Una delle caratteristiche
umane è quella di fantasticare; immaginare mondi, uomini e storie che possono
appagare l’incertezza di un futuro pieno di contraddizioni. La perdita del
sapere, di quella conoscenza cosmica e universale, che da sempre pone le stesse
domande esistenziali, non appaga il nostro io interiore, anche quando crediamo
di aver trovato l’elisir di lunga vita.
E prendendo spunto da uno di questi momenti estranianti, che ci si rende conto
della vastità cosmica della conoscenza e il ruolo che ricopriamo nel disegno
divino.
Scriveva
Dostoevskij nel suo I demoni: “Amico
mio, la verità autentica è sempre inverosimile […]. Per rendere la verità più
verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi un po’ di menzogna”.
Un bagaglio di nozioni che
favorì una metamorfosi culturale che influenzò le narrazioni delle antiche
leggende rendendole enigmatiche e criptiche.
L’uomo moderno ha dato una
definizione semplicistica del termine “leggenda”, un concetto legato a
fantastici racconti frutto della fantasia dei suoi narratori, tuttavia
un’analisi spettrografia delle diverse sfaccettature sul contenuto della stessa
leggenda, il suo idioma svela il complesso panorama della sua struttura
culturale su cui è stato articolato il racconto. In definitiva il termine leggenda,
dal mio punto di vista, andrebbe interpretato come
la
storia non scritta e miticizzata di antica memoria!
Un tale pensiero non è
soltanto una definizione letteraria per identificare un particolare racconto,
che si tramanda da una generazione alla successiva, ma è e rappresenta un
“insieme[1]”,
cioè un panorama circoscritto, nel quale coesistono tutti gli aspetti
sociologici, politici, religiosi, antropologici ed evolutivi, espressione
culturale di una particolare comunità e di un determinato habitat, nel quale
ogni civiltà si è sviluppata e progredita nel corso della storia umana.
Le leggende, dunque, rappresentano
una delle più antiche consuetudini utilizzate dall’uomo e sin dall’Età della
pietra. L’uomo a quel tempo viveva di bacche, radici e di selvaggina,
inseguendola a volte, per diversi giorni prima di catturarla e, l’unico modo
che aveva per tramandare queste conoscenze ai giovani e, per rendere indelebile
tali narrazioni nelle menti dei nuovi arrivati nella comunità, escogitarono un
semplice sistema: presero a prestito ciò che la natura gli offriva. Il sole, la luna, le montagne, il vento e la
pioggia, furono gli elementi di base su cui furono tradotte le loro
vicissitudini quotidiane. Raffigurazioni mitopoietiche direbbero i filosofi
moderni nel descrivere quest’approccio rappresentativo in uso tra le piccole
comunità familiari del Paleolitico superiore.
L’archeologo Spyridon
Marinatos (1901-1974), parlando di come si sono trasmesse le leggende
storiche, ha dichiarato:
I nomi cambiano o sono
corrotti. Fatti realmente accaduti sono scambiati con racconti immaginari. I
distretti in cui gli eventi accaddero, sono scambiati con altri e, inoltre, il
tempo è proiettato indefinitamente a ritroso nel passato.
La Storia, in definitiva, non
è soltanto quella riportata dagli storici, ne esiste un’altra mai vergata su
manoscritti, o pergamene, o diplomi. Essa è la storia dei vinti, degli
oppressi, dei poveri. E' una storia tenuta in vita da labili fiammelle e
tramandata oralmente da una generazione all’altra. Con il trascorrere del tempo
poi, quei flebili ricordi delle ingiustizie e dei soprusi perpetrati dai
vincitori, li hanno trasmutati in epici racconti. Sono storie leggendarie,
affascinanti e arcane, gelosamente custodite con sacralità e devozione, in cui
rispecchia l’entroterra culturale della gente che ha vissuto in questi luoghi,
ma rappresentano anche la chiave di lettura dell’antica sacralità, i cui
indizi, a volte, aprono nuovi scenari storici.
Nel libro I Tesori leggendari
dell’Etna, c'è tutto questo e tanto altro ancora.
Circa 200 pagine cariche di MITICHE AVVENTURE,
dove uomini leggendari e antichi dèi
hanno forgiato le più antiche tradizioni culturali
legate alle comunità etnee e simetine !!!
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Copyright 2017 Angelo Virgillito
[1] Il termine insieme, in questo caso esprime un concetto fondamentale della matematica moderna,
dal quale si è sviluppata la teoria degli insiemi. Nell'uso informale gli
oggetti della collezione possono essere qualunque cosa: numeri, lettere,
persone, figure, concetti, etc., anche non necessariamente omogenei; nelle
formalizzazioni matematiche gli oggetti della collezione vanno invece ben
definiti e determinati. Il concetto d’insieme è considerato primitivo e intuitivo: il primo perché viene
introdotto come nozione non derivabile da concetti più elementari; il secondo perché viene
introdotto come generalizzazione della nozione di insieme finito, che a sua
volta è immesso dall'analogia con l'esperienza sensibile di scatole che contengono oggetti
materiali (tendenzialmente omogenei); questa impostazione si basa sulla
convinzione che l'idea di insieme sia naturalmente presente nella mente umana.
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