© by Angelo Virgillito
PARTE PRIMA
Sono 23 anni ormai che svolgo indagini su gran
parte di quei fenomeni che si contrappongono al panorama dell’ortodossia
storico-religiosa imposta alle prime comunità che s’insediarono sull’isola
siciliana, svelando tutti quei misteri che la storia stessa ha celato. E’ stato un viaggio
lungo e faticoso tra i meandri della storia che ci ha permesso di riportare
alla luce parte del corredo culturale e religioso legato a quelle comunità che,
per prime, giunsero sul suolo del versante orientale siciliano. Un bagaglio di
nozioni, le quali nel corso della storia siciliana sono state rigettate dagli
studiosi locali, perché non rientravano nei parametri scientifici di quella
scienza che loro stessi hanno circoscritto i confini.
Confini che abbiamo deliberatamente superato servendoci di quegli aspetti
antropologici, definiti dall’ortodossia classica come dei meravigliosi
elaborati della mente umana. Indagando in questo vasto panorama, dove i miti,
le leggende s’intrecciano con il naturale corso evolutivo dello sviluppo
societario e gelosamente custoditi tra le più antiche tradizioni isolane, siamo
stati in grado di sviluppare congetture storiche molto più plausibili, rispetto
a certe traballanti ipotesi di natura ortodossa. Quelle stesse ipotesi che da
millenni gli studiosi locali e internazionali continuano a sostenere,
nonostante le defezioni e le incongruenze che la stessa scienza ha attuato, per
mantenere la propria leadership sulla Storia e sullo sviluppo societario,
permettendo alle religioni di insinuarsi nelle scelte evolutive dell’uomo.
Dopo ventitré anni di ricerche, le oltre 1000
pagine di appunti, tra date, tracce, connessioni e intrecci storici,
scientifici, mitologici e leggendari, percorrendo e ri-percorrendo più volte gli
ultimi e oltre 8000 anni di storia del genere umano, per giungere, infine, a
delle verità sorprendenti, tanto da indurci a sostenere che l’uomo moderno o Sapiens non è il risultato
dell’evoluzione terrestre ma una creatura modificata a immagine di altri esseri,
provenienti da altri mondi lontani, che in un remoto passato hanno colonizzato
la Terra (vedi: “Il seme della vita genesi divina o aliena?”, edizioni
Xpublishing, Roma). Nel nostro primo libro (vedi “Il tempio perduto degli Anunnaki”,
edizioni Cerchio della Luna, Verona) invece, abbiamo raccontato per sommi capi
la storia di queste creature che dal
cielo scesero sulla Terra, conosciuti al tempo dei sumeri con l’epiteto di
Anunnaki, sol perché ogni traccia e indizio sia esso storico, scientifico,
linguistico, astronomico, leggendario e mitologico, del passato storico della
Sicilia orientale, è riconducibile, al di là di ogni ragionevole dubbio, alle
teorie espresse da Zecharia Sitchin. Abbiamo carpito i segreti celati tra le
righe degli antichi racconti mitologici e leggendari, alla luce degli aspetti
esoterici e messianici legati a un antico simbolismo di natura massonica,
risvegliando l’assopita memoria legata alle comunità della valle del Simeto.
Nel corso della nostra indagine, difficile e a
volte, frustrante, ci siamo imbattuti in testimonianze e indicazioni che se
interpretati secondo uno schema del tutto differente da quello adottato
dall’ortodossia classica, svelano tutt’altra storia, ben diversa dalle
semplicistiche convinzioni profuse dagli accademici e dagli illustri studiosi
siciliani, tanto da permetterci di individuare il più importante tempio del II
millennio AC, dedicato alla Grande madre, nel territorio oggi ricadente nel
comprensorio comunale della città di Paternò (CT). Abbiamo utilizzato dei
riferimenti storici e leggendari di un antico tempio dedicato al dio Adranòs, i
cui
ritrovamenti archeologici di epoca tarda, inerenti al culto di questa divinità
sono stati riportati alla luce nel territorio di Santo Stefano di Camastra,
(comune ubicato sul versante nord occidentale dell’Etna nella provincia di
Messina), le cui datazioni compiute sui resti archeologici però, variano da un
reperto all’altro a dimostrazione che il culto al dio Adranòs, tra le
popolazioni indigene del II millennio AC in Sicilia, durò per molto tempo,
raggiungendo la sua massima espressione religiosa intorno al 1500 AC, periodo
che stranamente coincide con le prime colonizzazioni.
Per poi addentrarci nelle strette connessioni dell’antico dialetto
siciliano le cui traslitterazioni e radici semantiche sono riconducibili alla
lingua sumera. Abbiamo analizzato i toponimi di contrade, monti e altri
riferimenti geografici e topografici la cui natura è ravvisabile nei concetti
messianici e mistici di un credo religioso molto antico e, com’è successo per
tutti gli altri indizi e tracce, riconducibile al bagaglio antropologico e
culturale giunto sul suolo siciliano insieme con i primi clan familiari, dopo
il Diluvio universale, offrendo una nuova visione d’insieme e, presumibilmente,
quali furono gli eventi che si susseguirono nei territori orientali della
Sicilia e quali furono le dinamiche evolutive e sociali dei primi gruppi
familiari che hanno determinato la storia della Sicilia in età preistorica.
Ogni sito coinvolto nella nostra indagine se preso separatamente non
fornisce un quadro storico completo sulla storia delle prime comunità che s’insediarono
nel territorio etneo e nella valle simetina. Infatti, non riuscivo a spiegarmi
quali potessero essere le connessioni tra tutti questi siti e gli antichi
dèi/Anunnaki, e quale fosse il vero motivo che spinse la Chiesa di Roma a
utilizzare i Normanni per rientrare in possesso di questi territori. Così un
giorno risvegliando le mie antiche conoscenze tecniche e utilizzando una
vecchia cartina geografica della Sicilia, iniziai a unire tutti i punti
nevralgici che sono emersi nel corso della mia lunga ricerca. Scelsi come punto
focale la “collina storica”, luogo, dove presumibilmente fu ubicato l’antico
tempio dedicato alla Grande madre, il cui culto antecedente al II millennio AC
richiamò fedeli da tutta l’isola. Iniziai a tracciare delle linee, unendo i
principali siti: S. Stefano di Camastra (ME), dove, fu trovato un tempio
dedicato al dio Adranòs; il Santuario di Tindari, in provincia di Messina, il
cui culto è dedicato alla Madonna Nera. Dopo aver unito i due siti con una
linea mi accorsi che quel segmento intersecava, stranamente, il sito
megalitico dell’Argimusco, oggi ricadente nel territorio di
Montalbano Elicona (ME), uno dei luoghi più mistici dell’isola, dove tra
l’altro è emersa una forte connessione energetica proveniente dall’intersezione
delle forze elettromagnetiche terrestri. Poi ho unito i punti tra S. Stefano di
Camastra e il Santuario di Tindari, e anche in questo caso il segmento
interseca il borgo di Canneto di Caronia, quest’ultimo venuto alla ribalta
alcuni anni fa per gli strani fenomeni di autocombustione degli impianti
elettrici nelle abitazioni private, la cui indagine, svolta ad alti livelli
governativi, non è riuscita, ufficialmente, a far luce su tali episodi.
Incuriosito, ho continuato a tracciare e triangolare tutto il versante
orientale della Sicilia spingendomi sia verso Ovest sia verso Nord, ciò che è
emerso spiega e fornisce le risposte a moltissime domande.
Ciò che si vede nelle due figure precedenti è
qualcosa di sconvolgente: è quello che molti esoteristi definiscono: un doppio Pentalfa, o un esagramma
sormontato da una figura romboidale a forma di diamante. In tale raffigurazione
geometrica si distingue una stella a sei punte circoscritta all’interno di un
esagono, dal cui centro emerge una figura romboidale a forma di diamante.
Facendo riferimento al meridiano terrestre, che attraversa il punto
d’intersezione aventi le seguenti coordinate terrestri N 37°33’59’’ E
14°54’09’’, notiamo che entrambe le figure hanno un’inclinazione simmetrica,
come se uno fosse lo specchio dell’altro.
Giunti a questo punto, ci siamo chiesti se la
sommatoria dei due angoli (15° + 15° = 30°) avesse un riferimento astronomico.
Con l’ausilio di un programma di astronomia, Stellarium, il cui schema ci permette di vedere la conformazione
del cielo nelle varie epoche, siamo risaliti fino al 1600 AC, data che, è
emersa a seguito delle nostre indagini, dalla quale supponiamo che sia l’arrivo
del dio Adranòs e dei primi gruppi familiari in terra di Sicilia, prima delle
massicce ondate di colonizzazioni che, secondo gli storici, sarebbero approdate
sulle coste dell’isola intorno al 1300 AC. Abbiamo scelto una specifica data,
cioè l’equinozio di primavera del 21 marzo 1600 AC, per misurare le
inclinazioni del piano equatoriale e quello dell’eclittica con riferimento alle
coordinate terrestri, dove presumibilmente era ubicato il tempio della Grande
Madre, i cui calcoli hanno fornito i seguenti angoli d’incidenza: per
l’equatore celeste, la corrispondenza è stata di un angolo a 52,59877d (AP =
0,10924d). Per il piano dell’eclittica invece l’angolo d’incidenza, rispetto
allo stesso periodo è stato di 59,19206d (AP = 359,72298d).
Un altro dato che emerge dalla combinazione di
queste due figure è l’angolo che si viene a creare tra l’eclittica terrestre e
gli assi mediani delle due rispettive figure, alla cui misurazione apre un
angolo di circa quindici gradi, mentre la seconda figura, a forma di diamante,
il suo vertice punta esattamente in opposizione al primo, creando a sua volta
un altro angolo di circa 15 gradi, costruendo di fatto, un angolo o un settore
celeste, nel quale circoscrive una porzione di cielo racchiusa in un angolo
complessivo di 30°.
Noi
tutti o la maggior parte conosciamo, in generale, il significato esoterico
della stella a sei punte. Infatti, questo simbolo si pensa provenga
da antichi trattati ermetici, e molti gruppi iniziatici e i popoli del mondo
che l’hanno usato, gli hanno attribuito un'importanza e un significato diverso.
La forma della stella è un esempio dell'esagramma, un simbolo indicativo, per
tutte le culture del pianeta. È ottenuta dall'incrocio di due triangoli
equilateri (aventi quindi tre angoli uguali di 60° ciascuno) e di eguali
dimensioni, uno col vertice rivolto verso l'alto e il secondo col vertice
rivolto verso il basso. La configurazione di questo esagramma è da datarsi
anteriormente all'utilizzo che ne fecero gli ebrei, ed è plausibile che esso
risalga alla prima civiltà riconosciuta, cioè ai Sumeri. Fuori dal sistema
giudaico viene utilizzato prevalentemente nell'occultismo. Stelle a sei punte
sono state trovate anche come diagrammi cosmologici nell'Induismo, nel
Buddismo e nel giainismo. Le ragioni dietro a questa comune apparizione
del simbolo nelle religioni Indiane e Occidentali sono perse nei misteri
dell'antichità. Una possibilità potrebbe essere quella secondo cui tale simbolismo
abbia un'origine comune, ma esiste anche la possibilità che artisti, religiosi
o adepti delle religioni di varie culture creassero indipendentemente dalla
forma della Stella di Davide, che dopotutto è una
semplice e ovvia forma geometrica, che può essere ricavata dalla semplice
formula sviluppata da Pitagora, utilizzando la sezione Aurea.
Entrare
nel merito sugli studi compiuti da Pitagora, tale figura la troviamo presente
in molte culture antiche del pianeta e antecedente allo stesso Pitagora. Le
prime tracce, com’è ormai consuetudine nella nostra indagine, di
tale figura geometrica, sono state individuate negli antichi scritti cuneiformi
attribuite ai Sumeri, la cui datazione le fa risalire alla Ia Dinastia
di Ur (IV/III millennio AC). Il suo significato non è soltanto astronomico,
difatti, lo ritroviamo anche nell’ambito del simbolismo alchemico e associato
al Fuoco Filosofico degli alchimisti. Gli egiziani, ad esempio, la conoscevano
come la Stella Fiammeggiante,
identificandola con Sirio. Per le
antiche popolazioni del Nord - Europa e in particolare tra le popolazioni
celtiche, all’interno delle quali i Druidi, antichi sacerdoti delle caste
privilegiate delle comunità galliche e celtiche, la rappresentazione del
simbolo del pentalfa era intesa come Luce Spirituale. Lo stesso Sitchin nella
sua elaborata teoria, fa riferimento a un’incisione riportata su un sigillo,
classificato VA-243, oggi custodito presso il museo nazionale di Berlino,
in Germania, sul quale non entriamo nel merito della disputa tra i sostenitori
della teoria di Sitchin e gli accademici che ne sostengono l’infondatezza,
quindi andiamo oltre...
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