Molti amici, conosciuti online, mi chiedono lumi su chi io sono e cosa faccio, pertanto ho deciso di rispondere alle loro richieste riportando questa intervista, molto esaustiva secondo me, fattami da due amici disinteressati: Giuseppe Oliva e Giuseppe Ceddia, del Team
Mistery Hunters, nell'aprile del 2014, ad appena quasi un anno dall'uscita del mio terzo libro "Il tempio perduto degli Anunnaki".
E vorrei cogliere questa ulteriore opportunità per ringraziare, ancora una volta, Oliva e Ceddia, per avermi dato l'opportunità di farmi conoscere al grande pubblico della rete.
A loro e a tutti gli amici che mi sostengono un sentito e affettuoso Grazie di cuore !
Questo è il testo dell'intervista:
Il Tempio Perduto degli Annunaki:
Intervista ad Angelo Virgillito.
“Gli Annunaki Sbarcorono anche in Italia?
1 1) Chi
é Angelo Virgillito?
Angelo Virgillito è un ex giornalista siciliano free-lance, nato a Catania
cinquantacinque anni fa, vive e lavora a Ragalna, un paesino della fascia
pedemontana meridionale dell’Etna. I suoi esordi nel giornalismo risalgono al
1987 collaborando con il quotidiano catanese Espresso Sera. La sua carriera giornalistica
è una continua ascesa, infatti, dal 1988 al 1990 divenne il responsabile della
cronaca nera per Catania e provincia per il suddetto quotidiano. Furono anni
particolarmente cruenti per la provincia catanese a causa della guerra di mafia
che si scatenò tra le rivali fazioni criminali presenti nel territorio. Intanto
le sue collaborazioni si allargano con i quotidiani La Sicilia e La Gazzetta
del Sud, con Rai-Sicilia e con le emittenti televisive Antenna Sicilia, Teletna
e TelevideoInn. Nel 1990, grazie a una borsa di studio europea, ha frequentato
un corso di formazione professionale giornalistico, con stage in diversi Paesi
dell’Unione Europea, ottenendo un attestato formativo europeo riconosciuto
dall’Ordine. E’ la passione per i libri che lo spinge nel 1995 a scrivere il
suo primo libro in versione ridotta: “I tesori leggendari dei Dongioni Etnei”.
Il libro è una raccolta di antiche leggende legate al territorio del versante
meridionale dell’Etna. Nel 2008 pubblica la versione integrale. Nel 2010 ci
riprova con i “Ricordi dal passato”, pubblicato dalla casa editrice LULU. Il
libro E’ un fantastico viaggio nella natura agreste e romantica della Sicilia
degli anni ‘30, tra i profumi dei giardini d’aranci, riscaldati da un caldo
sole sicano e dall’agro sapore dei fumi dell’imponente vulcano. Nel 2013, per
le edizioni Cerchio della Luna, di Verona pubblica “Il tempio perduto degli
Anunnaki”, il cui sottotitolo recita: COME TUTTO EBBE INIZIO – GLI DEI DEL
CIELO E DELLA TERRA. Un’indagine storico-leggendaria nel mondo perduto degli
antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante tempio divino scomparso
nel VIII millennio a.C.
2) Da cosa nasce il libro ed il suo lavoro su queste tematiche?
Ho sempre avuto una natura molto
estroversa, sempre alla ricerca di quel qualcosa che non riusciva a completarmi
come essere umano o ospite di questo pianeta. L’occasione giunse da un fatto
alquanto strano e curioso che influenzò notevolmente la mia sfera emotiva. Ci
si può credere o meno, ma la sensazione che ebbi quando calpestai i resti
quell’antico ponte romano, che costituiva il passaggio obbligato delle messi
siciliane per i porti dell’impero romano. Riporto quanto ho scritto nel mio
libro: “Notevolmente emozionato, ebbi la sensazione di aver attraversato una
porta temporale per ritrovarmi in un tempo non mio, dove ridavo vita alla
storia di quel luogo. Vidi schiere di contadini abbracciati alle loro runche e
soldati romani che in formazione marziale scortavano una lussuosa lettiga,
mentre il ponte indefesso e nella sua imponente costruzione sorreggeva il lento
passo dei carri carichi di granaglie. Furono pochi secondi, ma ebbi la
sensazione che fosse trascorsa un’eternità, dove gli eventi del passato, di
quel tempo remoto, sono ritornati in vita per rappresentare, ancora una volta,
la storia antica. “. Questa fu la causa che associata alle incongruenze
storiche con i fatti leggendari a proposito di un antico tempio e del suo dio,
Adranòs, che contrastavano con la storia canonica del versante meridionale
dell’Etna. Queste incongruenze mi portarono alla determinazione di svolgere
delle indagini in merito. L’indagine ben presto si arenò. La mancanza di prove
e documentazioni che potessero spiegare le asserzioni degli storici locali sul
dio Adranòs e il suo culto mi spinse ad allargare il panorama investigativo.
Anche in questo caso l’indagine non portò alcun frutto. Fu soltanto quando
modificai l’approccio investigativo che mi resi conto che ogni tassello della
storia della preistoria siciliana si collocava nel giusto ordine. La storia
antica delle comunità isolane può essere raccontata soltanto se inquadrata nel
contesto storico delle popolazioni del bacino orientale del Mediterraneo.
3) Qual’é stato l’aspetto più duro da
affrontare nella realizzazione del libro,e quale invece gli elementi che lo
hanno spinto a continuare?
Mi resi subito conto che cambiando
l’approccio investigativo avrei scardinato le roccaforti dogmatiche dei
paradigmi storici e religiosi che da millenni sono i cardini dell’evoluzione
della civiltà umana. La difficoltà maggiore è stata il conflitto interiore con
cui ho convissuto per tutti gli anni che ho impiegato nella ricerca (dal 1995
al 2013). Ciò nonostante se per un verso vedevo crollare tutte quelle verità
che mi sono state insegnate, dall’altro ogni volta che scoprivo nuovi indizi la
mia curiosità, si accresceva, tanto da divenire una vera ossessione che
alimentava il desiderio di conoscenza e consapevolezza che la Storia,
raccontata dagli studiosi, è solo una parte della verità sulla genesi dell’uomo
sulla Terra.
4) Puoi dirci in grandi linee gli
argomenti del libro?
E’ un’indagine storico-leggendaria
nel mondo perduto degli antichi dèi del cielo, alla ricerca di un importante
tempio divino scomparso nel VIII millennio a.C. e del dio che lo costruì. La
ricerca che ho raccontato nel libro, dunque riguarda la storia di un essere
giunto da un altro mondo che insieme ai suoi compagni, dopo aver colonizzato il
pianeta Terra, molti millenni fa, giunse sulle coste orientali della Sicilia
per eseguire dei sondaggi minerari nel sottosuolo dell’isola, alla ricerca di
minerali come oro e argento. Le poche pagine che raccontano la storia del
periodo protostorico siciliano, ad esempio, non rendono giustizia al territorio
della valle del Simeto che, nonostante i metodi e le tecnologie moderne
applicate a nuovi sistemi di ricerca archeologica, antropologica e
paleoantropologica, fornisce poche informazioni che non chiariscono del tutto
l’aspetto evoluzionistico dell’area, oggetto della nostra indagine. E il modo
migliore era di suddividerla in tre filoni investigativi ben distinti: I. Nel
primo abbiamo dovuto fare una lunga premessa che racchiudesse gli aspetti della
religiosità dell’uomo primitivo tentando di raggruppare le diverse scuole di
pensiero create da studiosi e accademici, ma anche di coloro i quali si
contrappongono alle tesi dell’ortodossia canonica; tutti eventi che
caratterizzarono lo sviluppo culturale e religioso che contribuì, in seguito
alla nascita di quel panorama mitologico, sviluppatosi durante la
colonizzazione greca a ridosso del versante meridionale dell’Etna;
II. Nella seconda parte ho raccontato la genesi dell’isola, la naturale evoluzione
e la discutibile provenienza delle prime popolazioni che in quest’oasi si
stabilirono agli albori della storia;
III. Nella terza parte, infine, ho
raccontato la storia della prima civiltà apparsa apparentemente, dal nulla e
gli sviluppi religiosi legati al retaggio divino, che influenzarono tutte le
culture del Mediterraneo in epoca postdiluviana. Nello stesso tempo ho
collocato nella giusta posizione temporale la gran mole di tracce e indizi che
nel corso di tale indagine sono emersi; ciò mi ha permesso di elaborare una
nuova ipotesi finale.
5) Ti definiresti un teorico degli
antichi Astronauti?
Nel corso della mia carriera
letteraria sono stato definito in molti modi, ma quello che più mi si addice è
la definizione di “Investigatore del passato”, perché è il modo e il metodo
utilizzato nella mia indagine. No, non mi ritengo un teorico degli antichi
astronauti, ma un sostenitore di tali teorie, si, perché alla luce delle
moderne congetture espresse da più parti sul pianeta, che ben s’inquadrano nel
panorama evolutivo della razza umana, dal mio punto di vista sono molto più
probanti rispetto alle ipotesi profuse sia dalla scienza canonica sia dalle
caste religiose.
6) Cosa cercavano questi Anunnaki in
terra sicula?..e perché?
Gli Anunnaki, raccontano le cronache
semitiche, giunsero sulla Terra per sfruttare le risorse aurifere terrestri.
Guidati dal loro comandante Enki, in 50 approdarono sul pianeta circa 450mila
anni fa. I primi tentativi di estrarre il prezioso metallo dalle acque
dell’oceano fallirono, perché troppo dispendioso si dimostrò il processo di
conversione. Il successo arrivo quando furono individuate delle sacche aurifere
nei territori dell’Africa meridionale. In seguito e il susseguirsi di diatribe
tra il fratello Enlil ed Enki, quest’ultimo oltre ad essere il responsabile
delle estrazioni minerarie era un abilissimo scienziato, al quale il Consiglio
degli dèi gli ordinò di creare un lavoratore primitivo che sostituisse gli
Anunnaki nel lavoro dell’estrazioni minerarie. Così dopo 250mila anni fu creato
il primo Homo Sapiens. Il successo portò questi dèi a clonare un certo numero
di lavoratori che infine sostituirono gli Anunnaki. Una volta ripristinati i
rispettivi ruoli, gli Anunnaki ripresero le loro normali funzioni di
esploratori e ricercatori minerari. Giunsero anche in Sicilia dove, nella valle
del Simeto, s’imbatterono in una sorgente d’acqua ricca di ferro. Non occorse
molto tempo che fu avviato uno studio meticoloso delle aree circostanti, ma in
particolare su questa sorgente, i cui parametri chimico-fisici erano talmente
atipici rispetto alle acque delle normali sorgenti, che fu necessario un
approfondimento. Per eseguire tali compiti, furono realizzate alcune strutture
(almeno 4), il cui accesso fu negato agli ominidi presenti sull’isola, come
attestano alcune leggende legate al territorio.
7) Sei il primo autore a parlare
degli Anunnaki da un punto di vista Italiano…una bella responsabilità ?!.
Non mi da pensiero! Non ho la pretesa
di aver scoperto il Santo Graal della storia siciliana, ma di aver messo,
semplicemente, in correlazione tutti gli indizi storici, leggendari,
cosmologici, astronomici, filologici e altro ancora, che ho trovato sparsi nel
panorama della storia antica. Sono orgoglioso del mio lavoro e di essere uno
dei primi in Italia che ha avuto il coraggio di squarciare il velo che separa
il resto della storia umana dalle mezze verità che fino ad oggi ci hanno
propinato. Vorrei riportare un’importante citazione egizia tratta dal famoso
Papiro di Ani, risalente alla XVIII dinastia e datato tra il XVI e il XIV
secolo a.C., la cui citazione esprime l’essenza di tutta la mia ricerca. Essa
vuole essere anche un invito sulla necessità di una ricerca dettagliata,
approfondita e costante nel tempo, che vada oltre i preconcetti medioevali ai
quali siamo stati abituati. Un’indagine che sia aperta e generosa negli aspetti
religiosi, sociali, cosmologici e cosmogonici del Primo Tempo, sviluppatisi tra
le popolazioni del versante meridionale del vulcano etneo, all’alba
dell’Umanità. Perché in tale territorio si celano molte più verità di quanto
vogliono farci credere. La citazione è tratta dal Libro dei morti degli antichi
egizi, tradotto da Normand Ellis che, da Il risveglio di Osiride, così recita:
“ … Ciò che deve essere nominato deve esistere.
Ciò che viene nominato può
essere scritto.
Ciò che è scritto deve essere ricordato.
Ciò che è
ricordato vive. …“
8) Secondo te la storia, é da
riscrivere ?
Si! Possiamo continuare ad accettare
quanto la scienza ufficiale ci propina quotidianamente, ma se vogliamo
continuare a evolverci dobbiamo conoscere la Vera storia del nostro passato.
Ciò può accadere soltanto se prendiamo coscienza che l’uomo, inteso come Homo
Sapiens/Sapiens è il frutto di una manipolazione genetica, messa in atto da
coloro che i nostri avi considerarono degli dèi, per servirli. Questo è un dato
di fatto riportato in tutte le culture del pianeta e non soltanto nei dogmi
religiosi di tutte le religioni. Ogni aspetto della storia umana è costellato
della sapienza che gli antichi “dèi” donarono al genere umano agli albori della
storia. Le piramidi, ad esempio, le antiche città dell’America meridionale e
quelle mesoamericane, Baálbek, Stonehenge e tanti altri siti megalitici sparsi
sul pianeta, non furono realizzati dall’uomo, ma con la sua collaborazione. A
realizzarle furono gli dèi con le tecnologie a loro disposizione, che gli
permisero di trasportare, sollevare e disporre monoliti di svariate tonnellate.
La Grande piramide ad esempio, fu costruita utilizzando le pietre estratte
nella cava di Assuan, distante 965 Km, ora, possiamo credere a quanto
l’egittologia sostiene che furono trasportate per via fluviale, o renderci
conto che tale trasporto con i mezzi a disposizione nel 2500 a.C., era
umanamente impossibile. La città di Tiahanaco fu costruita su un altopiano che
domina una valle il cui dislivello è di 400 mt., in che modo le antiche
popolazioni riuscirono a trasportare le enormi pietre ad acca, dal peso di
decine di tonnellate, la cui conformazione geologica è composta da diorite, un
minerale durissimo da incidere, figuriamoci tagliarle e sagomarle, le cui
angolazioni rasentano la perfezione. L’ortodossia afferma che furono trascinate
dalla valle fin su l’altopiano, superando degli accesissimi dislivelli. Roba da
non crederci! E potrei continuare con centinaia di esempi.
Intervista di Giuseppe Oliva/Giuseppe
Ceddia – Team Mistery Hunters
Copyright 2017 Angelo Virgillito