ha permesso
agli Ufologi di utilizzare tutte queste informazioni come punti di riferimento per
una ricerca più accurata e veritiera sulle nostre vere origini .
La
nostra indagine, nel ripercorrere a ritroso la storia del versante meridionale
dell’Etna, poteva essere svolta soltanto utilizzando lo stesso metodo impiegato
dai tanti ricercatori della New Age, dove gli aspetti mitologici, cosmologici e
leggendari, interagendo con gli avvenimenti storici, dimostrano che gli eventi
del passato accaduti nel territorio etneo, ben si adattano alle cronache
cosmologiche sumeriche. E’ strano però che la storia abbia dimenticato una
valle così lussureggiante, ricca di sorgenti cristalline e attraversata da un
fiume dalle acque argentine, com'è illogico per le popolazioni antiche, che
scelsero d’insediarsi e sviluppare le proprie civiltà in aree meno adatte alla
vita se paragonate a ciò che offriva la valle simetina. L’unica ipotesi sostenibile potrebbe essere
avvalorata dal ricordo, conservato nella memoria collettiva degli antichi
abitanti del versante orientale dell’isola, della valanga del V millennio AC.
Non
è un caso che quando nel ‘700 in Sicilia giunsero gli arabi, l’intera area fu
denominata la Valle del Demone o Val
Demone. Qualcuno potrebbe obbiettare che la scelta del nome
fu dettata dall’imponente irrequietezza del vulcano etneo; questa potrebbe
essere un’ipotesi. Gli arabi invece, per quanto barbari potessero apparire agli
occhi delle civiltà occidentali, furono portatori di antiche discipline
umanistiche, esoteriche e alchemiche, influenze che si protrassero per oltre
mille anni, diffondendosi in tutto il territorio europeo, le cui reminiscenze ancora
oggi, sono alla base dei concetti messianici di determinate fogge massoniche ed
esoteriche.
Qualunque
sia l’approccio storico o leggendario, relativo al territorio meridionale
dell’Etna, inevitabilmente esso s’intreccia con la storia canonica dei popoli
del Medioriente e delle loro divinità. Per spiegare l’origine di Adranòs, il
potente dio siculo e della sua origine mediorientale, dovremmo affrontare un
percorso tortuoso e frastagliato. Cogliamo l’opportunità dal lavoro effettuato
dal professor Alia, il quale
identifica il dio greco Efesto con
una divinità più antica, Adranòs,
attraverso il variegato panorama miticizzato del passato storico.
Efesto, l’artigiano degli dèi
Il dio greco Efesto, l'artigiano degli dèi |
Efesto
ha caratteri propri ben distinguibili tra tutte le divinità del passato e molto
simili al dio Adranòs; poiché le notizie finora emerse sono poche e
frammentarie, per meglio comprenderne la figura cercheremo di illustrarla
attraverso l’alter ego greco.
Efesto
fu anche considerato il costruttore delle regge e dei palazzi destinati alle
varie divinità dell’Olimpo. In
ambito mitologico fu associato al fuoco, alla tecnologia, all'ingegneria, alla
scultura e alla metallurgia; era adorato in tutte le città della Grecia,
principalmente, dove si svilupparono le attività artigianali e in particolare
ad Atene. Nell'Iliade, Omero racconta di come Efesto fosse brutto e di cattivo
carattere, con una grande forza nei muscoli delle braccia e delle spalle, per
cui tutto ciò che faceva, era di un'impareggiabile perfezione. Nonostante la
tradizione antica indicasse la fucina di Efesto sull'isola di Lemnos, i coloni
greci, che s’insediarono in Sicilia, notarono sin da subito gli stretti
rapporti che legavano le due divinità, tanto che ben presto sostituirono il dio
Adranòs con Efesto. Non solo, ma tutti i condizionamenti a carattere religioso
fecero sì che la fucina di Efesto nei versi di aedi218 e poeti, venisse ubicata all’interno dell’Etna.
Lo
storico Eliano parla del culto di
Efesto nella città di Etna (Inessa),
specificando che il tempio ospitava il fuoco inestinguibile e sempre acceso,
custodito da cani sacri capaci di individuare la bontà o la cattiveria nel
cuore dei pellegrini, ma tale trattazione come abbiamo avuto modo di
evidenziare, essa è una trasposizione degli aspetti cosmologici e cosmogonici
delle prime popolazioni della valle del Simeto.
Efesto e suo fratello Ares invece erano figli di Era, concepiti con o senza la
partecipazione di Zeus secondo le
varie versioni leggendarie. Nei miti classici e nelle versioni più tarde, Era lo generò da sola, gelosa di Zeus,
poiché il marito la tradiva con altre dèe, Ninfe e donne mortali. Le narrazioni
mitologiche sulla nascita di Efesto sono controverse, perché in termini di
storia umana, Era è una divinità
precedente a Zeus, quindi la storia narrata sarebbe stata invertita. La
mitologia greca racconta che Efesto realizzò la maggior parte dei magnifici
oggetti di cui si servivano gli dèi, tutti dotati di poteri magici e
soprattutto le armi che compaiono in mano agli eroi. Tra le sue realizzazioni
troviamo: la fucina, gli automi (robot) di metallo, il bastone a forma di
martello dal manico allungato, i gioielli di Teti ed Eurione, gli edifici degli
dèi olimpici (costruiti sul monte Olimpo) e tanto altro ancora, che sarebbe
lungo elencare. Tra i suoi assistenti, oltre gli automi di metallo, c’erano
anche i Ciclopi. In una delle tante versioni del mito greco, si narra che fu
Prometeo a rubare il fuoco sacro dalla fucina di Efesto, donandolo agli uomini.
I Tebani raccontavano che dall'unione di Ares
e Afrodite nacque Armonia, bella quanto la madre. L’unione
con Efesto invece non sembra aver dato alcun frutto, sempre che Virgilio non
parlasse seriamente quando affermava che Eros,
il dio dell’amore, era figlio loro.
Alcuni
autori posteriori hanno tentato di spiegare quest’affermazione dicendo che il
dio dell'amore sia stato in realtà figlio di Ares, che in seguito venne
adottato da Efesto come suo. Nell'Iliade di Omero l'amante di Efesto è
un'Afrodite in piccolo, Charis (la
grazia) o Aglaia (la gloriosa), una
delle grazie, come chiamate da Esiodo nella sua Teogonia. Nel libro le astronavi del Sinai di Zecharia Sitchin si legge invece che,
quando Ba‘al, uno dei figli del dio
Ea/Enki, progettò con strattagemmi e sotterfugi la conquista della Cresta di Zaphon (nel panorama
dell’epica sumera, la Cresta di Zaphon
era una montagna sulla cui sommità gli Anunnaki avevano costruito il loro
centro di controllo spaziale), si servì dei servigi di Kothar-Hasis, (“l’abile e sapiente”), l’Artigiano degli dèi.
Non soltanto gli studiosi
moderni, - dice Zecharia Sitchin - ma anche Filone di Biblo (che scriveva nel
primo secolo, citando precedenti storici fenici) hanno associato Kothar-Hasis
con il greco Efesto, l‘Artigiano degli dèi, che costruì la casa di Zeus ed Era,
sul monte Olimpo.
Nell’immaginario
greco, invece, Efesto era uno dei figli di Giove e Giunone, considerato il
padre dei Palici (famosi Giganti ripresi da Omero, nell’omonima epica, fratelli
del mitico Polifemo, il gigante con un occhio solo, che fu accecato da Ulisse
sull’isola siciliana). Efesto dunque, era il dio della creatività, capace di
costruire oggetti magici per gli uomini, ma soprattutto per gli dèi; a lui è
attribuito l’utilizzo del fuoco nelle fornaci e l’arte di lavorare i metalli.
In definitiva è evidente perché i greci quando giunsero in Sicilia
identificarono Efesto con Adranòs.
La
teoria di Zecharia Sitchin sostiene che tutti gli dèi del pantheon divino, come
quello Latino, Greco, Ariano, Ittita, Hurrita, e poi, ancora, quello Cananeo, Egizio
e quello degli Amorriti, insomma tutti i popoli che si sono affacciati alla
civiltà nel corso della storia antica, hanno un’origine comune e riconducibile
a un'unica sorgente semitica, dalla quale Adranòs proveniva. Nello scenario
cosmologico delle popolazioni siceliote invece, potremmo configurare Adranòs a
una delle tante lune del nostro sistema solare, coinvolto nella battaglia
celeste agli albori della creazione. Il concetto che abbiamo appena esposto può
essere identificato con quello espresso da Sitchin quando spiegò i concetti
cosmologici dei Sumeri.
Uno dei tanti reperti raffiguranti gli dèi Anunnaki |
I Sumeri, - dichiara
Sitchin nel suo libro “Il pianeta degli dèi”- un popolo apparso
improvvisamente, intorno al 4.000 AC, credeva anzitutto nelle divinità dei
cieli, come Apsu, Tiamat, Anshar, Kinshar, esistevano “prima che le cose
fossero create” e, che, per quanto sappiamo, esistevano prima della creazione
della Terra. Se poi, uno studio più attento e più da vicino [sulla natura] di
questi “dèi” […] ci si accorge che a essi è stato attribuito il nome dei corpi
celesti che formano il nostro sistema solare e, quindi, i miti sumerici
riguardo a queste entità celesti sono, in realtà, concetti cosmologici
riguardanti la creazione del nostro sistema solare.”
Ammettendo
che la creazione del nostro sistema solare è l’espressione dell’alter ego della
cosmologia sumerica, frutto dei concetti metafisici dell’epoca, non si spiega
come le popolazioni semitiche conoscessero così dettagliatamente il Cielo
celeste, tanto da formulare un quadro astronomico evoluto. E’ una cosmologia
interfacciata con numerose ipotesi storiche e religiose, risalente agli albori
della presenza dell’uomo sul nostro pianeta. Difficilmente si potrà smontare
tale ipotesi, altrimenti le conoscenze astronomiche e matematiche dei sumeri dovrebbero
essere suffragate da millenni di studi, osservazioni e calcoli che soltanto una
civiltà molto evoluta e progredita avrebbe potuto mettere appunto. Ma così non
è! Non esiste una civiltà pre-sumerica o almeno fino adesso nulla è emerso
dagli scavi archeologici che possano retrodatare la storia delle prime civiltà
apparse sul pianeta. L’unica eccezione deriva dalla cultura atlantidèa, le cui
tracce sono riportate nei dialoghi trascritti da Platone, ricerche che a
tutt’oggi sono state infruttuose; eppure il racconto di Platone come un morbo
attira sempre più adepti e sostenitori della tradizione atlantidèa.
Una carta geografica che raffigura il mitico continente scomparso di Atlantide |
Questo testo è parte integrate del libro "IL TEMPIO PERDUTO DEGLI ANUNNAKI, edito dal Cerchio della Luna, Verona, ed è possibile acquistarlo nei migliori siti Online.
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